Prologo; paura del buio

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⚠️ LA PROTAGONISTA DELLA STORIA NON È ORIANA SABATINI ANCHE SE ALL'INIZIO DEL PROLOGO POTREBBE SEMBRARE. Già dal primo capitolo diventa tutto più chiaro. Buona lettura

A mia sorella Beatrice.

«Bùio aggettivo e sostantivo maschile, dal latino "burius" «rosso scuro».
Oscuro, senza luce: strada, stanza buia; i regni bui, l'inferno (in Dante: luoghi bui, valle buia)...»

«Viaggiare con te è come viaggiare da soli» la mia lettura viene interrotta.

«La prossima settimana dovrò dare gli ultimi esami per entrare all'università, Oriana, non puoi pretendere chissà cosa»

Alza gli occhi al cielo. Lo fa sempre.

«Ho capito ma siamo in viaggio da quasi cinque ore e non hai chiuso quel maledetto libro nemmeno un attimo, neanche per rivolgermi la parola»

Sbuffa ma io la fulmino immediatamente con lo sguardo, senza però ribattere.

«Devi comunque smetterla di ripassare perché fra dieci minuti saremo arrivate in stazione a Torino»

Sorride con tutti e trentadue i denti.

Mi mordicchio il labbro inferiore e sospiro. «Ormai è troppo tardi per tirarmi indietro vero?»

«Indietro da cosa?» certe volte vorrei spaccarle la bocca perfetta a suon di testate.

Lascio cadere il discorso e guardo fuori dal finestrino del treno. «Almeno ci verrà a prendere il tuo fidanzato?»

«No, oggi pomeriggio aveva allenamento fino alla sette e mezza, da come ho capito verrà un suo amico che non giocherà la settimana prossima per un infortunio»

Annuisco e torno a concentrarmi sul paesaggio al di là del vetro: è novembre e oramai inizia a far buio presto, soprattutto qui a Torino, nel nord Italia.
Vedo le luci delle case farsi sempre più vicine e le lunghi distese di prato sempre più lontane: ormai non posso più fare dietrofront.

«Sai almeno chi sia questo qui?»

La mia domanda galleggia nel silenzio.

«Paulo ha detto che avrebbe trovato un modo per farsi riconoscer-»

«Siamo in arrivo al capolinea della stazione di Torino PortaNuova. Tutti i passeggeri sono pregati di preparare i bagagli e di iniziare a scendere in modo ordinato. Grazie infinite per aver viaggiato con Italo» esordisce la voce metallica.

Carico i miei due borsoni sulle spalle e prendo la mia terza valigia per poi venir imitata da mia sorella.

Attraversiamo il corridoio del treno e quando esso si ferma con estrema calma e lentezza noi ci affrettiamo a scendere.

La prima cosa che mi colpisce di Torino non è la gente, le luci o chissà cosa: è il freddo.
È pungente e mi penetra fin dentro le ossa, quasi togliendomi il fiato.
Mi stringo nel mio cappotto nero e avvolgo meglio la sciarpa blu intorno al collo.

«Allora? Novità dall'amico del tuo ragazzo?»

Ci fermiamo come due idiote ad aspettare vicino ad una panchina accanto al binario ed io giuro su chiunque ci sia lassù che potrei morire di ipotermia da un momento all'altro.

«Il mio ragazzo» marca bene le parole. «Ha un nome e si chiama Paulo Dybala. Mi faresti il piacere di impararlo o ti pesa tanto?» sbotta acida.

Ad un tratto veniamo di nuovo interrotte e questa volta mi sembra quasi di avere un
dejá-vû.

«Ehi ciao ragazze!» un ragazzo, o meglio, un uomo dai capelli castani e dagli occhi del medesimo colore ci sorride solamente con lo sguardo e ci si avvicina quasi correndo: è coperto fino al naso con una specie di passamontagna, come se non si volesse far riconoscere e anche il resto del corpo è completamente fasciato da un giubbotto e da dei pantaloni eleganti in color nero pece.

Ad Oriana le si illuminano gli occhi e sorride come una bambina difronte un pacchetto di caramelle:«Oh, Álvaro! Ciao!» sembra abbia visto un sacchetto di cioccolatini o non so cosa.

«Oriana, da quanto tempo!»

«Ti ha mandato Paulo per caso?»

«Sisì, certo, mi ha mandato a prendervi per accompagnarvi alla vostra nuova casa, visto che lui aveva gli allenamenti, oggi. Come stai?»

I due si abbracciano come due amici di vecchia data ed io rimango lì, imbambolata a fissarli come una stupida.

«Bene, alla grande ora che siamo qui!» pausa.

«A proposito, lei è mia sorella, Noemi Sabatini»

Álvaro Morata mi porge la mano ed io dopo aver un attimo tentennato, allungo la mia e gliela stringo.

«Volete una mano con le valigie? Immagino sarete molto stanche dopo tutte queste ore di viaggio»

«Certo, ci farebbe molto piacere» gli angoli delle bocche di entrambi si alzano all'insù.

Con la destra prende una delle quattro valigie di mia sorella e tende la sinistra per prendere una delle mie.

«Posso farcela da sola a portarle» mi affretto a dire e il suo sorriso diventa ancora più ampio di prima.

«Vorrei aiutarti sai, visto che non posso allenarmi in campo almeno portare una valigia alla sorella della fidanzata del mio migliore amico potrei farlo.»

Mentre ci avviamo verso la macchina cerco di sorridere anch'io ma le mie labbra sono così screpolate per il freddo che quasi non riesco a farlo senza provocarmi due tagli dolorosi, anche se minuscoli.

«E voi? Come va con la squadra, a proposito? E le cose qui a Torino?»

Saliamo in auto dopo aver caricato tutte le valigie e quasi subito sfrecciamo via dal parcheggio della stazione, che diventa un puntino nero ed indistinto sempre più lontano nel buio più pesto.

Hurricane - Paulo Dybala [IN REVISIONE] #Wattys2019Where stories live. Discover now