extra - parigi (missing moment)

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Paulo's point of view

La guardo mentre Parigi e le sue mille luci le fanno da sfondo dietro le spalle. Il suo sguardo è perso mentre osserva la Tour Eiffel davanti a noi con occhi vacui.

«Vuoi tornare?» le domando.

Lei nemmeno si volta a guardarmi e risponde solo dopo alcuni attimi. «No» dice, la voce ridotta ad un misero sussurro.

Sento il freddo penetrarmi fin dentro le ossa e dalle sue labbra blu potrei giurare che anche lei sta morendo per il gelo della notte parigina.
«è tardi» ripeto.

Silenzio.

«Altri dieci minuti»
Risponde sempre allo stesso modo da quattro ore. Eppure adesso sono le due del mattino e noi siamo ancora qui, di fronte la Tour Eiffel.

Ma lei è come Parigi: non sembra avere mai bisogno di dormire, di riposarsi.

«Non sei stanca?» le chiedo allora.

«No, per niente»

I miei occhi sono come incatenati al suo viso. Ma mentre io guardo lei, lei guarda la Torre di fronte a noi, non proferendo parola.

«Hai freddo?» sussurro dopo un po', ma lei è così brava ad evitare il mio sguardo. Così tanto che non riesco a capire cosa le stia passando per la mente, non riesco a leggere attraverso i suoi occhi che sembrano sempre più lucidi, il suo viso più spento. Ma lei non parla e non risponde, se non con un lieve cenno della testa.

«Vuoi la mia giacca?» mormoro.

Solo in quel momento lei si volta a guardarmi, gli occhi vitrei e il viso pallido. Scuote lievemente il capo, in segno di negazione.

Mi era capitato tante volte di vederla isolarsi lontano dal mondo, ma mai così a lungo, mai in questo modo.

Allora mi avvicino sempre di più a lei, pian piano, come si fa con gli animali in gabbia che non si vogliono spaventare. Annullo gli ultimi centimetri di distanza che ci sono fra noi e avvolgo le mie braccia attorno al suo corpo,stringendola a me.

Ma lei rimane rigida e solo dopo alcuni minuti riesce a rilassarsi contro il mio petto.

«Ci pensi che c'è gente che non ha mai visto la Tour Eiffel dal vivo?» dice all'improvviso.

Questa volta sono io a non rispondere.

«Durante i miei primi anni di liceo avevo un'amica» sul suo volto nasce un sorriso impercettibile, ma è un sorriso amaro, quasi triste.

«A scuola non spiccava: aveva la media di un sette scarso e non era la preferita di alcun professore. I suoi genitori litigavano in continuazione, eppure si ostinavano a voler rimanere insieme, chissà per quale ragione, forse per abitudine. Ai tempi sua sorella aveva vent'anni e se n'era già andata via di casa, per studiare all'estero, quindi era rimasta sola a sopportarli dentro quelle quattro mura.» tira su col naso,forse per il freddo o forse per nascondermi gli occhi lucidi, chi lo sa.

«Passavamo il sabato pomeriggio e sera a casa mia a guardarci qualche film o a giocare a Jenga. Magari qualche volta uscivamo, eppure andavamo sempre negli stessi posti e vedevamo sempre le stesse persone. Uno, due, tre giri attorno alla piazza e poi una sosta alle scalette o in qualche negozio di vestiti. Mai niente di nuovo, niente di emozionante»

I suoi occhi si posano di nuovo sulla Tour Eiffel di fronte a noi e poi riprende a parlare «Un giorno le chiesi se fosse stanca, capisci? Stanca di non essere nemmeno vista dai ragazzi, stanca di sentire i genitori litigare o stanca di non essere considerata dalle altre ragazze o invitata ad uscire da loro il sabato perché la sua migliore ed unica amica, ovvero io, era una "secchiona".»

«Le chiesi come facesse a non essere stufa di una vita talmente banale, talmente priva di speranza e di gioie, di una vita così monotona. E lo sai lei come mi rispose? Cosa fece?»
Scuoto la testa e gli angoli delle sue labbra si alzano ancora di più all'insù. «Mi guardò e mi rise in faccia. Di gusto, come si fa dopo quelle battute che ti fanno tremendamente ridere»

«Mi disse che la sua vita era emozionante, più emozionante di quella di qualsiasi altra celebrità o cantante famosa. Mi disse anche che la sua vita era piena di gioia e di speranze. Allora io le chiesi dov'era che lei vedeva tutta questa gioia e questa speranza. Lei mi guardò di nuovo con uno di quegli sguardi che sapeva rivolgerti solo lei, uno di quelli che riusciva a leggerti dentro l'anima e che scopriva tutti i tuoi segreti più profondi.»

