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"I capelli sciolti sono abbastanza formali?" interrogo il mio riflesso poco convinto. "Sennò potrei raccoglierli in uno chignon a lato. Nah, troppo pretenzioso. Ci vuole qualche ciuffo mosso, che dia volume, come a dire 'sono una promettente ingegnera, ma so anche il fatto mio'" punto il dito verso lo specchio, come per fissarmelo meglio in testa.
"Non credo che giudicheranno il tuo look oggi" commenta acido mio fratello. In effetti non ha tutti i torti.
"Stai tranquilla tesoro, è solo uno stage" risponde mia madre dalla cucina.
"Solo uno stage? Mamma è il sogno di una vita, non un semplice stage. È il portone che si apre, il treno che passa una volta sola. E poi ho davvero bisogno di fare fin da subito una buona impressione" controbatto "In ogni caso, ha ragione Alex, non giudicheranno la mia acconciatura oggi, o almeno non solo quello, spero".
Ancora un'occhiata e mi decido ad andare con i capelli sciolti, tanto peggio di così non può andare. Raccolgo la borsa, la cartellina, il pass e ovviamente il cellulare. Dimenticato qualcosa? Niente. Do un bacio a mamma e faccio un cenno a mio fratello, sdraiato sul divano come sempre. Chiudo la porta e prendo un enorme respiro.
Ce la farò.

Arrivo davanti alla sede di Maranello con qualche minuto di anticipo e ne approfitto per ringraziare il prof di Macchine per avermi dato la possibilità di lavorare tre mesi in Scuderia Ferrari.
Appena alzo lo sguardo dal cellulare noto un enorme poster con i piloti per la stagione 2019. Sospiro per l'emozione e indugio un po' di più su Charles, il mio preferito in assoluto. Giovane, determinato, abbastanza raffinato nelle traiettorie: impossibile che un seguace della Formula 1 non ne riconosca il talento. E poi è pure carino...
Il freddo di febbraio mi richiama sulla terra e finalmente mi decido ad entrare.
"Signorina Rinaldi?" mi chiede una segretaria.
"Sì sono io" rispondo, portando lo sguardo sulla punta delle mie scarpe: il modo con cui mi fissa mi mette a disagio.
"Bene. Ho bisogno di alcuni dati, un paio di firme per le varie scartoffie sulla privacy e poi puoi iniziare"
Annuisco.
"Emma giusto?"
"Sì"
"21 anni, studentessa in ingegneria meccanica, stage di tre mesi, ottimo profilo accademico" commenta con una strana espressione ad alta voce, che non riesco ad interpretare "Okay firma qui e qui" dice porgendomi due fogli e con fare piuttosto sbrigativo.
"Il tuo professore ti ha segnalata ai nostri ingegneri delle performance, perciò sarai affiancata a loro in questo primo periodo. Se dimostrerai di essere all'altezza di questo ruolo, potrai partecipare ai test di Montmelò fra due settimane".
Il tono solenne con cui si esprime mi intimidisce un po'.
"Come sei rassicurante Leila" ironizza una voce alle mie spalle "Non fare caso a lei, è solo invidiosa della tua bravura. Comunque piacere, Matteo, il tuo nuovo angelo custode". Sorride sincero e mi porge la mano, gliela stringo un po' confusa e balbetto il mio nome.
"Tranquilla stavo scherzando, per il momento mi limiterò ad essere il tuo tutor qui a Maranello. Dai seguimi, ti mostro gli uffici e i laboratori".
Proseguo con lui, sotto lo sguardo stizzito della segretaria. Mi mostra l'officina, alcune zone in comune e mi presenta decine di persone, di cui dimentico il nome subito dopo averlo sentito, finché non arriviamo alla mia postazione di lavoro. Con molta gentilezza mi indica i parametri di cui dovrò occuparmi e i grafici con cui avrò a che fare per i prossimi mesi. Mentre parla attirano la mia attenzione i suoi riccioli castani da vero e proprio angioletto, sembrano così soffici. Anche lo sguardo mi incuriosisce, sicuro e solare, soprattutto mentre spiega cose che io non sto ascoltando minimamente.
"Bene ho finito. Tutto chiaro?" mi domanda.
"Sì grazie, perfetto" mento, ma se continuasse a starmi intorno finirei per non capire più niente per il resto della giornata.

