24 - Breaking Dawn

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Al suo risveglio, Jem si ritrovò steso sullo spazioso divano della cabina, circondato da cuscini rossi e con Sara placidamente addormentata su di lui, entrambi coperti da un plaid sottile. Sollevò appena il capo per guardarsi intorno. Will non c'era. Probabilmente era riuscito a trascinarsi nella cabina letto, a differenza loro che dovevano essere crollati di sonno lì stesso senza neanche accorgersene.

Cercò di ricordare la sera precedente, ma con scarso successo. Quanto avevano bevuto? Riuscì a rievocare solo immagini indistinte di loro che bevevano, ballavano e cantavano più felici e spensierati che mai. Eppure sentiva che c'era dell'altro. Ma cosa? Maledetto alcol che gli provocava quegli insopportabili vuoti di memoria. Detestava non avere il controllo della situazione e delle proprie azioni. Aveva già sperimentato quella sgradevole sensazione la mattina dopo il fatidico party, quando avrebbe dato tutto per sapere cosa fosse successo la notte precedente.

E ora? Gli pareva di vivere una scena già vissuta. Ma con una differenza non trascurabile: Sara era sopra di lui, addormentata, il capo abbandonato sul suo petto; poteva sentire il suo respiro lento e regolare scandire ignaro quegli istanti di pura beatitudine. Jem non aveva la più pallida idea di come fosse finita la serata; di una cosa, però, era certo: non si sarebbe mosso di lì finché lei non si fosse svegliata.

Passò interi minuti ad ammirare la sua sagoma sinuosa rannicchiata su di lui alla luce fioca del mattino che penetrava dalle tende, stando attento a non fare movimenti bruschi. Ma la voglia di toccarla prese presto il sopravvento: doveva assicurarsi che tutto quello fosse vero. "Come faceva a essere sempre così bella?" si domandò Jem, perso nella contemplazione di quel profilo celestiale. Scostò delicatamente una ciocca di capelli dal suo viso, portandogliela dietro l'orecchio e lasciando poi scivolare la mano sulla sua guancia morbida.

Quel lieve tocco bastò a interrompere l'incanto. Sara mosse piano il capo e a seguire il resto del corpo, stiracchiandosi con una lentezza e languore tali da mandare Jem in visibilio. «Mmm» gemette aprendo appena gli occhi. Non appena si accorse di essere letteralmente addosso a Jem, si tirò su di scatto squadrandolo con un misto di stupore e sospetto.

«Oddio, Jem! Che è successo? Che abbiamo fatto?»

«Buongiorno anche a te» le disse Jem in tono ironico. «E buon compleanno» aggiunse lanciandole un'occhiata volutamente equivoca. Sara increspò la fronte, poi sgranò gli occhi spiazzata. Jem a quel punto non riuscì più a mantenersi serio davanti alla sua faccia sbigottita e scoppiò a ridere.

«Niente di compromettente, tranquilla. Siamo entrambi vestiti» sdrammatizzò mentre lei gli scagliava indispettita un cuscino sul petto. «Però, se vuoi, puoi dirmi a cosa stavi pensando...» la provocò alzando interessato un sopracciglio e beccandosi una cuscinata dritta in faccia.

«Lord Byron, faresti meglio a tacere» lo ammonì Sara tra il divertito e l'oltraggiato; poi sospirò e si strofinò la fronte con le mani. «Oh, merda, che fitte! C-cosa mi sono persa? Non... non ricordo niente se non che ho bevuto tanto... troppo... e che...»

«Hai pianto come una fontana» le venne in soccorso Jem con un sogghigno.

«Oh, già...» ricordò Sara, grattandosi il capo e guardandolo con aria colpevole. «Scusa.»

«Per cosa?»

«Ehm, non saprei di preciso, ma sai per sicurezza...» mise le mani avanti lei. Al che si fissarono per un attimo con faccia seria prima di esplodere in una fragorosa risata. «Ok ok, ci sono: scusami per esserti collassata addosso come un sacco di patate, impedendoti ogni possibilità di fuga» dichiarò infine coprendosi il volto imbarazzata.

«Figurati. È stato un piacere» le rispose Jem scrollando le spalle. «Anche se non devo essere stato molto comodo come materasso.»