«"Come mai le persone e i bambini che lavorano e che vengono sfruttati e maltratti nei campi nel ventunesimo secolo, non si sono ancora tolti la vita?" mi chiese "Come mai le persone hanno il coraggio di emigrare dai propri paesi nonostante non sappiano ciò che li attende dall'altra parte?" mi domandò. "Come mai gente che ha come parenti persone schizofreniche, con disturbi della personalità o altro, comunque insiste e li incoraggia ad andare da uno psichiatra o uno psicologo? La risposta è speranza" mi disse "E col passare del tempo ho iniziato anch'io a vedere la speranza in tutto ciò che mi circonda. Ho visto della speranza quando questa mattina ho attraversato le strisce e la macchina che mi passava vicino si è fermata per lasciarmi attraversare, mentre io intanto ringraziavo il guidatore con un cenno della mano. Ho visto speranza quando oggi i miei genitori dopo aver litigato ancora più pesantemente del solito,hanno fatto l'amore. Ho visto speranza quando alla stazione della metro ho visto una donna italiana pagare la colazione ad un'altra donna straniera che chiedeva l'elemosina accanto al tabellone dei treni. E sai che c'è? Che ho creato anch'io, della speranza nel mondo, quando questa mattina ho dato due euro ad una donna incinta che chiedeva anche lei l'elemosina accanto al semaforo."»

«"Forse, vista dall'esterno, la mia vita sarà anche monotona, ma credimi che per me, è la vita più emozionante e piena di gioie che si possa avere. E sai perché? Perché io so vedere la speranza nei piccoli gesti,nelle piccole cose. Io lo so fare. Certo, mi ci è voluto un po' per capire come farlo, ma adesso sto imparando e sto migliorando ogni giorno di più" mi disse»
«"Probabilmente adesso tu nemmeno mi crederai. Penserai che sono una come tutti gli altri, che vuole farti la morale che vuole far vedere sempre il lato positivo e allegro delle cose, come uno di quei testi di Antologia sul libro di narrativa o uno spot pubblicitario di qualche marca famosa, ma pensa quel che vuoi. Ho speranza nel fatto che tu crederai nella cosa più giusta"»

Il suo corpo è scosso da tremiti leggeri che non capisco siano generati dal freddo o dal peso dei ricordi che l'hanno appena sovrastata.

«Non vedo questa mia amica da due anni. Non appena ha terminato la scuola dell'obbligo, ha partecipato a numerose campagne di volontariato in Africa. A quanto dicono i tabloid è stata scelta come delegata per rappresentare le campagne di volontariato in Africa dall'ONU.»

«è stata ripagata per tutto quello che ha fatto...non è un bene?» dico sussurrando.

«Sì, certo che lo è» risponde. «Penso sia sempre stato uno dei suoi sogni nel cassetto, quindi sono felice per lei. A volte vorrei essere una bella persona come lei» la sua voce è atona, priva di qualsiasi emozione mentre pronuncia queste ultime parole.

«Ma tu lo sei» ribatto.

Lei allora si volta verso di me, con le guance e il naso arrossati per il freddo:«Vedi? Anche noi lo facciamo»

«Cosa?» domando.

«Nonostante la costante paura di essere delusi, noi esseri umani abbiamo speranza e continuiamo a riporre fiducia negli altri»





Un capitolo extra ( "missing moment") ambientato durante l'estate dopo il primo anno d'università di Noemi, perciò la prima vacanza estiva dei nostri Paulemi a Parigi.

Spero tanto che vi sia piaciuto perché come avrete potuto notare, si cela un messaggio dietro questo capitolo, inizialmente nato come brano, che alla fine mi è stato pubblicato in una raccolta di racconti grazie all'iniziativa di una ex-professoressa!

Vi ricordo che per qualsiasi cosa, i miei direct sono sempre aperti così come la mia bacheca qui su Wattpad, mentre su Instagram sono

@lavinia_morgante

Un bacio e un abbraccio enormi,

Lavinia.

Hurricane - Paulo Dybala [IN REVISIONE] #Wattys2019Where stories live. Discover now