18 - Solo un pochino.

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New York è una gran bella città e mi piacciono gli elefanti

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New York è una gran bella città e mi piacciono gli elefanti. Niente, mi serviva una frase per introdurre il tutto, ma non mi veniva in mente nulla e visto che nelle fanfiction se ne escono sempre con cose a caso, mi è sembrato giusto dire la mia.
Al momento mi trovo... Beh, in giro. Non ho una destinazione precisa. Mi rimane ancora qualche ora prima di andare a lavoro e, onestamente, non so come impiegare tutto questo tempo extra.

«Ehm... Ciao?»

Sbuffo, immobilizzandomi solo al suono di quella voce, seguita dalle solite risatine. Ci risiamo. Camille potrà pure lamentarsi in eterno per essere stata "abbordata" da Wilbur ma - santo cielo! - almeno lui è interessante. Io invece attiro le vecchiette al blockbuster - che di recente hanno pure iniziato a portarmi dei dolcetti, pensate un po' - e loro per strada.
A chi mi sto riferendo?
Mi volto. Eccole. Di nuovo.

«Sasha.» la saluto, facendole un cenno del capo, con le mani ancora nelle tasche del giubbotto di pelle.

Sì, fa tanto bad boy, vero? Visto che oggi il protagonista sono io voglio iniziare alla grande.

«A noi non saluti, Matt?» dice la castana che accompagna sempre Sasha, quella con gli occhi marroni e il seno prosperoso.

«Esatto.» le fa eco la sua amica mora, sbattendo le palpebre con fare civettuolo.

Ci risiamo. Alzo gli occhi al cielo.

«Non vi siete mai presentate.» faccio notare loro per quella che forse è la quarantesima volta da quando le "conosco".

Loro ridacchiano e... basta. Di solito a questo punto loro restano in silenzio e a continuare questa divertente conversazione è sempre Sasha. Oddio, mi sento proprio come Hope: bullizzato a caso e circondato da strane tipe per ragioni che... Ma che dico? Nessuno ragiona nelle fanfiction, il motivo ovviamente non esiste.
Tra parentesi, so il suo nome solo per caso. Una volta una delle sue amiche l'ha chiamata così, quindi immagino che sia giusto. Non ne sono certo, in realtà. Quando le parlo mi sembra sempre di sbattere la testa contro un muro - ripetutamente - e non ho alcuna intenzione di alimentare le sue speranze chiedendole se il suo nome è effettivamente quello o se ho fatto la figura del cog...nome per tutto questo tempo. Già, porle una domanda significa dirle che sono pronto a metterla a novanta per lei: uno schifo, vero? Abbiamo un evidente problema di comunicazione qui. E non lo dico per essere cattivo: è la verità, purtroppo.

«Matt...»

Sasha non ha deluso le mie aspettative almeno, infatti ha ripreso parola quasi subito. Stava scadendo il timer, tesoro? Stiamo giocando a Trivia Crack?

«Sì?» ribatto annoiato.

«Ecco, io sono ancora single, sai? Michael si è confessato, ma io ho in mente solo te e-»

E mo' chi è Michael?

«Cara, a me piace il cazzo.» la interrompo, prima che inizi uno dei suoi monologhi da "Ti amo e sempre ti amerò".

Voglio rimanere SingleWhere stories live. Discover now