Capitolo due ; rimanimi vicino

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Litigare con Paulo non mi piace.

Non che mi piaccia farlo con qualcun altro: fin da bambina ho sempre cercato di evitare qualsiasi conflitto, preferendo sempre la pace alla guerra.

"Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui tu non sai assolutamente nulla. Sii gentile. Sempre"

E in più, tenere il broncio a Paulo mi è abbastanza difficile.

Quest'ultimo esce dal bagno dopo neanche un quarto d'ora dopo essere entrato, con solo un asciugamano bianco in vita, quindi a petto nudo.

I suoi capelli sono ancora bagnati; non so perché, ma a quella vista sento come un fuoco accendersi all'interno del mio petto.

Perché dev'essere sempre così bello? Perché deve farmi questo effetto ogni volta?

«Asciugati i capelli e vestiti, altrimenti ti prenderai la febbre» sbotto, secca.

Lui si limita a guardarmi e a sospirare.

«Ce l'hai ancora con me?» domanda, la voce ridotta ad un misero sussurro.

«Non penserai che basti mostrarmi i tuoi addominali da Dio greco, per farti perdonare?» sbuffo.

Il numero dieci prende un lungo respiro prima di rispondere. «Però non credo che questa visuale ti disturbi»

«Dybala, fai schifo»

Lui scrolla le spalle, si volta verso la sua valigia accanto all'armadio e l'apre, iniziando a cercare qualcosa dentro quest'ultima.

«Se non vuoi vedere tutto questo ben di Dio ti conviene girarti, perché mi devo cambiare» dice, ridendo, come per smorzare la tensione.

«Okay, va bene» rispondo scocciata, voltandomi verso la finestra.

Dopo nemmeno un minuto, sento il materasso piegarsi sotto il peso di un'altra persona.

Mi giro di scatto. Paulo è disteso sul letto a pancia in sotto ma si sta sorreggendo sui gomiti.

Ad un tratto mi rivolge uno di quei suoi sorrisi magnetici, uno di quelli bellissimi, che ti fanno smettere di respirare.

«C'è almeno una minuscola possibilità che tu possa perdonarmi?» chiede e la sua voce è supplicante.

Non si è messo la maglietta ma solamente un paio di pantaloni della tuta grigi, che usa anche come pigiama e dei boxer della Calvi Klein di cui riesco a vedere l'elastico.

«Paulo...» mormoro, socchiudendo gli occhi i quali stanno incominciando a diventare sempre più umidi.

«Ehi...» si alza e si mette seduto difronte a me, portando le mani a coppa sulle mie guance.
«Guardami negli occhi, Noemi» sussurra.

Mi accarezza i capelli con le sue dita nodose e poi fa un altro piccolo sorriso, quasi impercettibile, come per infondermi coraggio.

Allora smetto di evitare il suo sguardo e punto i miei occhi dritti nei suoi, in quelle perle verdazzurre che mi incantano ogni volta che le guardo.

E poi scoppio a piangere.

Il mio corpo è scosso da singhiozzi violenti e le mie ciglia si bagnano con una velocità impressionante.

«Calma, calma, ci sono io con te» continua a ripetere Paulo, il quale intanto, mi ha stretto a sé, avvolgendo il mio corpo minuto con le sue braccia possenti.

Mi lascia poggiare il capo alla base del suo collo mentre io, intanto, rimango con le mani tremanti a penzoloni, le quali non riescono a trovare un appiglio a cui appoggiarsi.

Hurricane - Paulo Dybala [IN REVISIONE] #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora