Una giornata insolita

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(Revisionato)


Sapete cosa? Sarebbe stato davvero stupendo se quella ramanzina avesse rappresentato il culmine della mia giornata, ma avevo dimenticato due dettagli importantissimi: il primo era senza dubbio il voto di Jan Horàk, il secondo che mi aspettava un lungo pomeriggio in compagnia di quell'idiota di Logan Hardin. Avevo l'emicrania al solo pensiero, e non ero certa di possedere la concentrazione necessaria a rifilargli risposte degne della sua cattiveria.

Non poteva andare peggio di così... o forse sì? Durante l'intero tragitto casa-scuola pregai con tutte le mie forze che Cornelia Valentine si presentasse a mensa con gli occhi gonfi di lacrime, così da rendere la sua tragica separazione da Thomas uno scoop migliore del voto di Jan Horàk con il nome della sottoscritta.

Naturalmente Cornelia varcò la soglia con aria più trionfante che mai, munita di una camminata così spavalda da non creare neanche il benché minimo dubbio, anzi, era talmente radiosa che nessuno avrebbe mai pensato che, solo la sera prima, uno dei pilastri portanti di casa Barlow il più importante ‒ le aveva spezzato il cuore. Per quel che ne sapevano loro, era tanto bella quanto fidanzata, e la sua relazione da favola Disney era diventata noiosa già da qualche anno... a differenza dal recentissimo voto di Jan.

Quel maledetto babbano, oltre ad aver tirato una pietra delle dimensioni di un carro armato, si era non solo curato di nascondere la mano, ma tutto il corpo. Se la situazione a casa non fosse stata delle peggiori, perfino io avrei ritenuto opportuno scomparire per un bel po' dalla circolazione. Che infame.

Sgattaiolai tra un armadietto e l'altro nella speranza di non attirare l'attenzione, ma gli occhi dell'intero corpo studentesco erano su di me ancor prima che mettessi piede oltre le dannate porte d'ingresso. Forse, se avessi sciolto i capelli, sarei riuscita a celarmi meglio tra la calca di studenti. No, pessima idea. Qualcuno avrebbe potuto sfruttare la cosa per insinuare che mi fossi fatta bella per il mio non troppo anonimo corteggiatore.

«Ehi, Barlow» sentii dire a qualcuno, ma non mi voltai. «Mrs. Horàk?»

Sì, diceva proprio a me.

«È davvero la battuta più divertente che ti viene da fare, Hardin?» Sorrisi con freddezza verso Logan, il quale si faceva beffe di me dall'altro lato del corridoio. Fantastico, non lo avevo neanche messo a fuoco che stavamo già battibeccando!

«Però ti sei girata.»

Quel maledetto se ne stava appoggiato contro gli armadietti facendosi scudo con quattro idioti, i quali ridevano alle sue battute nonostante quelle non fossero per niente divertenti ‒ proprio come gli esagerati sghignazzi registrati di un pessimo programma comico. Teneva una gamba sollevata con estrema arroganza, quasi la scuola gli appartenesse, e le braccia incrociate. I capelli d'oro erano talmente spettinati da sembrare la corona di un re spietato e implacabile, circondato dalla più meschina nobiltà che si lasciava intrattenere dalla condanna a morte di un'innocente.

L'innocente ero io, se non si fosse capito.

Visto che urlare e arrabbiarsi non avrebbe fatto altro che ingigantire quel sadico divertimento, decisi che pur di non dargli soddisfazione mi sarei morsa la lingua fino a sanguinare; poi mi voltai verso il mio armadietto e ricominciai a prendere i libri per la lezione successiva.

Letteratura, chimica e...

«Non ignorarmi, Barlow.»

«Maledizione, sei un incubo.»

Si era magicamente materializzato accanto a me, mantenendo però intatta quell'aria tracotante che doveva servirgli a compensare la mancanza d'altezza.

Richiusi l'armadietto con violenza e volteggiai di lato nel chiaro intento di imitare la sua posa rilassata, poggiai la testa contro il metallo freddo e simulai un sorriso estremamente dolce. «Dimmi, luce dei miei occhi.» Sbattei le ciglia con aria innamorata.

BarlowWhere stories live. Discover now