Capitolo tre ; le promesse vanno mantenute

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Fin dall'infanzia sono sempre stata una ragazza piuttosto mattiniera, soprattutto rispetto ai miei coetanei e a mia sorella.

Quando mi sveglio la mattina seguente sono circa le sette e mezza e mi sento riposata come non mai: potrei addirittura correre una maratona se non fosse che mi perderei per il mio senso dell'orientamento che fa letteralmente schifo, peggio di quello di un criceto dopo aver corso cento giri sulla ruota.

In seguito controllo subito il telefono e quasi mi prende un infarto quando leggo dei messaggi da un numero sconosciuto:

+39*******7:
Ehi ciao Noemi, sono Alvaro Morata e oggi mi avevi promesso che saresti venuta a vedere gli allenamenti della squadra! Allora, a che ora passiamo io e Paulo a prendere te e Oriana?

Ma come? Paulo non aveva dormito qua con mia sorella?

You:
Ehm, in realtà domani dovrò dare l'esame per l'università e vorrei rimanere a casa a studiare...

Mi alzo dal mio amato letto e lo rifaccio con cura ed attenzione. Poggio il cellulare e mi cambio, infilandomi un semplice maglione bordeaux e un paio di jeans neri, con degli stivaletti del medesimo colore.

Alvaro Morata:
Dai! Me lo avevi promesso e le promesse vanno mantenute!

Mi trucco leggermente con del mascara e un po' di correttore per poi aggiungere il mio amato ed immancabile rossetto rosso, l'unica cosa appariscente ed indispensabile nel mio make-up fin da sempre; è un po' come il mio tratto caratteristico: quando non lo indosso significa che è una brutta giornata.

Alvaro Morata:
Se proprio serve ti riaccompagnerò io stesso a casa prima per studiare, te lo prometto :)

Non so perché ma a quel messaggio, sorrido.

You:
E va bene, mi hai convinto. Passate fra un'ora, no? Tanto gli allenamenti iniziano alle nove e mezza.

Alvaro Morata:
Agli ordini signora!

Ridacchio senza motivo, o meglio, senza sapere il perché.

You:
Vado a svegliare mia sorella, ci vediamo dopo.

Alvaro Morata:
A dopo :3

*

Penso che nemmeno vivendo e lavorando cent'anni potrei permettermi la macchina di Paulo: una Maserati nera e bianca, anche abbastanza grande, aggiungerei, e se non mi sbaglio credo sia l'ultimo modello uscito.

«Ma Alvaro, come mai ti accompagna Paulo agli allenamenti?» chiede ad un tratto mia sorella durante il viaggio fra casa nostra e Vinovo.

«Diciamo che Paul* ha preso in prestito la mia auto per un paio di giorni finché non avessero finito di riparare la sua. Comunque oggi me la riporterà, sana e salva si spera, agli allenamenti.» risponde, sempre col suo tono gentile e paziente.

«Visto che io e Alvaro abitiamo abbastanza vicini e più o meno i nostri spostamenti sono stati simili in queste ultime settimane, abbiamo deciso che io l'avrei accompagnato o che almeno avremmo diviso l'auto» aggiunge Paulo.
È la prima volta che lo sento aprire bocca davanti a mia sorella, e non so perché ma la cosa mi stupisce.

«Io non dividerei mai l'auto con uno a cui non piace la carbonara» mia sorella si volta verso di me di scatto e mi guarda, strabuzzando gli occhi; noto che anche Alvaro è abbastanza confuso, ma dallo specchietto retrovisore vedo Paulo sorridere, e questa volta non sembra né un sorriso di scherno, né un ghigno né malizioso.

Sembra un sorriso sincero.

*

Non ricordandomi dell'infortunio di Alvaro, mi ero completamente dimenticata che lui non si allenasse e che rimanesse sugli spalti a guardare i ragazzi con me.
Di fatti mi ero portata una borsa con i miei amati libri per ripassare, visto l'esame di domani, in caso mi fossi annoiata.

«E invece no, non potrai ripassare perché ci sono io a farti compagnia» sorrido alle parole del giocatore numero nove e lui ricambia.

«Posso farti una domanda?» si siede accanto a me, mentre pochi posti più avanti si trova mia sorella a fissare il suo amato Dybala il quale inizia con gli altri a fare i giri di campo.

«Già me ne hai fatta una in realtà» ridacchio.

Wow, sono diventata un cliché vivente.

Anche lui ride. «Ci tieni molto a quel libro sull'etimologia delle parole, vero? Ho notato che te lo porti sempre appresso» continua a mantenere quel suo tipico e caloroso sorriso sulle labbra.

«Diciamo di sì.» rispondo «Me l'hanno regalato i miei al mio quattordicesimo compleanno, ovvero al mio primo anno del liceo classico Cambridge della mia scuola in Argentina, ecco perché è un po' rovinato ed è un'edizione piuttosto vecchia.»

«Non mi sembra affatto rovinato, anzi, mi sembri una persona responsabile che tiene molto alle sue cose»

Io non mi capacito come questi poveri uomini corrano con questo freddo gelido di dicembre di prima mattina: roba da pazzi.

«Mi fa piacere che pensi questo di me»

Lui si volta a guardarmi dritto negli occhi e gli angoli della sua bocca si alzano ancora di più all'insù.

Poi sembra farsi più serio, così sposto lo sguardo da mia sorella, la quale stavo vedendo urlare e incitare i calciatori con la sua voce stridula e fastidiosa, ad Alvaro.

«Domani sera ci sarà la cena di Natale della squadra della Juventus. So che ci conosciamo da a malapena quattro giorni, ma mi piacerebbe molto invitarti»

Avendo la carnagione particolarmente chiara, ogni minimo complimento fa colorare le mie guance di un lieve e leggero rosato, il quale però si tramuta in un vero e proprio arrossamento che fa sembrare le mie guance color pomodoro.

«Grazie mille Alvaro, mi piacerebbe moltissimo venire» pausa «ma sai com'è, le serate eleganti non sono proprio il mio forte e poi è vero che forse ci conosciamo da troppo poco...»

«Dai Noemi, non accetto un no come risposta. Chissà quanto hai passato a studiare su quei libri per dare gli esami per entrare alla Bocconi e visto che domani mattina avrai l'ultimo, mi sembra giusto che la sera ti diverta e conosca nuove persone.»

«Inoltre tua sorella verrà con Paulo e non è carino che tu rimanga a casa da sola dopo aver dato un esame importante senza festeggiare.» aggiunge «E poi credimi che la gente della squadra della Juventus è tutta simpatica»

«Okay, okay» lo fermo sorridendo  «Non serve che tu vada oltre o che mi convinca! Verrò, promesso»

Lui ricambia come al solito. «Allora passo a prenderti domani alle otto. Mi raccomando, è una serata di gala»

Annuisco. «Alle otto va benissimo»

Devo assolutamente trovarmi un vestito elegante per non fare brutta figura in confronto a mia sorella.

*con Paul mi riferivo a Paul Pogba.
Come avrete potuto notare ho inserito dei giocatori che comunque non sono presenti nella squadra della Juventus durante queste stagioni, ma erano necessari per lo svolgimento della vicenda (un esempio è anche Álvaro Morata).
Spero che la storia vi stia piacendo💘
Lavinia.

Hurricane - Paulo Dybala [IN REVISIONE] #Wattys2019Where stories live. Discover now