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non detestava jimin, ma allo stesso tempo non era tra le persone che più gli piacevano sulla terra. anzi, non gli andava proprio giù quel suo carattere, quella superiorità negli occhi e nella voce che qualche volta trapelava dal volto angelico che si ritrovava il biondo.

forse un po' lo detesta. alla fine, ricevuto tutte le cose migliori, sembrava fabbricato esteticamente dagli dei e la vita gli aveva regalato tutto quanto. aveva una voce stupenda; un corpo che ti sfidava quasi a desiderarlo, come una di quelle statue greche antiche, avrebbe potuto avere qualsiasi persona. in più, era tra i ragazzi più popolari a scuola, tutti sapevano di lui o addirittura volevano essere lui. lo studente modello, che i professori lodavano in continuazione. il ragazzo atletico e dall'aria sciolta e tranquilla. il modello di fidanzato perfetto. aveva ricevuto l'amore da due persone da cuori immensi, come hoseok, e ancor di più gli dava fastidio che la seconda persona fosse jungkook.

sì, lo detestava. ma non si trattava di un odio profondo, del tipo che desiderava solo che sparisse e che soffrisse. assomigliava più ad un modo un po' più silenzioso, come per dire: se non ci avviciniamo l'uno all'altro è meglio.

ma più di tutto quanto, taehyung andava fuori di testa quando entrava jungkook nel discorso,e lo si andava a legare insieme al biondo. lo conosceva sin da quando erano bambini, e ancora si sentiva così seccato se pensava che per lui era sempre esistito solo jimin. aveva perso il conto delle volte che aveva provato a convincerlo a lasciar perdere con il ragazzo, perché era una storia poco importante la loro. sapeva che non sarebbe durata o importata qualcosa. lo stava solo sfruttando, e la cosa dava alla testa a castano.

perché? perché lui avrebbe voluto regalare anche tutto il cielo pieno di stelle a jungkook, le costellazioni e i pianeti; avrebbe voluto così tanto che avesse scelto lui piuttosto che jimin, che non si mettesse in guai simili con qualcuno. qualcuno che, per di più, aveva anche un ragazzo.

e proprio per questo ora non poteva evitare di dirigersi verso casa sua solo per aiutarlo a liberarsi di quello stesso ragazzo che l'aveva solo sfruttato per sentirsi più leggero quando hoseok non era disponibile ad aiutarlo. anche se, alla fine, l'idea non gli suonava nemmeno tanto male nella sua testa: jimin finalmente via da jungkook. voleva fare in modo che quel biondo non posasse nemmeno un altro dito sulla pelle del corvino, quella pelle che non aveva mai saputo quanto fosse morbida.

aprì la porta del condominio con le chiavi che gli aveva lasciato l'amico. i denti premuti contro il labbro inferiore come faceva sempre quando era un po' nervoso, sentendo quasi il sapore del sangue per la forza esercitata. salì le scale fino al piano dove si trovava l'appartamento. temeva di trovare l'inquietante ragazzo esattamente di fronte alla porta, ma si sorprese quando vide la sua figura quasi accasciata sulle scale. anche in quella situazione, il biondo sapeva avere la bellezza di un quadro.

jimin si accorse immediatamente di lui, quasi riconoscendo il ritmo dei passi, e si alzò in piedi con aria di fastidio. « cosa ci fai qui? » domandò facendo scorrere lo sguardo su tutta la figura di taehyung, e con quel tono che gli faceva venir voglia di tirargli un pugno. come poteva pensare di usare un tono così sicuro di sé anche in una situazione del genere?

