Voglio rimanere Single

6 - Potremmo perfino essere amici.

Ho appena messo piede in questo locale da due soldi e ho già voglia di scappare a gambe levate. La puzza di alcol e sudore mi invade le narici e sento che il mio tic nervoso all'occhio ha già fatto la sua comparsa. Voglio andarmene, ma ho bisogno di una sbronza. Una di quelle forti, che l'indomani ti lasciano un mal di testa atroce e la voglia di affogare nel tuo stesso vomito.
Una ragazza dall'aria discutibile si avvicina a me. Ha un corpo niente male, fasciato da un abito rosso acceso che, per esperienza, so che è molto facile da togliere. Il suo profumo scadente si mischia all'odore persistente del bar e vengo nuovamente assalito dalla voglia di fare dietro front e andarmene. Invece la ignoro e vado verso il bancone, sorpassandola senza dire nulla. Sono quasi certo che il sorriso le sia morto sulle labbra, quando sento qualcuno tirarmi per la manica. So che è ancora lei. Deve essere il tipo di persona che non rinuncia facilmente.
Per mia sfortuna, probabilmente mi considera il suo obiettivo della serata. Per carità, lei è carina! Ha i capelli marroni e gli occhi chiari, come piacciono a me, ma non posso più divertirmi.
Sto per sposarmi, no? Le mie serate da single sono ormai finite.
Sento il bisogno di bere farsi più forte. Adocchio la sedia libera davanti al barista, che intanto lucida un bicchiere da birra con un vecchio straccio. È l'unico posto rimasto vuoto dato che il locale è pieno. Non voglio rinunciarci, eppure mi volto verso la ragazza, sforzandomi di non mandarla al diavolo.
Ora che la guardo meglio, capisco il perchè ho subito sentito il bisogno di fuggire, senza darle il tempo di farla parlare. Dal suo aspetto, sembra una liceale.
Bene, io non voglio andare in galera.
Come faccio a uscire da questa situazione?
Il suo sorriso impertinente non fa che ampliarsi, segno che è molto soddisfatta dalla mia reazione.
Non credo che abbia capito le mie intenzioni. Sto solo cercando di essere gentile.
Lei mi squadra senza alcun ritegno, quasi fossi una pietanza prelibata. Io non faccio lo stesso. Non mi importa di lei e non mi interessano le ragazze al di sotto dei ventidue anni, tanto per essere sicuro.
L'unica cosa che voglio mangiarmi è un panino. Possibilmente con la cipolla, così nessuno mi importunerà più.

«Posso fare qualcosa per te?» le chiedo educatamente, anche se non è proprio il tono di voce che vorrei usare in questo momento.

«Sono Amber.» si presenta.

"Non te l'ho chiesto" vorrei risponderle, invece mi limito a fare un cenno d'assenso con la testa e aspetto pazientemente che mi dica cosa vuole dalla mia vita.

«Allora...» inizia con fare sicuro, iniziando ad accarezzarmi il petto.
«Tu come ti chiami?»

Vorrei farle notare che sta invadendo il mio spazio personale, ma chi sono io per giudicare? Non ho forse fatto lo stesso con Alanis? Rabbrividisco. Ancora. Perché devo sentirmi in questo modo? Mi sembra sempre di perdere contro di lei e questa sensazione non fa che tormentarmi da quando l'ho rivista.
Non faccio che pensare a quella dannata ragazza.

«Ace.» rispondo controvoglia, indietreggiando per porre fine a quel contatto indesiderato.

Amber sembra contenta del fatto che le stia dando corda, anche se mette su il broncio, arricciando il naso, per la distanza di sicurezza che ho creato.
Senza perdersi d'animo, cosa che dovrebbe fare, sbatte le palpebre con fare civettuolo. Ero sicuro che questo accadesse solo nei film.
Improvvisamente sento alle mie spalle dei fischi e qualcuno che urla «Vai Amby!».
Per un attimo spero di essermelo immaginato, ma quando quattro voci femminili ben distinte iniziano a gridare "Datemi una A! Datemi una M! Datemi una B!" e così via, realizzo di aver toccato il fondo. Sono in un bar, nel bel mezzo della settimana lavorativa, con una sconosciuta e le sue amiche cheerleaders. Probabilmente frequentano tutte il liceo, il che significa che sono tutte e cinque minorenni.
Potrebbe andare peggio di così?