Capitolo dieci ; il passato che ritorna

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Mentirei a me stessa se dicessi che l'Argentina e i suoi colori non mi erano mancati per niente.

-Sei così concentrata perché stai annusando l'aria?- Paulo interrompe il flusso dei miei pensieri.

Io, in tutta risposta, gli faccio la linguaccia -Come sei simpatico-

Il numero dieci ghigna ma poi, senza che io nemmeno me ne accorga, mi prende per mano. Le sue dita si intrecciano alle mie mentre sento il mio cuore perdere almeno mille battiti.

Mi fa sempre lo stesso effetto. Non so nemmeno se se ne renda effettivamente conto, ma ogni volta che le nostre pelli si anche solo sfiorano, il mio corpo è pervaso da brividi. È solo lui si riesce. Solo Paulo.

-Sei pronta a conoscere il resto della mia famiglia?- mi domanda mentre saliamo su un taxi diretti verso casa sua, la casa dov'è cresciuto e dove dormiremo questi quattro giorni.

-Lo spero- rispondo quasi mormorando.
Sono in ansia e mi tremano le mani.

Paulo mi stringe a sé mentre dà alcune indicazioni in spagnolo al conducente del taxi per prendere una scorciatoia ed arrivare prima.

Io sorrido involontariamente nel sentirlo parlare la nostra lingua madre. Mi sembra molto più rilassato, molto più tranquillo, ora che siamo qui, a casa sua, nella sua Argentina (perché ormai ho capito che anche se ci sono nata, io non potrò mai definire l'Argentina la mia patria, non dopo essere stata in Norvegia).

Quando scendiamo, la casa che mi ritrovo di fronte non è per niente come quella che mi aspettavo.
Non ha niente a che vedere con l'appartamento enorme di Paulo a Torino: è una villetta di media grandezza, ma non molto grande e i colori che la caratterizzano sono vivaci e allegri, come il giallo, l'arancione e l'azzurro.

Il numero dieci bussa alla porta in legno una e poi due volte.

-Quién es?- è Alicia. È la mamma di Paulo. Riconosco subito la sua voce.

-Mamá soy yo- risponde.

La porta si spalanca immediatamente e la madre del ragazzo al mio fianco praticamente ci assale come se non ci vedesse da due anni. Non è cambiata per niente dall'ultima volta che l'ho vista a dicembre, a Natale; sembra la stessa donna gioiosa e saggia di sempre.

-Como te eché de menos, mi Paulito!- abbraccia prima lui ed in seguito avvolge anche me con le sue braccia esili.

-Y a ti también, Noemi! Soy muy feliz que al final quedaste juntos! Mi hijo me ha dicho que sois novios!-

È così felice di rivedere suo figlio (e a quanto pare anche me) che non si ricorda nemmeno di parlare in italiano. Ma fortunatamente, nonostante io abbia frequentato un liceo mezzo italiano mezzo inglese, a casa ho sempre parlato in spagnolo, quindi non l'ho mai dimenticato e capisco tutto ciò che ci dice, anzi, urla dalla gioia.

-Eravate destinati a mettervi insieme. Io l'ho sempre saputo!- esclama, con la voce di una persona saggia che ne ha sempre saputo più di tutti.

-Allora hai sempre avuto ragione, mamá- Paulo le sorride e la stringe di nuovo a sé.

Entriamo dentro la villa e Paulo poggia le valigie all'ingresso, lasciandole lì e dicendo che le avremo riprese dopo e portate nelle nostre stanze di sopra prima di coricarci a letto.
Da qui si sente un grande vociare provenire da quello che presumo essere il salone, dove credo ci stia aspettando il resto dei famigliari del numero dieci.

Hurricane - Paulo Dybala [IN REVISIONE] #Wattys2019Where stories live. Discover now