Devo vomitare

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Va bene. Il fatto che io avessi litigato con Louise non significava che non fossi più invitata alla sua festa, giusto?

Ok, mi aveva consigliato di non farmi vedere, ma nonostante qualche incomprensione eravamo ancora migliori amiche. E poi lei non sapeva che ero alla sua festa, perciò tecnicamente non c'ero. Mi sarei fermata non più del necessario, giusto il tempo per permettere alla nonna di andare a dormire e ai miei fratelli di unirsi alle rispettive comitive e dimenticarsi di me. Poi sarei sgattaiolata via.

Tuttavia, quando vidi il cancello di casa Belmont e la musica ad alto volume raggiunse le mie orecchie, per la prima volta provai un forte disagio e mi sentii un ospite indesiderato. Ecco, era esattamente quel tipo di sensazione che non avrei voluto provare, soprattutto davanti alla casa della mia migliore amica.

Davanti all'inferriata c'erano due bodyguard che controllavano macchina dopo macchina per assicurarsi che non ci fossero imbucati dell'ultimo minuto, tipo me.

«Io non sono in macchina» dissi tutto d'un fiato, bisbigliando, nella speranza che i cervelli dei miei fratelli non riuscissero a cogliere al volo l'interezza della frase.

Come no.

«Non sei stata invitata?» mi chiese Marvin subito dopo, infatti. Nel tono della sua voce c'era un retrogusto di cattiva soddisfazione che mi diede sui nervi.

«Certo che sono stata invitata» chiarii con un po' di stizza. Ero o non ero la migliore amica della padrona di casa? «Diciamo che ho qualche questione irrisolta con Louise e preferirei che non mi vedesse.»

Henry ridacchiò. «E pensi di restare nascosta per tutta la durata della festa?»

Sarebbe stato un bel piano, ma fortunatamente non ebbi il tempo di rispondere. Uno dei bodyguard bussò sul nostro finestrino, così cercai di celarmi quanto più possibile nell'oscurità dei sedili posteriori. Smisi persino di respirare.

Sentii il finestrino scivolare giù, e in un attimo la musica assordante riempii l'interno della macchina, tanto che quasi faticai a sentire Marvin parlare.

«Marvin e Henry Barlow» disse.

Ero certa mi avesse lanciato un'occhiataccia dallo specchietto retrovisore, quel bastardo.

Il bodyguard controllò sul suo iPad, dove presumibilmente aveva la lista degli invitati.

«Voi avete il permesso per lasciare la macchina» spiegò, prima di allungare il braccio per indicare una diramazione del vialetto principale. «Potete sistemarla nel retro della casa.»

Marvin annuì e richiuse il finestrino.

Spalancai la bocca dalla sorpresa, ma non osai tirarmi su e fiatare fino a quando non sentii la macchina ripartire.

«Vi fa persino lasciare la macchina, e solo per merito mio!» sbottai, mentre saltavo su dal mio nascondiglio e mi appendevo agli schienali dei due sedili davanti.

«Lessie, senza offesa» iniziò Henry. Questo significava che stava per offendermi. «Non metto in dubbio che Louise tenga in considerazione il fatto che siamo i fratelli della sua migliore amica, ma credo ci sia riconoscente per aver convinto l'intera squadra di basket a venire.»

«Che sfigata» gli fece eco Marvin, mentre scuoteva la testa e faceva retromarcia per parcheggiare.

Sconfitta, rassegnata, offesa e tante altre cose, mi appoggiai allo schienale e incrociai le braccia. «Spacconi» bisbigliai.

Una volta scesi dall'auto, ci ritrovammo tutti e tre a specchiarci nel lucidissimo rosso fiammante della jeep. Mentre Marvin si accertava che il ciuffo fosse ancora vigoroso e possente sopra la sua testa, Henry spettinava energicamente il suo.

BarlowWhere stories live. Discover now