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☼ spazio autore ☼
scusate davvero il tempo
che ci sto mettendo nel mandare
avanti la storia, dal momento che
ho sempre cercato di essere 
costante con gli aggiornamenti


sono appena tornata a casa dopo
due settimane e mezza fuori,
e non ho scritto davvero per niente,

sia perché non ne avevo il tempo,
sia perché volevo godermelo
un po' quel tempo.

e comunico che ripartirò di
nuovo a breve, quindi vi
prego di essere un poco pazienti
con gli aggiornamenti,
ce la metterò tutta.

grazie per leggere questa
mia storia, davvero ci tengo
in un modo che non
si può definire. ogni voto e
commento è vicino a me,
grazie mille.

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Gli promise giorni migliori, quando ancora col petto pieno di calore aveva scritto quella lettera, ma sembrava come se il cielo avesse letto quest'ultima solo per riderci sopra di gusto. Hoseok non ricevette mai questi "giorni migliori" che Yoongi tanto desiderava per lui, invece, sembrava che la situazione stesse peggiorando.

Era giovedì pomeriggio quando il rosso trovò il coraggio di dirlo all'altro ragazzo. Una settimana da quando Yoongi si era preso un pugno da Jimin, tre giorni da quando Hoseok aveva smesso di frequentare le proprie lezioni, spesso incapace di alzarsi da solo dal proprio letto. In realtà non era proprio esatta come cosa, dal momento che quel giorno Hoseok aveva comunque trovato la forza di presentarsi a scuola.

Aveva gridato contro la propria madre, rivendicando il proprio diritto di fare ciò che più gli andasse, e con la poca agilità che gli rimaneva aveva recuperato le proprie tristi stampelle, che ormai lo accompagnavano ovunque, e uscì di casa. Si sentiva la testa pesantissima e ormai anche solo il pensiero del proprio corpo lo faceva rabbrividire, provocandogli un misto di sensazioni di disgusto.

Odiava essere in quelle condizioni, sentiva il peso delle parole che i medici gli avevano rivolto e cercava di ignorarne il significato, anche se la realtà era qualcosa da cui era impossibile scappare, soprattutto per Hoseok. Con un po' di forza, riuscì a raggiungere l'atrio della scuola, con il respiro affannato per le scale e la forza impiegata per farle, e poggiandosi sulle stampelle.

Si guardò attorno, e prima che uno dei suoi amici - sempre che li potesse ancora definire così, quel gruppo di persone che non sapeva nemmeno quanto davvero li conoscesse - lo potesse vedere si diresse verso il proprio armadietto. Sentiva bisbiglii dietro di lui, voci sussurrate sottovoce, ma si limitò a stringersi nelle spalle, inserendo la combinazione. 

Raccolse i propri libri, cercando di fare tutto con una sola mossa, ma poco dopo essi gli scivolarono dalle mani ormai prive di forza, provocando un forte rumore quando caddero contro il suolo. In quel momento anche le altre persone che non si erano accorte del rosso si voltarono a guardarlo, pensando quello che tutti già avevano nella propria testa. Che Hoseok non era più lo stesso, non sembrava più quel sole che invadeva la scuola, con quel sorriso a cuore e gli occhi allegri. Ora era come una stella che non sapeva più come brillare, col volto pallido, ancora più magro, le gambe che non sapevano più come tenersi in piedi.

Il ragazzo abbassò lo sguardo, lì dove i propri libri giacevano al suolo, e sentì quanto la sua ascesa fosse violenta. Proprio come quei volumi, anche lui si sarebbe schiantato al suolo, lo pensava con convinzione. Chiuse gli occhi, facendo lunghi sospiri, e quando lì riaprì un ragazzo dai capelli corvini stava a terra di fronte a lui. Raccolse i suoi libri, e si alzò di nuovo.

Hoseok alzò le sopracciglia quando il ragazzo gli mostrò finalmente il proprio volto, e quasi non sentì ancora una volta le proprie lacrime riempirgli gli occhi quando capì che si trattava di Yoongi. Aveva cambiato colore di capelli, ma sarebbe stato bello in ogni caso. Lui non sorrideva affatto, sul suo volto c'era sempre quella sua solita espressione priva di emozioni, ma Hoseok la trovò comunque la più rassicurante su quel pianeta. «Ti sembra questo il modo di trattare del libri?0» disse in modo da rimproverarlo, anche se non era realmente serio.

Hoseok alzò un angolo delle labbra, sentendosi molto meglio avendo sentito anche solo la voce dell'altro. «Yoongi -» provò a dire piano, ma l'altro lo interruppe violentemente.

«Cosa ci fai qui, Hoseok?» gli domandò, questa volta sembrava davvero un rimprovero, e Hoseok sussultò. Aveva assunto un comportamento simile a quello che aveva avuto sua madre quella mattina, solo che lui era molto più contenuto, e solo dai suoi occhi si poteva avvertire la quasi totalmente ira seppellita in essi. «Cos'è, non ti sei reso conto che devi rimanere a casa?»

Il rosso spostò via lo sguardo. Ora la figura di Yoongi non lo stava più facendo sentire al sicuro. «Posso fare ciò che voglio...» disse soltanto, con voce bassa, come un bambino che tenta di affrontare un genitore. «Posso fare ciò che voglio, in più non posso fare ancora molte assenze quindi se mi sento meglio, come oggi, vengo a scuola, ti va ben-»

La mano libera del corvino si mosse velocemente verso il polso di Hoseok, stringendolo e alzandolo in alto «Stai così bene che la tua mano trema e non riesce a sostenere nemmeno il peso di un libro.» disse ancora, con durezza. Ogni parola colpiva con forza l'orgoglio dell'altro, perché sapeva che Yoongi aveva più che ragione. 

«L-lasciami andare, Yoongi» disse Hoseok, cercando di far forza con il braccio quando di forza in quel corpo non ce n'era nemmeno un po'. Si stava completamente prosciugando di essa, lasciandolo come un mucchietto di ossa dotato di pensiero proprio. «Ero solo sovrappensiero, mi sono scivolati. Sto bene.»

Yoongi lo guardò negli occhi, per un tempo che sembrava infinito, e Hoseok si sentì scavare fino alla parte più profonda di sè. Deglutì. «Non devi inventare scuse con me, lo sai.» gli disse piano, allentando la presa sull'altro «Ce lo siamo promessi, ricordi? 'Diciamoci tutto da adesso', erano le nostre parole.»

Gli occhi di Hoseok si riempirono definitivamente di lacrime. Le parole dell'altro avevano toccato quel punto sensibile, quello in cui il rosso sapeva di star tenendo Yoongi completamente all'oscuro di tutto quando gli aveva promesso che non sarebbe successo. E lui manteneva le promesse, come quando gli aveva detto che avrebbe fatto salire il numero di giorni sul braccio dell'altro. Chiuse gli occhi, facendo un lungo sospiro.  «I-io...» disse piano, cercando di calmare il proprio respiro «...sto morendo, Yoongi.»             

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