Capitolo sedici ; andrà tutto bene

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-Chi è?- la francese risponde subito al citofono nonostante siano le dieci di sera.

-Manon, sono Noemi...- sussurro, la voce spezzata per il pianto.

-Ehi, che è successo?- non ho mai sentito la sua voce così preoccupata.

-Ti prego, apri- singhiozzo e lei immediatamente mi apre il portone.

Ero già venuta a casa sua e di Edoardo, quindi so che l'appartamento si trova al secondo piano. Decido di prendere le scale nonostante mi regga in piedi a malapena.

Trovo la mia amica ad aspettarmi con la porta di casa aperta alle spalle. Non appena la vedo, mi lancio fra le sue braccia e lei mi stringe immediatamente a sé.

-Hai gli occhi tutti rossi...- mormora e so che quello che dice è vero perché ho pianto per tutto il tempo mentre venivo a casa sua in metropolitana.

-Noemi, entriamo. Sei gelata- praticamente mi trascina all'interno e si chiude la porta alle spalle.
Mi porta in camera sua e mi fa stendere sul suo letto, per poi mettermi addosso una coperta in pile.

-Sarà stato sicuramente quel calciatore di merda- nonostante abbia la vista offuscata a causa della lacrime, riconosco immediatamente il viso di Edoardo appoggiato allo stipite della porta della camera di Manon.
-Io l'avevo avvertita che l'avrebbe fatta solo soffrire-

-Cazzo, ti vuoi stare zitto.- realizzo solo dopo che è la prima volta che sento Manon dire una parolaccia. Anzi, in realtà, è la prima volta che la vedo arrabbiarsi così tanto con qualcuno. -Sei solo un coglione e lei non ti vuole. Vattene via-

Edoardo ghigna per poi sbattersi la porta alle spalle. Sobbalzo per il rumore.

-Lascialo perdere...è un cretino- sussurra la francese per poi sedersi sul pavimento accanto al letto.

-Manon, scusa, io non sapevo dove andare e...- singhiozzo così forte che sento il cuore farmi male.

Ormai non piango più. Credo di aver esaurito le lacrime.

-Non ti preoccupare. Hai fatto bene a venire qui- mi accarezza, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. -Mi vuoi dire cosa è successo o non vuoi parlarne?-

Cerco di calmarmi almeno un po' prima di risponderle, altrimenti non si capirebbe niente di quello che dico -L'ha scoperto...- rispondo.

-E si è arrabbiato per questo? Per un test di gravidanza?- domanda la francese, incredula, ma io subito scuoto la testa.

-No, non per quello. Dice che nonostante lui abbia cercato di fare tutto per me, io non mi fido di lui e che finché non riuscirò a farlo completamente, Paulo non dirà mai ai giornali che noi stiamo ufficialmente insieme-

Manon sospira. -Ed è così? Tu non ti fidi di lui?-

Riesco a rispondere solo dopo alcuni minuti di silenzio. -Io...non lo so. Non so niente. Non mi sono mai fidata di nessuno in tutta la mia vita e non so nemmeno come si faccia.- mi viene di nuovo da piangere.

-Tranquilla, andrà tutto bene- mormora Manon sforzandosi di sorridere, sicuramente nella speranza di calmarmi.

Ma io non lo so, non lo so se andrà tutto bene.

*

Quando mi sveglio è mattina.
Sono da sola, nel letto di Manon.

Mi alzo e noto che a casa non c'è nessuno, né la francese né Edoardo. Sono completamente da sola.

Decido di andare in bagno per sciacquarmi il volto e per vedere la situazione orribile in cui sarà sicuramente il mio viso. Ed infatti non appena vedo la mia immagine riflessa nella lastra di vetro, quasi mi prende un colpo: i miei occhi sono ancora lucidi, gonfi ma soprattutto rossi come non mai; i miei capelli sono una massa scombinata ed è la prima volta che li ho così disordinati, perché di solito, avendoli lisci come spaghetti, non si spettinano quasi mai.

Hurricane - Paulo Dybala [IN REVISIONE] #Wattys2019Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon