17 - Calendar Boy

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Finita la colazione, i tre scesero lungo il sentiero battuto che portava alla spiaggia dei faraglioni di Scopello. Ad accoglierli, la tonnara con i suoi casolari bianchi e le ancore arrugginite. L'intonaco delle facciate, arso dalla calura estiva, e l'aria immobile trovavano ristoro nella distesa verde-azzurra del mare, protagonista della scena nella sua sfolgorante veste policroma.

Sara, Will e Jem scaricarono in fretta la loro roba in uno dei pochi spazi liberi e corsero ad arrampicarsi sugli scogli dai quali i bagnanti più audaci amavano tuffarsi. 

«Ehm ehm, siamo sicuri?» chiese Will guardando incerto il blu intenso del mare sotto ai suoi piedi.

«Per niente» rispose Jem riluttante, le mani sui fianchi.

«Niente paura, raga! Mi sarò tuffata da qui almeno due anni fa» esclamò Sara in tono disinvolto con l'intento di incoraggiarli.

«E non ti è bastato?» insinuò allarmato Jem.

«No. Voglio condividere le cose belle con i miei amici» gli sorrise complice Sara.

«Che pensiero gentile.»

«Perché stiamo sempre ad ascoltarti?»

«Perché siamo incoscienti.»

«Risposta sbagliata. Perché vi fidate di me!» concluse Sara con convinzione; poi porse con sicurezza la mano agli amici, che gliela strinsero. Si avvicinarono al bordo frastagliato di roccia che cedeva il posto all'imponente distesa d'acqua sotto i loro piedi.

«Ok, ora chiudete gli occhi, fate un bel respiro e svuotate la mente» disse decisa Sara. Will e Jem, dopo essersi scambiati un'occhiata scettica, fecero come aveva detto. «Bene. Sentite, il segreto è non guardare giù, ok? Al mio tre ci buttiamo. Uno... due... tre!»

I tre, tenendosi per mano e con l'adrenalina a mille, si lanciarono insieme dalla roccia, precipitando nel vuoto; l'ultima cosa che sentirono furono gli strilli acuti di Sara, prima di sprofondare nel silenzio delle acque marine. Riemersero a non molta distanza l'uno dall'altro e si raggiunsero con poche bracciate.

«Brrr, è ghiacciata!» esclamò Jem tremante.

«Wow! Lo rifacciamo?» propose esaltato Will mentre Sara portava indietro i capelli e rideva delle loro facce sorprese.

Il mare li avvolgeva in un confortevole abbraccio, ammiccando col suo scintillio intermittente laddove i raggi del sole lambivano la superficie blu. I faraglioni si stagliavano aspri e maestosi sopra le loro teste, giganti di roccia ammantati da rigogliosi strati di fichi d'India. Da quel punto potevano ammirare più da vicino le due torri medievali, già avvistate dalla strada, svettanti nella loro grigia austerità.

Oltre le boe arancioni, barche grandi e piccole ondeggiavano placide animate dalle voci degli ospiti a bordo e dei bagnanti che vi sguazzavano attorno. C'era chi sonnecchiava su un materassino colorato cullato dalle onde, chi munito di maschera esplorava i fondali brulicanti di pesci.

Dopo un rigenerante bagno nelle acque limpide e fresche, Sara e Jem tornarono alla loro postazione. Sara indossò gli occhiali da sole e un largo cappello di paglia, prese il cellulare dalla borsa e si distese sul telo accanto a Jem.

«Speravo lo avessi lasciato in hotel» commentò questi osservando contrariato il dispositivo-droga da sotto i suoi occhiali da sole.

«Scherzi? E privarmi così della possibilità di immortalare questi momenti?» fece lei puntandogli impertinente l'obiettivo contro e scattandogli una foto. «Ecco, appunto» mormorò lui corrugando la fronte e scuotendo rassegnato il capo, come a dire "povero illuso".

In quella piccola e scenografica parentesi azzurra la gente faceva il bagno, prendeva il sole, mangiava e chiacchierava spensieratamente.

«E se ci inventassimo una canzone?» propose di punto in bianco Sara mentre le hit del momento risuonavano in sottofondo da un telefono alle loro spalle. «Le parole non ci mancano, no?»

