Capitolo 20

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Ogni volta che dico "ho la settimana libera" poi succedono un casino di cose.

Buona lettura
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Mi ritrovai in una di quelle solite feste, stavolta per il fidanzamento ufficiale di due ragazzi, mai visti o sentiti nominare da Jeremiah.

Ho chiesto informazioni al boss, queste due famiglie sono dei "pesciolini" come mi disse lui.

Ha sempre quel suo schema in testa, questa suddivisione sociale.
Mah, contento lui.

Rimasi da sola, preferisco non ascoltare le loro discussioni di lavoro.

Per la gola secca un po' d'acqua era l'ideale.

Sistema la scollatura del mio abito, non mi sentivo a mio agio ridotta così.

Jere ha insistito tanto, gli piace molto, sebbene abbia cambiato idea una volta arrivati alla festa

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Jere ha insistito tanto, gli piace molto, sebbene abbia cambiato idea una volta arrivati alla festa.

Presi la bottiglia di vetro e una mano, forte, larga e con dita lunge, la tolse dalla mia mano destra.

Alzai lo sguardo e stavo per alzarmi, mi sentivo indifesa alla vista di questo signore sulla cinquantina, brizzolato, naso leggermente all'insù e mento largo a fissarmi.

"No, la prego. Si sieda"
Rimasi com'ero e il signore prese posto accanto a me.

Notai la sua barca curata e con dei peletti bianchi, qua e là, donando anche un po' di luce.

"Lei è la moglie di Jeremiah"
Tirai un sospiro di sollievo, doveva essere un suo amico, un po' strano.

"O dovrei chiamarla signorina Moore"
Il cognome, del mio vero padre, il mio vero cognome. Nessuno si era mai permesso di farlo.

Sarebbe mancanza di rispetto verso mio marito, verso la mia nuova famiglia.

"Conoscevo molto bene i tuoi genitori"
Prese un bicchiere, neanche suo, colmo di vino rosso e lo mandò giù quasi tutto d'un colpo.

"Questo lo dicono tutti"
Ribadì.

Si chiama, convenienza. Ne ho vista veramente tanta, in mezzo a questa gente.

"Solo io posso definirmi, quasi un parente stretto. Una spina nel fianco, quasi"
Il suo sorrisetto finale, perché mi mette ansia e angoscia.
Rimasi in silenzio e vidi il mio bicchiere riempirsi d'acqua.

Lo ringraziai e bevvi.

"Che maleducato, mi chiamo Adriano Rinaldi"
Allungò la mano verso di me e la strinsi, sebbene fossi insicura.

La cosa a mettermi in dubbio, era la misteriosa motivazione per la quale prese posto con me.

"Claudio, vieni qui"
Chiamò un ragazzo, dovrebbe essere suo figlio, notando la somiglianza corporea e facciale dei due.

Questo Claudio si avvicinò, mi salutò e chiese al padre cosa non andava.

"Fai compagnia alla signora, potreste andare d'accordo"
Si alzò, diede una pacca al figlio  e poi si girò verso di me, ancora una volta.

"Candida, é stato un piacere"
Annuì per non destare sospetti.

Il Segreto Dell'illegalità 2.Where stories live. Discover now