29 - Denial

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Dicono che chi subisce un lutto passi attraverso cinque fasi.

La prima fase è quella della negazione. La negazione agisce come un meccanismo di difesa dal dolore sulla persona colpita dalla perdita, una sorta di protezione contro una sofferenza devastante.

La negazione era stata la reazione di Jem, di Sara, dei genitori di Will, di tutti alla notizia della morte di Will e del ritrovamento del suo corpo in mare. Sara aveva perso la testa, i genitori di Will erano a pezzi e Jem... beh, lui sarebbe rimasto aggrappato al corpo di Will per il resto dei suoi giorni se non l'avessero trascinato via da lui a forza.

Secondo quanto riportava il referto dell'autopsia, la morte di William De Santis era avvenuta per annegamento fra le tre e le tre e mezza della notte del 18 agosto; la corrente della laguna aveva trascinato il corpo fino a Venezia, dov'era stato rinvenuto a ovest dell'isola della Giudecca alle ore 11.05 dello stesso giorno. Non erano stati rinvenuti lividi, né segni di colluttazione, né sangue sul suo cadavere. Di contro, venne accertato che il tasso alcolemico al momento del decesso fosse di gran lunga al di sopra del livello consentito.

Dopo ripetuti ed estenuanti interrogatori, Sara e Jem erano stati liberati da ogni sospetto di aver provocato la morte di Will. Erano riusciti gradualmente a riportare alla memoria frammenti di quella notte di festeggiamenti che si era svolta in un'atmosfera assolutamente gradevole e pacifica. I loro ricordi finivano intorno alle due, quando avevano cantato a squarciagola la loro canzone abbracciati sul divano; quel divano su cui Jem e Sara dovevano essersi addormentati subito dopo. Restava un vuoto, un buco di un'ora circa di cui non avevano nessun ricordo. La polizia aveva ispezionato l'imbarcazione in lungo e in largo ed esaminato tutti i loro averi ma non aveva trovato né indizi, né messaggi che potessero aiutare a far luce sul caso. Due erano state le ipotesi avanzate dagli investigatori.

La prima era che Will, in preda all'ebbrezza, si fosse ritrovato solo sul ponte a notte fonda e avesse perso l'equilibrio cadendo in mare. In quel caso, se si fosse trattato di un incidente, Will avrebbe gridato aiuto e qualcuno dei passeggeri l'avrebbe sentito e sarebbe di certo accorso a salvarlo. Eppure, le testimonianze dei tre rimasti a bordo concordavano sul fatto di non aver sentito alcun richiamo o rumore quella notte.

La seconda ipotesi, quella più accreditata e agghiacciante, era che si trattasse di suicidio, premeditato o meno. Will avrebbe potuto approfittare del contesto festaiolo della serata e dell'isolamento garantitogli dalla loro posizione in mare per compiere indisturbato il gesto fatale. Ma, se così fosse stato, perché l'aveva fatto?

Sui perché si aprivano mille interrogativi e nessuna certezza. Per la fama dei tre ragazzi e per la drammaticità della morte di Will (intesa nella sua accezione teatrale), il comunicato stampa della tragedia aveva fatto il giro d'Italia, divenendo notizia di prima pagina. I media e l'opinione pubblica si erano scatenati nell'indovinare i motivi di quella morte funesta.

C'era chi diceva che William De Santis, artista tanto talentuoso quanto sensibile, si fosse suicidato a causa dello stress psicologico derivato dall'eccessiva pressione che i media avevano esercitato su di lui negli ultimi tempi; chi diceva che, così come aveva assunto alcolici oltre misura, poteva anche aver consumato sostanze stupefacenti che gli avrebbero fatto perdere coscienza facendolo precipitare in acqua; c'era poi chi diceva che avesse consapevolmente deciso di morire, orchestrando un gran finale a effetto ispiratogli dal suo estro artistico; c'era perfino chi sosteneva che il ragazzo potesse aver scoperto di avere una malattia terminale e avesse deciso di farla finita e uscire di scena a modo suo.

Qual era la verità? Nessuno poteva saperlo. L'unica persona a sapere cosa fosse successo dalle due alle tre di quella notte del 18 agosto non c'era più: aveva affidato quel segreto, insieme alla sua preziosa vita, alle acque silenti di quella città incantata che era Venezia.

Una cosa, però, era certa: Will aveva messo prematuramente la parola fine sul suo futuro e su quello di Jem e Sara. E loro non si erano accorti di niente e non avevano potuto far niente per impedire che accadesse. Avevano toccato il cielo con un dito per poi finire dritti all'inferno.

Avevano avuto tutto e, in una notte, avevano perso tutto.

The DreamersWhere stories live. Discover now