Principessa mezzosangue

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Venni strappata via da Jan come un bambino viene allontano dal fuoco, e in un attimo sentii freddo.

Niente più braccia a stringermi, niente più calore attorno alle spalle, ma ancora viva quella struggente curiosità che mi aveva sempre spinta verso di lui: brucia?

Un secondo prima me ne stavo a dondolare stretta a lui con aria beata, subito dopo Thomas mi teneva per un braccio stringendo talmente forte da farmi male, possessivo, invadente, preoccupato.

Gemetti. Ero talmente in imbarazzo che avrei potuto iniziare a urlare proprio lì, nel bel mezzo della festa, e al diavolo la discrezione! Jan, la nostra relazione, non era una caramella rubata da tenere nascosta, e non sopportavo di essere trattata come una ladra ingenua che stava sfoggiando in pubblico il proprio bottino. Quando mi voltai per strappare a mio fratello tutti i suoi biondissimi capelli, qualcosa nel suo sguardo mi fece ammutolire. Per la prima volta non trovai il coraggio di sfidare Thomas, forse perché i suoi occhi, la rabbia che li accendeva, non erano rivolti a me e al mio comportamento inappropriato, ma a Jan.

«Se la toccate, se la tocchi un'altra volta, non ci sarà buonsenso in grado di impedirmi di ammazzare te e tuo padre.»

Nell'udire quella minaccia spalancai gli occhi, perché è vero che fra Barlow e Horák non c'erano mai stati rapporti degni di lode, ma nessuno dei miei fratelli si era mai permesso di minacciarli così apertamente. Occhiate torve? Silenzi? A volte qualche spallata, ma nient'altro. Nessuno di noi aveva mai avuto il coraggio di superare quella linea che Basilius Barlow aveva già ignorato in passato. Sentii la rabbia prendere il sopravvento e prima ancora di rendermene conto mi ritrovai al fianco di Jan, la mano stretta alla sua per far capire a Thomas che era proprio lì che avevo intenzione di rimanere, con lui. Avrei voluto urlarglielo in faccia, ma le labbra tremavano dalla rabbia. Tuttavia sapevo bene che erano bastate le mie dita intrecciate alle sue a palesare da quale parte del fronte avessi deciso di stare.

«Lessie, allontanati da lui.»

«Secondo me, invece, dovrebbe proprio restarmi accanto» rispose Jan con un tono strano, la cui apparente tranquillità sembrava solo voler celare la natura pericolosa di quella frase.

Lo guardai smarrita. Non lo avevo mai capito per davvero, e in parte era ciò che mi affascinava di lui, ma nonostante questo non mi ero mai sentita in pericolo. Eppure qualcosa nella sua voce mi aveva allarmata.

Thomas, che aveva imparato a riconoscere il mio turbamento fin da quando non avevo ancora imparato ad andare in bici, si sporse appena in avanti e allungò una mano verso di me. Sapevo cosa stava per fare: voleva approfittare della mia paura per tentare di farmi ragionare, per mettermi contro Jan e ricominciare con tutte le sue bugie.

Scossi la testa. Adesso che conoscevo il vero volto di Thomas, la maschera che indossava non riusciva più a ingannarmi. Non vedevo l'angelo che cercava di interpretare con dolci sorrisi e sguardi carichi di comprensione, ma il bugiardo che vi era dietro. «Dimmi perché dovrei allontanarmi da lui» dissi. «Dimmi la verità, non pretendere che io ti stia ad ascoltare quando non sei neanche in grado di parlarmi

«Sappiamo già la verità» farfugliò Jan con aria infastidita, mentre teneva gli occhi ben saldi su quelli di mio fratello. «Non vogliono che stiamo assieme perché siamo cugini

Nel frattempo anche Henry e Penelope ci avevano raggiunti, forse allarmati nel vedere Jan e Thomas intenti a fissarsi come due tigri di procinto di ammazzarsi.

Ci trovavamo al centro della sala, dove ormai quasi tutti avevano abbandonato le danze proprio a causa del clima di tensione che avevamo creato. Di certo lì, piantati nel punto meno discreto di tutta la festa, non passavamo inosservati né noi e né i nostri sguardi torvi.

BarlowWhere stories live. Discover now