Mai dire di no ai Barlow

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(Revisionato)


Quando mi richiusi la porta di casa alle spalle e qualcuno mi toccò un braccio, per un attimo temetti che avrei di nuovo avuto a che fare con Marvin Barlow e i suoi due neuroni, che erano stupidi tanto quanto lui. Pensai che avrei dovuto spiegargli perché Logan Hardin mi avesse riaccompagnata a casa, e di certo non avrei potuto dirgli che mi ero fermata a cenare con lui e che ci eravamo persino divertiti un mondo. Quando, invece, mi voltai a vidi il sorriso gentile di Thomas, mi ritrovai a mia volta a sorridere come la brava scema che ero. Per un istante dimenticai di essere nei guai, ma quando tornai con i piedi per terra il mio "sorriso da scema" si mutò rapidamente in un "sorriso colpevole".

«Tommy!» esclamai, con una risatina talmente nervosa che riuscii a strappargli un ghigno intenerito.

«Quando sono andato via, quelli ribelli erano Penelope e Henry.» Inclinò la testa di lato con aria confusa. «Adesso lui sta studiando e lei dorme, quanto a te...» I suoi occhi mi squadrarono dalla testa ai piedi, poi ridacchiò. «Stai diventando una criminale?»

In effetti dovevo avere un'aria molto buffa con i capelli inzuppati e i vestiti incollati addosso ma, nonostante i suoi modi molto dolci, quando ricambiai il suo sorriso non riuscii a metterci la solita affabilità di sempre. Non ero una criminale, non ero neanche una ragazza ribelle, in fondo avevo accompagnato un amico a fare un regalo. E a voler essere proprio sinceri, era lui quello pieno di segreti: non mi ero mica dimenticata della sua visita a Nicholas Belmont.

«Non ho fatto niente di male, e con questo intendo che non ho provocato Marvin e non ho fatto gli occhi dolci a Jan Horàk.»

Thomas non cambiò espressione e non sembrò infastidito dal mio comportamento insolito, anzi, con mia stessa sorpresa allungò le mani e spostò dal mio volto i capelli che vi erano appiccicati sopra. «Lo so, non l'ho mai pensato.»

Lo guardai senza capire. «Allora perché sei preoccupato?»

«Sei strana.» Sembrò pensarci su, gli occhi sollevati verso il soffitto come se fosse alla ricerca di una parola più adatta per spiegarmi. «Arrabbiata.»

L'irascibilità non era mai stata un tratto distintivo del mio carattere. Lo era la timidezza, la curiosità, ma non la rabbia. Quella prendeva il sopravvento solo quando non capivo qualcosa o quando mi sentivo spaventata. Come in quel momento.

Aprii la bocca per rispondere, per richiuderla subito dopo. Come potevo dirgli che Jan Horàk mi aveva dato il diario della sua sorella morta suicida dove, a suo dire, c'era scritto che lui e il resto dei Barlow non erano miei fratelli? Suonava davvero ridicolo, paranoico, e da fanatici di complotti.

«Senti, perché non parliamo un po'?» mi esortò Tommy, mentre passava un braccio attorno al mio collo e mi guidava verso il salotto. Non opposi troppa resistenza e zampettai fino alla comoda poltrona alleviarimproveri, dove sedetti sul bracciolo e lo osservai in silenzio.

Non fidarti di lui.

Ripensai alle parole di Marvin e lo maledii per avermi messo in testa idee talmente assurde. Avrei messo la mia stessa vita nelle mani di Thomas, anzi, quella di Penelope.

«Che resti fra me e te, Lessie.» Thomas mi venne lentamente incontro e si tolse la felpa, restando solo con una canottiera a maniche corte. «Sei l'unica Barlow a essermi mancata.» Con delicatezza lasciò scivolare l'indumento sulle mie spalle, poi la sistemò in modo tale che non cadesse giù. Mi resi conto di star tremando dal freddo solo quando, a contatto con la felpa già riscaldata da lui, avvertii immediato sollievo. Starnutii all'improvviso.

BarlowWhere stories live. Discover now