Il nano più nano dei nani

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Sapete cos'è veramente divertente? Ve lo dico io cos'è veramente divertente.

È divertente il fatto che io abbia affrontato con coraggio e una non indifferente dose di stizza il criminale a capo della più importante famiglia di tutta Mistville, e che un'ora dopo averlo fatto me la stessi facendo sotto all'idea di parlare con Logan, il nano più nano dei nani.

Era da più di mezz'ora che mi tenevo a debita distanza dalla porta della sua stanza, mentre facevo avanti e indietro sotto gli occhi allibiti degli infermieri. I miei palmi erano umidi di ansia e impazienza, la gola secca come quella di un uccellino che ha cantato troppo e che adesso vorrebbe solo riposare.

Continuavo a pensare a cosa gli avrei detto una volta che i suoi occhi sfere di cristallina ingenuità si fossero poggiati su di me, ma ogni parola risuonava dentro la mia testa come una sporca e ipocrita scusa.

"Ciao, Logan"?

Troppo formale.

"Ehi, il colpo ti avrà accorciato ancora di più"?

Troppo forzatamente allegro e fuori contesto.

"Ciao, come va?"

Potevo davvero chiedere una cosa simile a uno a cui avevano appena sparato?

Un'occhiataccia da parte di una delle infermiere, infastidita dai miei passi agitati, mi ricordò che l'elettricità è contagiosa, e io ne stavo rilasciando troppa.

La gente iniziava a inquietarsi a causa mia e del mio palpabile nervosismo. Se qualcuno mi avesse sfiorata forse sarei esplosa, perché la sensazione era proprio quella di avere una bomba dentro di me.

O che io stessa fossi la bomba.

Eppure, in macchina mi era sembrato tutto così sensato e chiaro. Mi ero illusa di poterlo fare, di essere pronta, di doverlo a Jana e a quella normalità che le era stata negata, e che ora si offriva a me.

Lo dovevo a Jan, alle belle parole che mi aveva detto e che non potevo fingere di non aver ascoltato.

Lo dovevo a me stessa e a Logan, a noi due, perché meritavamo almeno un tentativo per dimostrare a noi stessi che se non altro ci avevamo provato. Dopo tutto quel casino essere felici era l'unica ricompensa che desideravamo.

E se fosse andata male?

Pazienza. Pazienza. Pazienza.

Dovevo iniziare ad abituarmi a prendere la vita per quello che era: imprevedibile, pericolosa, spesso diversa da come me l'aspettavo. Bisognava accettare le brutte notizie con la stessa arrendevolezza riservata a quelle belle.

Privarmi della vicinanza di Logan equivaleva a rinunciare alla felicità solo per paura di perderla, e rinunciare a qualcosa ancor prima di averla conquistata significava averla persa in partenza.

«Non avevo capito ti piacesse.»

Guardai Marvin, che per tutto il tempo della mia lotta interiore era rimasto appoggiato contro il distributore automatico a seguirmi con lo sguardo. Si stava mangiucchiando le unghie. Chissà quanto era costato al suo cervello unire i puntini del mio rapporto con Logan. Inoltre aveva pronunciato quella frase con un tono che conoscevo molto bene e che adottava solo quando non era certo di una cosa, ma non voleva darlo a vedere. Io e Henry lo avevamo sintetizzato con: ACA, cioè Affermazione Consapevolmente Azzardata.

La sua faccia diceva: allora, io ho partorito questo pensiero, ma siccome so di essere stupido e ho paura di aver detto una grande cazzata, spero che nessuno si incazzi.

BarlowWhere stories live. Discover now