Promessi Sposi

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(Revisionato)


Non è educato fissare la gente, proprio per questo mi sono sempre guardata dal farlo.

Penelope, invece, l'ha sempre trovato un passatempo alquanto divertente, forse perché non si era mai ritrovata dalla parte opposta: tra gli sventurati fenomeni da circo.

Io e Logan eravamo quasi dei maestri a ignorare le occhiate incuriosite e divertite di chi per caso si ritrovava a osservare i nostri battibecchi. Dico "quasi" perché tutte le volte mi sentivo come un animale da zoo, un babbuino femmina che lotta contro un babbuino maschio.

Detestavo quando succedeva.

Il pomeriggio seguente la mia visita a Louise, per esempio, avevo ignorato con evidente impudenza ‒ per la seconda volta! ‒ la punizione del colonnello Stronganova, i cui occhi marziali non mi vedevano da quasi due giorni. Mi ero nascosta bene, ma ‒ secondo la legge universale del "rimandare un problema non cesserà di farlo esistere" e bla bla bla ‒ non avevo fatto altro che peggiorare la situazione. In sostanza ero con i piedi ben affondati nel più sudicio, molliccio e puzzolente letame, quello fresco.

Tutta la tensione, la maledetta consapevolezza che una volta rientrata in casa mi aspettava come minimo il giudizio universale, non fecero che contribuire a rendere il mio umore buio e tetro come l'onice nera, quindi propensa in particolar modo a litigare con Logan Hardin.

«Sei in ritardo, stupida!»

Lui, com'era prevedibile, non mi rendeva le cose facili. Ci eravamo dati appuntamento fuori da Sogni e Gioielli, la gioielleria più rinomata in città, e arrivarci non era stato affatto facile. Aveva iniziato a piovere, non avevo l'ombrello e la ruota della mia bici si era bucata. Era facile immaginare in quali pessime condizioni mi presentai. Non solo i capelli inzuppati e i vestiti appiccicati alla pelle non aiutavano a farmi sentire meglio, ci si metteva pure quel cretino con il suo sguardo insolente e le braccia incrociate.

Ma chi diavolo pensava di essere per guardarmi con quell'aria accusatoria, mia nonna?!

«Sono qui solo perché i tuoi gusti sono osceni!» gli rammentai, giusto perché non ero un tipo propenso a rinfacciare le cose.

Logan mi fissò senza batter ciglio, le mani dentro le tasche del giubbotto di pelle e il volto in parte coperto dall'ombra del cappuccio, che continuava ostinatamente a tenere sollevato nonostante fosse ormai al riparo sotto il cornicione del palazzo. «Guarda che non sei costretta a farlo, sai? Puoi anche andartene.»

Il sangue mi ribollì nelle vene. Poteva almeno sforzarsi di sembrare un po' riconoscente, visto e considerato che a causa sua mi aspettavano minimo altri due mesi di punizione. Mi prudevano le mani, tanta era la voglia di prenderlo a schiaffi!

«Tu sei... Io ti... Stronzo

Logan mi lanciò un mezzo sorriso fin troppo arrogante, come tutte le volte che riusciva a farmi arrabbiare senza che io lo trascinassi giù con me nella sua trappola. «Va bene, ma prima entriamo e compriamo questo dannato anello.» Tirò giù il cappuccio e passò una mano fra i capelli, gesto che per lui doveva eguagliare la sana pettinata della quale aveva estremamente bisogno. Senza neanche aspettare una mia risposta, aprì la porta del negozio ed entrò.

Io lo seguii in automatico mentre roteavo gli occhi, non accorgendomi che quell'idiota non mi aveva neanche tenuto la porta aperta e finendoci dolorosamente contro, proprio con il mio naso troppo lungo. Sussurrai un'imprecazione molto volgare mentre mi affrettavo a entrare per pestarlo a sangue. «Maledetto nano di mer...»

«Non fare la cafona.»

«Te la spacco, quella faccia da hobbit!»

Logan sospirò, mi guardò con rimprovero e arrossì. Inizialmente non capii il perché di quella strana reazione, da parte sua mi sarei aspettata qualcosa come insulti sulla mia altezza o sul mio naso. Poi realizzai e mi ritrovai a mia volta ad arrossire: l'intero negozio ci guardava, commesse incluse. Proprio una di queste, sul cui cartellino c'era scritto "Stefy", era scoppiata a ridere e adesso si copriva la bocca con entrambe le mani, e di nuovo mi sentii invadere da quell'odiosa sensazione di trovarmi all'interno di uno zoo, ma dalla parte sbagliata del vetro.

BarlowWhere stories live. Discover now