28 - The Other Side

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Col passare delle ore la situazione si faceva sempre più critica. Non erano ancora arrivati aggiornamenti e Will era stato ufficialmente dichiarato disperso in mare. I loro genitori sarebbero dovuti arrivare tra circa mezz'ora, valutò Jem fissando l'orologio a parete mentre stringeva Sara tra le braccia, accarezzandole i capelli e sussurrandole deboli parole di conforto.

Avevano ricevuto la visita del medico e della polizia che li aveva interrogati e aveva sequestrato gli effetti personali loro e di Will per effettuare i dovuti controlli. La Guardia Costiera si era attivata per aggiornare i genitori sulle ricerche, anche se ormai bastava accendere la radio o la tv per ricevere in tempo reale notizie sull'accaduto, inevitabilmente infarcite con le congetture più disparate.

«Signor Casiraghi,» lo chiamò all'improvviso l'ammiraglio Croce dalla soglia «può venire, per cortesia?» Jem annuì. Si alzò e si mise in ginocchio di fronte a Sara, così da poter stabilire un contatto visivo con lei. Sara batté meccanicamente le ciglia e lo guardò impaurita. «Torno subito. Andrà tutto bene» le disse stringendole la mano e uscendo a passo svelto dalla stanza in direzione dell'uomo in divisa.

«Allora, ci sono novità? L'hanno trovato?» lo sollecitò angosciato Jem.

«Mi segua, prego» gli disse perentorio l'ammiraglio Croce, percorrendo ad ampie falcate un lungo corridoio su cui si affacciavano svariate porte di uffici. Jem dovette limitarsi a seguirlo in silenzio mentre il suo cervello era invaso da un rumore assordante. Attraversare quel tunnel estraneo nell'attesa di scoprire cosa lo attendesse alla fine fu un vero e proprio calvario.

Si trovarono, infine, a varcare una porta che dava sul retro di uno spazioso garage dall'alto soffitto dove stavano parcheggiati diversi mezzi del corpo della marina. Jem riuscì a intravedere le gambe di una nutrita folla che si accalcava fuori prima che la saracinesca venisse chiusa. In prossimità dell'ingresso, ora chiuso al pubblico, c'era un'autoambulanza attorniata da guardie e agenti di polizia.

Croce portò una mano sulla spalla di Jem e lo spronò ad andare avanti dal momento che lui si era bloccato, impietrito davanti alla scena che gli si parava davanti e che non lasciava presagire nulla di buono. Percorse come in trance quei pochi metri che lo separavano da ciò che, a quanto pareva, avrebbe dovuto vedere. Quando furono a pochi passi dall'ambulanza, il brusio attorno a loro cessò e l'ammiraglio, guardandolo negli occhi con la massima serietà, dichiarò con voce grave: «I pattugliatori lo hanno ritrovato al largo del porto di Venezia».

Eccola, la frase che non avrebbe mai voluto sentire. La frase che decretava la fine di ogni speranza. Il filo sottile che reggeva la spada di Damocle sopra la sua testa si era spezzato.

«Mi rincresce coinvolgerla a tal punto ma, dal momento che i genitori non sono ancora arrivati, se la sentirebbe di...» stava dicendo l'ufficiale mentre Jem si fiondava sull'ambulanza senza dargli il tempo di finire. Si trovò davanti due uomini in camice e cuffia e una barella al centro: sopra, un corpo coperto da un lenzuolo. Si avvicinò con estrema lentezza. Aveva di nuovo quella strana sensazione: stava vivendo quella scena dall'alto come se non fosse lui, come se il suo corpo, quel luogo, tutto quello non gli appartenesse. Non voleva che quell'orrore gli appartenesse. Non voleva conoscere l'altra parte del mondo senza di lui. Non poteva esistere un mondo senza di lui.

Senza neanche rendersene conto, aveva fatto un cenno di assenso all'uomo in camice di fronte a lui mentre la sua mente gli urlava di non farlo, di fuggire il più lontano possibile da quell'incubo. Il lenzuolo fu sollevato, svelando ai presenti il corpo esanime di Will.

Il cuore di Jem perse un battito. Si coprì d'istinto la bocca con le mani, cercando di ricacciare indietro la nausea violenta che lo aveva travolto come uno tsunami. Venne sopraffatto da spasmi violenti e lacrime irrefrenabili. Insopportabile fu la vista del suo corpo e del suo viso. Quel viso così bello... Era proprio lui, il suo migliore amico; era lì, davanti ai suoi occhi, orribilmente privo di vita. Quella vita che sprizzava da tutti i pori come solo lui sapeva fare, sempre, in ogni momento e in ogni luogo... ora non c'era più. Finita. Persa. Andata chissà dove.

Jem allungò la mano e sfiorò con dita tremanti il triangolo sul polso di Will, identico al suo, prima di gettarsi con foga selvaggia sul suo petto inanimato e riversarvi sopra tutta la disperazione che aveva dentro. Mai aveva provato uno shock così forte, mai un dolore era stato così devastante. Il peggiore dei suoi incubi gli stava davanti e lui non riusciva a far altro che piangere e urlare e maledire se stesso e il mondo, i pugni stretti sulla sua camicia bianca, quella della festa. La loro ultima festa...

L'inizio di una nuova vita era diventato la fine di tutto.

«La morte è avvenuta per annegamento. Dobbiamo aspettare l'autopsia per fare chiarezza sulle dinamiche dell'incidente» stava spiegando alle sue spalle l'ammiraglio. Ma Jem non lo sentiva. Non sentiva niente. Solo dolore e vuoto. Vuoto e caos. Tutto il suo mondo era crollato. Non c'era più nulla che valesse la pena di essere fatto, detto o scritto.

Come avrebbe fatto a dirlo a Sara? Come sarebbero sopravvissuti i genitori di Will? E lui e Sara? Perché gli aveva fatto quello? Perché?

Will poteva anche aver trovato la pace eterna, ma aveva condannato loro all'eterna dannazione.

The DreamersWhere stories live. Discover now