9 - Dove tiene lo straccio?

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Non ci posso credere

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Non ci posso credere. Questo è l'unico pensiero che mi attraversa la mente mentre adagio delicatamente - sì, come no - Ace sul divano di casa sua. Pesa un quintale, nonostante le apparenze - o forse sono io a essere una pappamolle? - quindi, dopo essermi trascinata fino al salotto, l'ho praticamente buttato sulla prima cosa che ho trovato. È fortunato che sia stato un divano, per me sarebbe andato bene anche il pavimento. Sto sudando e sono incazzata nera. La serata è diventata anche piacevole dopo un paio di drink, ma Ace ha esagerato, costringendomi a chiamare un taxi e riportarlo nel suo covo oscuro.

«Ehi, Ana?» sbiascica.

«Possibile che anche da ubriaco non la pianti con quel nomignolo?» sbotto contrariata.
«E poi nelle fanfiction è sempre Hope quella che finisce ubriaca per prima, non Harry! Perché non hai le basi?» continuo, sempre più inferocita.

Ok, forse sono un tantinello ubriaca, ma capitemi. Quando un ragazzo piuttosto figo ti fa salire sul palco e indossare il suo cappello da cowboy non puoi non lasciarti andare! Ace tra l'altro, incredibile ma vero, ha perfino fatto un apprezzamento sul mio corpo. Non che mi importi.

«È solo che...» dice, per poi interrompersi con un conato. Per fortuna non vomita sul pavimento. Detesto l'idea di pulire quello schifo.
«Credo di volerti baciare.» sussurra.

«Io no.» ribatto.

Soprattutto non dopo stasera. L'ho visto limonare con almeno tre ragazze diverse e ricevere altrettanti schiaffi. In effetti le sue guance sono rosse, proprio come il suo naso all'insù. Non che mi abbia dato fastidio: sono stata io a sfidarlo. Abbiamo fatto una specie di gara a un certo punto. Non so nemmeno come sia iniziato questo gioco in realtà. L'unica cosa che ricordo chiaramente è che gli ho detto che non aveva le palle di baciare tre sconosciute. Lui ovviamente mi ha smentito. Infatti, dopo la mia affermazione, si è subito alzato dal divanetto privato che avevamo prenotato. Tra parentesi, ha pagato lui. Solitamente mi sarei ribellata a questo gesto - sono per la parità dei sessi - ma mi sono detta: Al diavolo, mi ha portata in uno strip club!
Lo sento ridere e ciò mi distrae dai miei pensieri. Sembra piuttosto allegro. Beh, almeno l'Ace ubriaco è meno irritante dell'Ace sobrio. È già qualcosa.

«Sapevo che l'avresti detto.» mormora.
«Sei così perfetta.»

So che intende che sono perfetta come copertura e niente di più. So che mi vuole come sposa solo per accontentare qualche suo parente o forse per mettere al sicuro il suo patrimonio. So che non prova nulla per me. Allora perché cavolo sto arrossendo? Diamine! Ace è tutta colpa tua!
Sbuffo. Ovviamente Finto Harry mi fa questo effetto solo perché sono un po' su di giri. Non completamente ubriaca, ma almeno brilla. Ne sono sicura. O almeno credo. Riesco a fare dei ragionamenti quantomeno logici, quindi dovrei essere a posto, ma mi gira un po' la testa. Vediamo il lato positivo: almeno non sento l'impulso di mettermi a ballare e nemmeno quello di vomitare l'anima sul tappeto del mio presunto futuro marito.

«Sì, lo so.»

«Lo so che lo sai, ma io lo penso sul serio.» dice con un tono così serio da farmi quasi paura.

«Perché il matrimonio ti porterà benefici.» ribatto sbadigliando.

Non vedo l'ora di tornare a casa e dormire. Ne ho davvero bisogno. Le mie tempie hanno iniziato a pulsare, credo di essere arrivata al mio limite di sopportazione. Dopotutto ho frugato nei pantaloni di Ace meno di dieci minuti fa, davanti alla porta di casa sua, per trovare le chiavi. E quando ci sono riuscita lui mi è letteralmente crollato sulle spalle. Sento la necessità di porre fine a questa catastrofica giornata.

«Non solo.»

«E cos'altro c'è?» chiedo annoiata.

«Io ti ammiro, Ana.» dice a voce così bassa che per un attimo penso di aver sentito male.

Anzi è molto probabile che abbia frainteso. Ace non può aver detto una cosa del genere. Dov'è finita la sua solita arroganza? Beh, non che importi. Mi sono appena resa conto che il mio mal di testa si è esteso. Magari troverò qualcosa nel cassetto nelle medicine. Sempre che riesca a capire dove si trovi. Già solo questa stanza è enorme, non oso immaginare il resto di casa sua. E non mi va di giocare a Dora l'Esploratrice.

«Sono felice.» sussurra Ace all'improvviso, mettendosi seduto.
«Nessuno si era mai preso cura di me.» continua, cercando di alzare lo sguardo.

«Aspetta cosa?» credo di averlo detto ad alta voce, ma non faccio in tempo ad accertarmene, perché Ace si rannicchia su se stesso e, come temevo, rigurgita tutto quello che aveva nello stomaco.

Faccio una smorfia, ma mi sposto di lato e gli accarezzo leggermente la nuca, mentre lui si libera di tutti i drink che ha bevuto. Non so dire se il mio dolore alle tempie sia aumentato o diminuito. Al momento riesco solo a pensare all'odore pungente che già inizia a infestarmi le narici.

«Grazie, Ana.» balbetta intanto il mio stupendo fidanzato.
«Solo... Grazie...»

«Non parlare. Stai schizzando ovunque.» dico, rassegnata al pensiero che mi toccherà pulire quel macello. Per farlo, dovrò prima cercare quel medicinale per il mal di testa... Com'è che si chiamava?

«Butterò il tappeto.» mormora Ace.

Ha un tono schifato, probabilmente sta iniziando a comprendere in che diamine di situazione orribile si trova. A casa sua. Sul suo divano. Con la ragazza che tenta di conquistare - per motivi puramente razionali, senza nessun particolare sentimento - che gli tiene la testa, cercando inutilmente di guardare da un'altra parte e di non far caso ai suoi versi.

«Me ne occupo io.» propongo, provando a mandare giù la saliva.

Ace non sembra averne ancora per molto, ma sono quasi certa che tra poco lo seguirò a ruota. Così sarà lui a dovermi tenere i capelli.

«Mi dispiace, Ana.» mi dice, alzando finalmente il capo.

«Finito?» gli domando, ignorando le sue scuse.

Lui annuisce. Non accenna a guardarmi negli occhi. Se non lo conoscessi, direi che è imbarazzato. Ma che sto dicendo? Gli ubriachi solitamente sono più disinibiti di quando sono sobri. È impossibile che Ace si stia vergognando. L'ho sempre immaginato come il ciucco allegro. Il tipo persona che beve e beve e si ritrova a scoppiare a ridere per qualsiasi cosa. E mentre penso a questo, lui si volta, quasi avesse sentito i miei pensieri, e mi guarda con quei suoi occhi troppo profondi e brillanti.
Sorrido, anche se so benissimo di non essere convincente.

«Bene. Fila in bagno.» ordino con un tono che non ammette repliche.
«Tu hai bisogno di una doccia e io di pulire questa stanza. Questo odore mi sta uccidendo.» ammetto.

«Sei sempre così diretta...» si lamenta, arricciando il naso.

So che è d'accordo con me, solo che non lo vuole ammettere. E sono felice che si sia un po' ripreso.

«Non hai diritto di giudicarmi, Finto Harry.»

Lui ridacchia in risposta, ma si alza senza fare obiezioni. Sorpassa il tappeto, evita perfino i punti lontani dalla macchia, che si sta già formando, e opta invece per toccare gli angoli, ma solo perché non ha altra scelta. Sparisce senza aggiungere altro oltre la soglia della sala, lasciandomi con una sola domanda in testa: dove tiene lo straccio?

Voglio rimanere SingleTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang