Capitolo ventidue ; io non posso più farlo

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Quando mi sono svegliata, questa mattina, ho realizzato immediatamente che giorno fosse oggi: il venticinque dicembre.

È Natale.

Perché l'ho realizzato subito? Beh, forse perché dopo essermi stropicciata gli occhi con le dita ed aver sollevato le palpebre ancora pesanti, ho trovato un cofanetto color bianco panna sul mio comodino.

Di scatto, mi sono sollevata dal letto e mi sono messa a sedere sul bordo. Ho preso la scatolina fra le mani e l'ho rigirata più volte fra le dita: mi è sembrata contenere qualcosa di prezioso.

Solo dopo ho notato che sotto di essa, ci fosse un bigliettino.

Ho sospirato per la mia stupidità e mi sono affrettata a leggerlo:

Da Paulo
per Noemi, la miglior insegnante di norvegese che potessi desiderare e la ragazza più tosta che conosco.
Buon natale.

Una collana.

Una collana d'argento con un piccolo ciondolo a forma di libro.

«Spero ti piaccia»

Mi volto verso la porta e vedo Paulo appoggiato sullo stipite con le braccia conserte.

«Paulo...i-»

Lui sbuffa ed alza gli occhi al cielo, mentre un enorme sorriso nasce sul suo volto «Non devi ringraziarmi, Noemi. Se ti ho fatto un regalo è perché volevo farlo, non perché volevo che me ne facessi uno anche tu»

Mi mordicchio il labbro ed abbasso lo sguardo sul cofanetto bianco immacolato, ancora fra le mie mani.

«Però non dovevi. Sono seria. Perché tutti questi regali?»

Lui rimane il silenzio.

Sollevo le mani verso l'alto e mi alzo dal letto.

Sono in pigiama ma non mi vergogno a farmi vedere in queste condizioni da Paulo: non so perché, ma mi sento a mio agio con lui, anche se indosso una tuta vecchia e logora che mi sta quattro volte più grande.

«Okay, non mi vuoi rispondere?»

Silenzio tombale.

In compenso, l'argentino continua a guardarmi: i suoi occhi incontrano i miei ed è come se i nostri sguardi si legassero l'uno all'altro.

Fa due passi verso di me e la distanza fra i nostri corpi diventa sempre meno.

E poi lo fa.

Si sporge per baciarmi, per poggiare le sue labbra soffici sulle mie.

Eppure, io, per la prima volta, mi scanso ed indietreggio.

Faccio mezzo giro attorno a lui e le nostre posizioni si invertono: mi ritrovo vicino alla porta della mia camera mentre lui accanto al letto.

«Mi dispiace Paulo» mormoro, abbassando lo sguardo e mordendomi l'interno guancia «Io non posso più farlo»

Il ragazzo dagli occhi verdazzurri sembra realizzare solo dopo alcuni minuti, ciò che ho detto: le sue pupille si restringono pian piano e la sua bocca diventa una linea dritta.

«In che senso?» la sua voce è ferma e dura.

«Nel senso che io non posso più fare questa cosa» sussurro, indietreggiando di altri due passi ed incrociando le braccia sotto il seno.

Lui non risponde.

«Non possiamo baciarci quando nessuno ci guarda e poi scambiarci sguardi di quel tipo quando siamo con gli altri. Non è giusto. Non lo è nei confronti di Oriana, che è la tua ragazza, e non lo è nei miei»

Hurricane - Paulo Dybala [IN REVISIONE] #Wattys2019Where stories live. Discover now