«Non credo sia tanto una questione di parole,» commentò pacato Jem «se vuoi sfornare l'ennesimo tormentone dell'estate, punta tutto su una musica latino-americaneggiante, un corpo di ballo sexy e sculettante e il gioco è fatto! È questo che vuole la gente.»

«Oh, vacci piano con il buonumore, Lord Byron!» ironizzò Sara raccogliendo i capelli con un elastico. «Comunque non posso darti torto. Hai vinto, per l'ennesima volta.»

«Non è mica una gara. Dico solo quello che penso» ci tenne a precisare Jem.

«Magari potremmo puntare a qualche Christmas carol» propose Sara rivolgendogli un sorriso radioso che Jem non poté non ricambiare.

Nel frattempo Will era uscito dall'acqua e li stava raggiungendo. Sara fece subito a Jem segno di fare silenzio, nascose il cellulare dietro la borsa tenendo fuori la fotocamera e cominciando a fare scatti a raffica in direzione dell'ignaro Will. Non c'era ragazza che non si voltasse al suo passaggio, mentre avanzava tra i ciottoli bianchi: era impossibile ignorare quel fisico scolpito e quel profilo da dio greco.

«Ti sei saziato per oggi?» gli domandò Jem mettendosi su la sua migliore poker face.

«Direi di sì» sbuffò lui, mettendosi disteso accanto a Jem, chiudendo gli occhi e rivolgendo appagato il viso al sole. Sara ne approfittò per continuare a scattargli foto, a sua insaputa, coperta da Jem.

Clic. Clic.

«Mmm?» mugugnò Will, sentendo il rumore degli scatti e aprendo perplesso un occhio in direzione degli amici. «Che succede?»

«Succede che la tua tartaruga sta per diventare patrimonio dell'umanità» lo informò Jem con un ghigno beffardo stampato in faccia. Will sgranò gli occhi allarmato e si tirò su a sedere. «Cooosa? Fermati, subdola ingrata!» urlò allungando il braccio in direzione del telefono di Sara nella speranza di interrompere quel servizio fotografico non richiesto.

«Ah ah, ma che dici? Io ti sono gratissima! E, tra poco, migliaia di persone saranno grate a me» sogghignò Sara trionfante continuando a smanettare sul suo smartphone mentre Jem si godeva divertito quel comico battibecco.

«Guai a te se pubblichi anche solo una foto senza il mio consenso!» l'ammonì Will minaccioso.

«Ecco, vedi? Sei troppo modesto! Non valorizzi appieno le tue notevoli risorse» gli spiegò lei, cercando di mantenere un minimo di contegno mentre apriva una foto e zoomava sul suo petto abbronzato e cosparso di goccioline. «E poi dobbiamo tenere vivo l'interesse dei follower! Vedrai che bel calendario che ti faccio...»

Will a quel punto capì che doveva passare all'attacco: balzò in piedi e le si fiondò addosso, cercando di strapparle il cellulare di mano. Questa scoppiò a ridere e a dimenarsi non appena Will iniziò a farle il solletico e lanciò il telefono a Jem, il quale si portò a distanza di sicurezza dai due, sollevò gli occhiali da sole e sfogliò in fretta la galleria.

«Uh, altro che calendario... Qui c'è materiale per ricattarti a vita!»

«Nooo, traditore!» urlò Sara oltraggiata. «Non cancellarle!»

«Prometti che non le pubblicherai mai?» le chiese Will tenendola stretta con un braccio e solleticandola con l'altro.

«Ah ah... io... ah ah, non... posso assicurartelo... Sai quanti soldi potrei fare con quelle? Ah ah ah...»

«Allora non mi lasci altra scelta, mia cara» le comunicò Will, lanciando un'occhiata complice a Jem, il quale depositò al volo gli occhiali e il cellulare di Sara nella borsa e lo raggiunse. Era giunto il momento della vendetta: le tolsero cappello e occhiali da sole, la afferrarono uno sotto le ascelle, l'altro per le gambe e, nonostante le sue accese proteste, la scaraventarono con forza in acqua, beccandosi tutto il suo colorito repertorio di maledizioni.  

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