6 - Believe

386 52 174
                                    

«Allora, come sta il pennuto?» s'informò Jem entrando in camera di Sara dove trovò i due amici ad attenderlo. Era una stanza spaziosa con le pareti color lilla, un grande letto al centro, un lungo armadio a parete e, di fronte alla porta, la finestra con l'angolo lettura coperto di cuscini colorati che Sara adorava. Lì stava accovacciata la ragazza con un voluminoso romanzo tra le mani: Grandi speranze di Charles Dickens.

«Abbastanza bene. Tra qualche giorno riprenderà a volare» rispose Will dal grande tappeto su cui era steso, l'espressione meditabonda, il diario aperto e la matita logora dietro l'orecchio.

«Tu hai qualche rotella fuori posto, amico,» commentò Jem scaricando lo zaino a terra e sedendoglisi accanto «a volte faccio fatica a capirti.» Will sollevò lo sguardo dalle pagine e lo fissò intensamente per qualche secondo.

«Vedi, Jem, la compassione è un sentimento nobile... ma senza l'azione non serve a nulla, è fine a se stessa. Un po' come queste poesie, se vuoi: art for art's sake» sentenziò agitandogli il diario sotto al naso.

Eccolo, l'artista all'attacco. Quando meno se l'aspettava, Will se ne usciva dal nulla con quelle perle di saggezza che lo lasciavano senza parole. E lui non era uno che restava facilmente senza parole. Jem aveva sempre pensato che Will avesse un che di ultraterreno. Come poteva spiegarsi altrimenti una tale profondità d'animo? Aveva quel dono di riuscire a catturare aspetti sensibili della realtà che gli altri ignoravano.

«Oh, mamma, questa devo scriverla subito! Dov'è il quaderno degli aforismi?» trillò Sara balzando in piedi e andando a rovistare sulla scrivania affollata di libri e quaderni. La ricerca fu presto interrotta dallo squillo del suo smartphone.

«Scusate, torno subito» fece afferrando il telefono e uscendo al volo dalla stanza.

«Sbaglio o eravamo d'accordo a metterli silenziosi?» si informò Jem.

«Non sbagli. Sarà importante, evidentemente» constatò Will grattandosi la nuca. Dopo circa cinque minuti, Sara rientrò accolta dagli sguardi interrogativi degli amici.

«Ebbene?»

«Raga, era il prof Romano: mi ha detto che le nostre poesie gli sono piaciute un sacco. Le trova... com'è che ha detto? Ispirate!» affermò Sara incapace di contenere un sorriso a trentadue denti. A quelle parole i due sgranarono gli occhi.

«Frena un attimo. Potresti ripetere? Non credo di aver sentito bene» fece confuso Will.

«Stai dicendo che Romano ha letto le nostre poesie?» chiese Jem sbalordito.

«Beh, sì. Mi pareva di avervelo accennato... Gliele avevo passate a giugno, finita la scuola. A quanto pare se le è lette quest'estate.»

«Stai scherzando, vero?» esclamò Jem incredulo.

«Cavolo, potevi avvisare però» aggiunse Will risentito.

«Oh, zitti un minuto e state a sentire! Dopo quello che vi dirò mi ringrazierete.»

«Pure!»

«Non hai già fatto abbastanza danno?»

«Eh no, miei cari. Il bello deve ancora venire» dichiarò Sara che chiaramente non stava più nella pelle. «Romano mi ha chiamata per dirmi che l'altro giorno era con un amico editore. Parlando di giovani autori, gli siamo venuti in mente noi: ha fatto i nostri nomi e ha parlato delle nostre poesie. Gli ha detto che abbiamo del talento e che è raro di questi giorni trovare gente interessata alla poesia, specialmente tra i giovani. Gliene ha fatta leggere qualcuna e pare che anche lui sia rimasto colpito. Stanno valutando la possibilità di farcele pubblicare!»

Jem e Will rimasero a fissarla interdetti per alcuni secondi mentre quella notizia faceva breccia nelle loro menti.

