Capitolo ventidue ; il silenzio fra due persone che si amano

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Il giorno di capodanno, quando io e Paulo ci siamo baciati sulla terrazza del ristorante -dove tutta la squadra bianconera ci stava aspettando al piano di sotto-, lui mi disse che voleva stare con me, che non ce la faceva senza Noemi Sabatini Sætre nella sua vita.
Che voleva che io gli ripetessi diritto, che gli insegnassi l'etimologia delle parole.  Che voleva portarmi in tutti i ristoranti eleganti di Torino, e che, se non mi sarebbero piaciuti, mi avrebbe portato in pizzeria. Che voleva farsi mille foto stupide con il suo telefono.
Che voleva passare tutto il tempo che poteva con me.

E adesso siamo qui, a Piazza Castello. È mezzanotte e nonostante sia fine giugno, tira un venticello fresco che gli spettina il ciuffo, ormai finito sulla sua fronte abbronzata.

-Dovevo mettermi la lacca- stiamo passeggiando da quando abbiamo finito di cenare nella pizzeria nella quale eravamo andati la sera in cui io avevo dato buca ad Alvaro ed avevo detto ad Oriana che rimanevo a dormire a casa di Maria, una mia amica dell'Università che nemmeno esisteva.

E chi l'avrebbe mai pensato che poi un'amica l'avrei trovata veramente, alla Bocconi? Non che si chiamasse Maria, certo. Ma ora ce l'ho veramente. È la mia migliore amica, si chiama Manon e non mi sembra ancora vero.

-Sai che mi dà fastidio- dico sorridendo e lui sbuffa.

-Beh, a me dà fastidio il fatto che tu non vuoi che ci prendiamo per mano mentre passeggiamo- sospira.

Alzo gli occhi al cielo -Mi sento incatenata quando lo facciamo-

Quante ne abbiamo passate per stare insieme, io e Paulo? Tante, forse troppe.
Eppure sono cosciente del fatto che per averlo, farei tutto daccapo, senza alcuna esitazione.

-Ma io voglio farlo, ti prego. Non mi piace sentirti lontana- insiste mentre continuiamo a camminare.

Lo stiamo facendo da quando abbiamo finito di mangiare, ovvero mezz'ora fa. In realtà avevamo finito la nostra pizza alle nove, eppure siamo rimasti dentro il ristorante fino alle undici e mezza a parlare e a ridere, perdendo completamente la cognizione del tempo.

Perché quando si sta con una persona che ci fa stare bene è così: si può ridere, scherzare o parlare di argomenti seri e comunque il tuo cuore sarà leggero e non penserai a niente di brutto o triste.

E questo è ciò che succede a me quando sto con Paulo. Perché è la persona che amo e perché con lui mi sento libera, positiva ed ottimista, non negativa.
Con lui sto bene come non sono mai stata con nessun altro.

-Eh va bene, prendimi per mano- acconsento alla fine.

Lui, contento come un bambino a cui sono state appena regalate delle caramelle, sorride. Allunga la mano verso la mia e fa intrecciare le nostre dita.

Dolcemente, accarezza il dorso della mia mano sinistra con il pollice e poi sorride di nuovo, ma questa volta in modo diverso.

-Ti amo, lo sai?-

Stiamo insieme da quasi mezzo anno e ci conosciamo da quasi uno intero, eppure quelle parole hanno sempre lo stesso effetto su di me, se non intensificato.

-Anch'io ti amo- sussurro.

Attraversiamo la strada e finiamo sotto un porticato pieno di negozi come Ovs e H&M.
Le luci di Torino fanno da sfondo alla figura di Paulo, il quale si trova sul lato della strada come un vero e proprio cavaliere uscito dal Galateo.

Hurricane - Paulo Dybala [IN REVISIONE] #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora