7 - Poems

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Ottobre e novembre passarono tra fitti scambi di chiamate e messaggi tra i ragazzi, il professor Livio Romano e l'editore. Il 25 novembre 2017 la raccolta di poesie vide la luce. Sara, Will e Jem stentavano a credere che fosse vero finché il prof non gli consegnò l'opera di persona. Era un volumetto di un'ottantina di pagine, rilegato in brossura. Sulla copertina dai sinuosi motivi floreali color pastello spiccava, bianco e in stampatello, il titolo "POEMS" seguito dai nomi dei tre autori: Geremia Casiraghi, William De Santis e Sara Villa. In basso, una piccola "a" stilizzata, simbolo della casa editrice.

Il professor Romano aveva preso a cuore l'impresa dei suoi pupilli e si era preoccupato di contattare tutti i librai e colleghi dei circoli letterari di sua conoscenza per promuovere la loro raccolta di poesie.

Quel pomeriggio di fine novembre li attendeva la loro prima presentazione alla libreria Bibliofilos.

«Oooh, ecco i miei baldi giovani!» li accolse sorridendo il professor Livio Romano. Era un uomo sulla quarantina, snello e di media statura, folti capelli castani e barbetta leggermente incolta, occhiali dalla montatura sottile e rettangolare; indossava un maglioncino di cotone grigio, pantaloni marroni e scarpe sportive, e sfoggiava quel portamento giovanile e accattivante che faceva crollare le studentesse ai suoi piedi. Will e Jem lo stimavano per la sua preparazione e per il modo in cui riusciva a catturare l'attenzione in classe, ma concordavano sul fatto che si crogiolasse un po' troppo in quella sua nomea da affermato e piacente uomo di cultura.

«Ed eccoci qui, finalmente: la vostra prima public reading! Come vi sentite?»

«Dire agitati sarebbe un eufemismo» rispose Jem con voce tesa.

«Ah ah, state tranquilli! Sarà finita in men che non si dica, perciò godetevela. Venite, vi presento l'editore e il libraio.»

Romano condusse il trio in una seconda stanza più ampia e luminosa, debitamente allestita per la presentazione: c'erano circa una cinquantina di sedie mentre in fondo ne erano schierate sei rivolte verso la sala; accanto, un tavolo rettangolare sul quale erano state impilate diverse copie della loro raccolta di poesie. Davanti al tavolo, due uomini chiacchieravano in tono vivace. Uno era minuto e smilzo con una camicia a quadretti, capelli grigi e radi e lenti tonde sul naso adunco. L'altro era un tipo distinto dall'aria cortese, barba rasata, giacca blu sopra a una camicia bianca con colletto sbottonato, pantalone scuro e scarpa lucida.

«Signori, ecco i nostri tre moschettieri!» li annunciò in tono trionfale Romano. «Sara, William, Geremia, vi presento il libraio: il signor Alfonso Colombo» disse il professore indicando l'anziano signore dall'aspetto trasandato ma dall'aria vispa. «E il vostro editore, nonché mio grande amico, Luca Martini» continuò in direzione dell'uomo dall'aspetto manageriale. La sua casa editrice, Aura, fondata a Milano dieci anni addietro si era specializzata in poesie e narrativa, puntando soprattutto sui giovani talenti. Questa scelta negli anni si era rivelata azzeccata: Aura era riuscita a distinguersi nel mare magnum dell'editoria nazionale per aver lanciato alcune delle penne più promettenti del capoluogo lombardo. I tre si avvicinarono a turno ai due uomini per stringergli la mano.

«Grazie, signor Colombo, per averci concesso il suo tempo e spazio» fece Will porgendo cortese la mano al libraio.

«Oh oh, ragazzi, il piacere è tutto mio» sorrise questi stritolandogli la mano e squadrandolo dalla testa ai piedi con estremo interesse. «Di questi tempi non si vedono molti giovani in libreria, sapete?»

«È un peccato» commentò Jem, stringendo a sua volta la mano al vecchio arzillo e guardandosi attorno. «Ha una libreria davvero ben fornita.»

«E grazie a lei, signor Martini, per averci permesso di pubblicare le nostre poesie» continuò Sara porgendo la mano all'editore.

The DreamersWhere stories live. Discover now