«Cioè, scusa, io sto ancora metabolizzando il fatto che le nostre poesie siano finite nelle mani del nostro professore d'italiano... e qui a momenti diventano di dominio pubblico?!» fece Jem ancora più confuso.

«Non fraintendermi, Sara: è una notizia incredibile ma... non avrai esagerato? Perché le hai passate al prof?»

«E senza la nostra autorizzazione» sottolineò in tono pungente Jem.

«Perché voi due siete troppo modesti! Sapete che le nostre poesie non sono male ma non avreste mai fatto il passo successivo, ammettetelo. Qualcuno doveva pur prendere l'iniziativa.»

«Non ti sei per caso fermata un secondo a pensare che, magari, non vogliamo pubblicarle? Che vogliamo tenercele per noi?» le domandò Jem insidioso, lanciando un'occhiata a Will nella speranza di ricevere man forte dall'amico.

«E perché no?» fece quest'ultimo a sorpresa, lasciando Jem di sasso. «Se per qualcuno ha senso pubblicarle perché dovrei oppormi? Se avremo un pubblico non sarà più arte fine a se stessa. Potremo dare un valore concreto a quello che finora abbiamo coltivato solo come un passatempo.»

«Grande, Will! Così mi piaci» esultò Sara battendo le mani euforica. «Sentite, Romano ha un'idea: potremmo fare una raccolta dei nostri pezzi migliori, pubblicarla e sponsorizzarla nelle scuole e librerie del paese. Potrebbe essere un input per far avvicinare i ragazzi alla poesia. Non sarebbe bello?»

«Più facile a dirsi che a farsi» obiettò scettico Jem.

«Ma potremmo valutare la proposta, no? Non ho mai pensato di far leggere le mie poesie a sconosciuti, ma se ci impegnassimo noi in prima persona? Se ci credessimo davvero? Chissà che non susciti in qualcuno interesse per il genere, come dice Sara» asserì Will.

«Quindi dovremmo imbarcarci in un progetto editoriale? Tre studenti del liceo?»

«Perché no? A quanto pare abbiamo pure un mecenate. Vale la pena tentare» constatò Will ancora frastornato da quell'inattesa notizia. «"Più alto vola il gabbiano, e più vede lontano"» aggiunse ammiccando fiducioso ai due amici.

«Io ci sto» confermò Sara con convinzione dando il cinque a Will.

«Scusate, solo io trovo assurdo tutto ciò?» insisté Jem grattandosi perplesso la nuca.

«Cavolo, raga, v'immaginate se le cose andassero bene e la voce si spargesse fino a Milano?» proruppe Sara saltellando eccitata, ignorando le proteste dell'amico.

«Sarebbe grandioso» sospirò a sua volta un sognante Will.

«Ehi ehi, state calmi» intervenne Jem a frenare i bollenti spiriti. «Non siamo ancora partiti e già vorreste toccare il traguardo?»

«E che caz, Jem! Non rompere come al solito,» lo rimproverò Sara «lasciaci godere questi sogni di gloria!»

«Sì, sognate pure voi due! Credete davvero che, oltre a noi, a qualcuno là fuori possa interessare leggere le nostre poesie? Il primo video demenziale su YouTube riscuoterebbe maggior successo. E poi mi spiegate tutto questo coinvolgimento da parte del prof? Secondo me c'è qualcosa sotto.»

«Oltre al fatto che Sara ci prova con lui?» ridacchiò Will, beccandosi dritto in testa il pesante libro che Sara aveva lasciato sulla scrivania. «Ahi!»

«Come osi?»

«E dai, Sara, lo sappiamo che hai un debole per l'affascinante e acculturato Livio. L'Alberto Angela della scuola...» rincarò Jem con un ghigno beffardo.

«Guarda che ce n'è anche per te!»

«E meno male che è una pacifista» commentò Will massaggiandosi il capo dolorante.

The DreamersWhere stories live. Discover now