Capitolo 56

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Ok, con calma, cerco di far capire, ce la posso fare.
È stato un bel mese, tosto e continua ad essere un periodo molto pesante, come molti.
Si parte con un periodo meraviglioso, avevo raggiunto una serenità e felicità interiore, forse, mai avuta.
Compio 18 anni, nonostante le misure di sicurezza sono riuscita a passare una bella serata insieme a quelle poche persone che amo.
Tempo 2 settimane dopo, a causa di una positività di un mio parente, mi faccio il tampone "tranquilla" perché seguo le regole e ci tengo alla mia famiglia. Esito: (dopo tanti problemi) positivo, perché molto probabilmente avevo toccato un oggetto.
Anche se poi sono uscite positive altre persone vicino a me, per fortuna non miei parenti.
Ad oggi dire che ce l'ho fatta e l'ho superato è strano, perché io ancora mi sento un "nemico" per tutti, sono convinta di dover restare chiusa in camera e mi rendo conto che a livello emotivo qualcosa non va, che queste idee sono frutto di un trauma.
So che questo periodo di merda finirà, devo superare anche questo ostacolo e so che la scrittura in questo periodo mi ha aiutata tantissimo.

Spero che voi stiate tutti bene, state sempre attenti ed un grosso in bocca al lupo a tutti. Finirà anche questo😘

Era la soluzione migliore rifugiarsi nel proprio mondo ideale.

Una casa in campagna, magari una casa delle vacanze, con un bel giardino dove fare giocare i bambini che corrono sorridenti con le braccia alzate rivolte verso il cielo, i piedi nudi che toccano l'erba ben curata, i loro giocattoli sparsi attorno a loro ed io e mio mariti appagati e felici di una vita impegnata, ma splendida che ci sediamo su uno scalino del cortile affacciato al giardino, mentre guardiamo la nostra piccola famiglia felice.

La realtà era ben diversa.
Luca mi stava strattonando, per farmi alzare e probabilmente farmi visitare, date le mie condizioni.

Poiché poco prima, mi feci la pipì addosso, ma sembrerebbe che non fosse solo pipì.

Il mio corpo era stato sollecitato da troppe emozioni e forse non ce la fa più a reggere il bambino, ma non sembra nulla di imminente o grave.

"No, non mi allontano!"
Ripetevo come una pazza, intenta ad aggrapparmi alla camicia, già strappata di Jeremiah, ma non essendo un punto d'appoggio ben solido, l'indumento veniva fatto sempre più a brandelli.

"Sei così soggiogata a lui che non vorresti neanche farti visitare?
Sappi che se dovesse succedere qualcosa al mio erede, ti farò soffrire ogni giorno della tua inutile esistenza"
Continuava a restare d'innanzi a me, col suo fare imponente ed autoritario.

A prescindere dal veleno che usciva dalla sua bocca e che grondava dal suo animo, era vero, dovevo fare almeno un accertamento, monitorare la situazione.

Sul podio c'erano gli unici uomini che io abbia mai amato.

Io amo Jeremiah, ma, no, non posso dirlo, non dovrei neanche pensarlo.

Però quante volte ho visto scene di neo mamme pronte alla morte, pur di salvare il proprio bambino e lasciarlo al marito.
Quest'ultimo per la paura, per amore e per la rabbia di non poter vivere un momento così significativo, pensavano che la propria donna non si potesse sostituire, mentre per quanto riguarda il figlio, beh se possono fare tanti altri.
Oppure gli si addosa responsabilità che non hanno.

Fin da subito ho combattuto per far si che l'esistenza del mio bambino, fosse felice.
Ed ora che ci siamo quasi, mi trovo impreparata, una bella insufficienza.
Ho fallito.

Jeremiah riprese a respirare in maniera irregolare, poco dopo iniziò a muovere la mano e sforzandosi, arrivò a stringere la mia mano che era aggrappata alla camicia, oramai sporca.

In quei minuti, piombò un silenzio totale.
In me si accese, non una, ma ben mille speranze.

Luca, incredulo, riprese a tirarmi su, stavolta ci riuscì.
Fu come se mi stesse prendendo in braccio ed io non mi opposi, ero come persa a guardare mio marito riprendere vita.

Luca mi stava stringendo a sé, la sua posizione era quella che utilizzi quando vuoi proteggere qualcuno.

Attendevamo che aprisse gli occhi e che parlasse, sapevamo che sarebbe successo.

E fu così.

Per pochi istanti ebbe la forza di costatare quanto successo, poi richiuse subito gli occhi.

"Aiu... tala"
Disse.

"Completa la tua opera.
Ma proteggili"
A quelle parole tornai in me, ripresi a dimenarmi, volevo gettarmi fra le sue braccia.

Stringerlo.
Baciarlo.
Dirgli che non doveva pensare quelle idiozie, io senza di lui sarei morta.

Il Segreto Dell'illegalità 2.Where stories live. Discover now