È una minaccia?

1.8K 148 65
                                    

«Dite che è morta?»

«Respira, deficiente.»

«Che schifo, Marvin, ti puzza l'alito!»

«Ragazzi, potreste fare silenzio?»

Quando riaprii gli occhi, vidi davanti a me quattro figure sfocate e color oro. Pensai di trovarmi in paradiso davanti a San Pietro, San Paolo, San Giuseppe e Sant'Antonio, ma quando capii di non avere gli occhiali realizzai che non erano altri che Marvin, Henry, Penelope e Thomas. E per fortuna, aggiungerei! Almeno con loro non avrei dovuto giustificarmi per quella volta che ho fatto lo sgambetto a un idiota della squadra di basket e quello si era rotto il naso. «Ditemi che non sono in infermeria e che questo non è il letto dove ha vomitato Jimmy Prescott.»

«È viva!» esclamò Penny con sollievo, e mi ritrovai con la testa schiacciata tra le sue braccia. «Lady Eloise l'aveva detto!»

«Ahi.» Avevo un mal di testa atroce e un dolore spaventoso alla tempia destra, il tutto accompagnato da una nausea davvero fastidiosa. Non ero morta, ma forse sarebbe stato meglio. «È davvero successo?» bofonchiai, nell'afferrare i miei occhiali dalle mani di Penny, che mi aveva lasciata andare. Quando mi fu possibile mettere a fuoco i loro volti per poco non scoppiai a ridere, tanto sembravano sollevati.

I loro volti stavano riacquistando colore, mentre gli occhi di Penelope erano rossi e gonfi.

«Cioè hai fatto una cosa stupidissima e hai rischiato grosso? Sì, è successo davvero» mi rimproverò Marvin, poco prima di tirare un sospiro con aria disinvolta.

«Ti sei persa Penelope che afferrava dai capelli Louise e Marvin che per poco non sveniva a causa del sangue. Ha persino provato a prenderti in braccio, prima di correre a vomitare.» Henry rise di gusto mentre si sedeva sul bordo del mio letto, con delicatezza. Sembrava tranquillo.

«Sangue?» Portai una mano alla testa e tastai delicatamente, sorpresa di trovarci una benda con un cerotto.

«È solo un taglietto da due punti» ci tenne a specificare Thomas, sotto il cui cappotto si intravedeva ancora il pigiama, segno che doveva essere corso lì in fretta e furia. «Ma le ferite alla testa sanguinano sempre molto e...» Lanciò un rapido sguardo a Marvin, il quale era diventato verde. Thomas ritenne opportuno non continuare.

«Mi hai potata tu in infermeria?» chiesi allora a Henry, sorridendogli a mia volta.

Lui scosse la testa. «Oh no, ero troppo impegnato a staccare le mani di nostra sorella dalla chioma di Louise Belmont.» Henry accarezzò la testa di una Penelope visibilmente imbarazzata e decisa a non mollarmi la mano.

«Chi è stato, allora?»

«Cornelia Valentine scortata dai cugini Horàk.» Henry rise di gusto, la testa reclinata all'indietro e le labbra spalancate. «Quando Jan ha provato a prenderti, per poco non l'ha morso.»

Trattenni un sorrisetto soddisfatto. Mi sentivo davvero sollevata all'idea di non dover ringraziare un ragazzo per aver fatto ciò che avrebbe fatto chiunque e con molto meno ego. Provai a tirarmi su e, fortunatamente, non accusai altro se non un lieve giramento di testa che scomparve poco dopo. Fuori dalla finestra il cielo era rosso e arancione, il parcheggio deserto, e al di là della porta non udivo il classico vociare nel corridoio. «Quanto ho dormito?» domandai.

«Le lezioni sono finite da un po'» convenne Marvin. Aveva lo sguardo stanco e sembrava aver messo da parte il tipico atteggiamento rissoso che adottava contro di me. Mi guardava senza perdermi di vista, gli occhi velati da quella spossatezza che giungeva appena dopo un grande sollievo.

«L'importante è che tu stia bene.» Thomas sembrò leggergli nel pensiero, ma Marvin non sembrò felice di quelle parole.

«Sul serio?» Fece una smorfia contrariata. «La tua fidanzatina ha quasi fatto uccidere nostra sorella e tu dici che l'importante è che lei stia bene? A me non sembra affatto stare bene.»

BarlowWhere stories live. Discover now