« secondo te? » rispose seccato il castano, rimettendosi le chiavi in tasca. aveva ripromesso a sè stesso di non alzare tanto la voce o di non avvicinarsi molto all'altro. doveva sistemare le cose nel modo più pulito possibile, per jungkook. « perché magari a qualcuno non fa piacere che rimani accampato davanti a casa sua da tre giorni. »

lo sguardo di jimin andò immediatamente alla porta dell'appartamento del corvino, pensando chissà quale cosa tra le mille che gli potevano passare per la testa, se arrabbiato o disperato per la situazione, e poi tornò velocemente sull'altro ragazzo. « non sono affari tuoi questi. » rispose con tono duro, avvicinandosi all'altro, il mento alto come un cane che vuole difendere il territorio « è una cosa tra me e jungkook, puoi anche tornare a casa. »

« non penso proprio. non sono affari miei? caspita, prima di essere tuo amico sono amico di jungkook, e mi da fastidio che lui stia male per un coglione come te. dico, ti sei visto? » addio anche alla promessa di rimanere tranquilli e pacati. sentiva la rabbia scorrere nelle proprie vene, era davvero un atteggiamento orrendo quello che gli stava rivolgendo. voleva davvero farlo sparire. « continui a comportarti male con tutti, con quel tuo carattere egoista sai pensare soltanto a te stesso. »

jimin tentò di rispondere, ma non riuscendo a dire niente rimase in silenzio, a guardare taehyung. quest'ultimo si sentì per qualche secondo orgoglioso di sé stesso per averlo fatto tacere. doveva aver fatto centro? si chiese cosa potesse essere successo per fargli avere quella reazione: gli era bastato pronunciare la parola egoista e la luce nei suoi occhi si era spenta.

era il momento giusto, lo sapeva. lo stava ascoltando. taehyung fece un lungo respiro, come se volesse trattenere tutta l'aria del mondo nei propri polmoni, mentre infilava le mani nelle tasche del cappotto e piegava la testa di lato a guardare il biondo.

« vuoi cominciare a vivere nel mondo reale, o no? qui sembra che tutto giri intorno a te. hai picchiato quel ragazzo per l'amore che provi per hoseok, giusto? allora vai da lui, perché non sei in ospedale dal tuo ragazzo? » continuò il moro, con quel tono che sapeva stesse facendo un segno sull'altro. voleva che lo ascoltasse, che sentisse il peso di tutte le parole che lo riportavano alla realtà. desiderava con tutto il proprio cuore che si rendesse conto della verità, di quello che stava facendo per rimanere il capo del suo piccolo mondo di marionette. « però lascia in pace jungkook, te ne prego, non ce la faccio più a sentirlo così. »

ogni cosa era per lui. era per tenere lontano jungkook da quel mondo di cui ormai faceva fin troppo parte. voleva rompere ogni filo, ogni legame, pur di salvarlo da quella situazione e portarlo via, se non proprio con sè almeno verso qualcosa di più felice. perché lo sapeva, jimin non l'avrebbe fatto, non poteva renderlo felice. non se la prima persona nella sua vita era sè stesso.

« taehyung io... »

« non lo so nemmeno come faccia un ragazzo così magnifico a provare tutto quell'amore per una persona come te. sei disgustoso. » la voce di taehyung era tagliente, e jimin sentì i propri occhi bruciare « ti prego, hai fatto già abbastanza casini. comincia a vivere, e sistema quello che hai fatto. come prima cosa, esci di qui e vai a farti controllare quella mano, e poi parla con hoseok. »

« e cosa dovrei dirgli? » esclamò il biondo, confuso, incrociando le braccia al petto « che non sono andato da lui prima perché ero troppo impegnato ad aspettare fuori casa di jungkook che lui ed io chiarissimo? »

taehyung annuì « perché no! a me sembra un'idea geniale! » rispose « digli quello che ti pare, jimin, ma sii sincero per una volta. non c'è niente di più facile al momento: vuoi hoseok? stai con lui. vuoi jungkook? allora lascia il tuo ragazzo. » alzò le mani, esasperato « ti prego, non far più soffrire nessuno. »


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scusate se il capitolo un po' brusco lol.


happy days ✓Where stories live. Discover now