«Comodo o no, sarei crollata comunque. Che sonno... Ma quante ore avremmo dormito? Tre? A proposito, che ore sono?»

«Uhm, le sei e mezza» la informò Jem allungando la mano sul suo cellulare abbandonato ai loro piedi e leggendo l'orario sullo schermo.

«Ma Will dov'è?» chiese Sara inforcando gli occhiali e guardandosi attorno. «Dobbiamo fare colazione, pulire questo casino e radunare le cose prima dell'arrivo...»

«Ehi ehi, rilassati. Dovremmo sbarcare per le otto. Abbiamo tutto il tempo» le disse Jem, deciso a prolungare il più possibile quei momenti di spensieratezza insieme a lei. «Acqua?»

«Oh sì, grazie.»

Mentre Jem si alzava e andava verso il frigo, Sara recuperava il suo smartphone e scorreva la galleria con le foto dei loro festeggiamenti per il raggiungimento della maggiore età. «Che serata, ragazzi!» Aveva un sorriso sognante sul volto quando Jem la raggiunse porgendole un bicchiere d'acqua fresca. «Grazie. Stavo guardando le foto di ieri: forse possono aiutarci a ricordare» lo informò Sara bevendo un sorso. «Ah, e per la cronaca, finora non ho trovato scatti compromettenti» aggiunse squadrando Jem di traverso.

«Meno male, allora: la tua virtù è salva!» scherzò quest'ultimo, bloccandole i polsi prima che potesse lanciargli qualcos'altro contro. Sara dovette limitarsi a sbuffare e ad abbassare le braccia; poi passò a studiare allarmata i suoi capelli appiccicosi. «Mamma mia, che schifo! Sarò in uno stato pietoso... Devo rimettermi subito in sesto per stasera» disse mentre Jem tirava su le tende, lasciando che la luce del mattino entrasse nella cabina insieme a una vista mozzafiato sulla laguna di Venezia.

«Buon compleanno, milady!»

«Wooow!» esclamò Sara portandosi sbalordita una mano alla bocca. Davanti ai loro occhi si stendeva la meraviglia di Venezia al sorgere del sole: il cielo rosa arancio all'orizzonte, le luci del mattino sulle facciate delle case, la nebbiolina a pelo d'acqua, i caratteristici pontili e pali in legno immersi nell'acqua dai riflessi dorati.

«Che spettacolo! Un'alba su Venezia che neanche i vip al Festival del Cinema» boccheggiò Sara passando distrattamente il bicchiere vuoto a Jem che, nel prenderlo, si ritrovò con le dita intrecciate alle sue. Quel contatto inatteso fece voltare Sara: gli occhi grandi e marroni di lei incontrarono quelli allungati e scuri di lui. Seguirono secondi di silenzio imbarazzato. Secondi preziosi, in cui potersi perdere in quegli occhi incantevoli, da cerbiatta, che aveva sognato più di quanto ci tenesse ad ammetterlo.

«Ehm, ehm... ne vuoi ancora?» prese infine la parola Jem, alzandosi di scatto senza aspettare la sua risposta e dandole le spalle nel timore che potesse leggergli in volto quello che provava.

«No, grazie» disse Sara scuotendosi e indossando le scarpe. «Vado a chiamare Will. Non vorrà perdersi questa visuale da sogno!» gli comunicò alzandosi e sfiorando una spessa bottiglia di vetro dalla forma retrò ai suoi piedi. «Oh no, non ci posso credere! Quand'è che ci siamo scolati tutto quest'assenzio?» domandò Sara scioccata recuperando la bottiglia e depositandola sul tavolino accanto a quel che restava degli altri alcolici.

«Domanda da un milione di dollari» replicò Jem con un sospiro nostalgico, lo sguardo rivolto alla laguna oltre le vetrate.

«Ehi, Jem» lo chiamò Sara alle sue spalle con una mano sullo stipite della porta. Questi si voltò interrogativo nella sua direzione. «Buon compleanno anche a te» gli disse, regalandogli un sorriso dolce prima di voltarsi e uscire dalla cabina.

The DreamersWhere stories live. Discover now