La sera arriva in uno sbatter di ciglia e tutta la settimana vola via in fretta fra lavoro e studio, nonostante all'inizio sia un po' impacciata con i grafici e i parametri che mi forniscono i miei colleghi.
Matteo mi accompagna tutte le mattine in laboratorio ed è sempre molto disponibile quando ho qualche problema. Non mi dispiace la sua compagnia, mi fa sentire serena. Mi ha anche chiesto il numero di telefono per mettermi nel gruppo di WhatsApp della Scuderia, e con mia enorme sorpresa ho scoperto che i contatti non sono solo di ingegneri. Ebbene sì, ci sono anche loro due. Non ho potuto non sbirciare i profili e, come mi aspettavo, Sebastian è rimasto molto basic con un "Hey there! I am using WhatsApp" e una foto delle sue due figlie, mentre Charles è in pista sulla monoposto dell'anno scorso e ha per stato un classico quanto iconico "Never give up".

La seconda settimana inizia alla grande. I miei genitori mi hanno concesso di trasferirmi nell'appartamentino in centro che era del nonno, così sono più libera e anche più comoda. Non è molto grande, ma ultimamente sto passando più tempo a lavoro che a casa perciò mi va bene così. E poi il nonno sarebbe stato contento di ospitarmi, ma di questo vi parlerò più avanti.

Appena arrivata in ufficio lunedì mattina Matteo mi presenta Edoardo Brosco, il responsabile del settore di cui mi occupo. Ha l'aria vagamente ironica e i tratti del volto sono severi, ma lo sguardo sembra buono. Mi accoglie con un caloroso "Che piacere signorina Rinaldi!" da cui intuisco che è un uomo di cuore.
"La prego mi chiami Emma" rispondo con un largo sorriso "e poi il piacere è tutto mio".
Fin da subito sembra prendermi nelle sue grazie e si interessa con passione al mio lavoro, anzi, al nostro lavoro. Mi indica vari punti su cui devo prestare più attenzione e mi dà anche molti consigli di cui faccio tesoro.
Spinta da un fremito d'ambizione e di sfida con me stessa, chiedo se potrò accompagnarlo ai test di Barcellona.
Per un attimo rimane stupito dalla mia franchezza ma poi si fa serio e mi spiega: "Emma, nel nostro lavoro è fondamentale saper comunicare con tutte le figure, soprattutto con il team principal e con i piloti. Mi sembri molto determinata e percepisco del potenziale, nonostante ci sia certamente ancora molto da migliorare, perciò non vedo perché tu non debba venire a Montmelò. Conoscerai Charles, con cui lavorerai per questi primi mesi e penso che anche a lui farà bene avere una collega della sua età. Ah dimenticavo, dammi del 'tu' ti prego, mi fai sentire ancora più vecchio altrimenti".
Non riesco a trattenere un sorriso, nonostante la fitta allo stomaco alla parola Charles sia stata tosta da nascondere. Vorrei saltare di gioia ma cerco di darmi un contegno e lo ringrazio di cuore, promettendo che non ne rimarrà deluso.

Per tutta la sera non faccio altro che ripensare a ciò che mi ha detto: settimana prossima partirò per Barcellona e lavorerò pure con lui! Ah, quasi dimenticavo! Tra pochi giorni ci sarà la presentazione della nuova monoposto e lì sicuramente lo incontrerò.
Nel senso, non che mi interessi molto, è solo un bravo pilota. Vorrei semplicemente essere sicura di non mandare tutto all'aria come qualche anno fa. Ma so che ce la posso fare e ce la farò. Non perderò di nuovo il controllo. Sono passati quasi cinque anni dall'ultima volta e sono maturata. Ho chiuso con quel mondo. Ciò nonostante mi rigiro più volte nel letto senza riuscire ad addormentarmi: sono troppo agitata. Quando anche la sola presenza delle coperte inizia a darmi fastidio, decido di alzarmi e prepararmi una camomilla.
Mentre aspetto che l'acqua bolla guardo il cellulare per distrarmi. C'è un messaggio di Matteo.

"Abbiamo il volo domenica mattina alle 8, domani ti dico tutti i dettagli. Sono davvero orgoglioso di te"

"Non ce l'avrei mai fatta senza il tuo aiuto, grazie mille davvero"

"In fondo sono il tuo angelo custode, no?"

Sorrido per l'ultimo messaggio ma è meglio se non gli rispondo. È stato molto carino in questi giorni, anche se non voglio che nasca qualcosa di più di un'amicizia con lui. Meglio cercare di non illuderlo.
Dopo aver bevuto la camomilla sento tutta la stanchezza degli ultimi giorni travolgermi a pieno e finalmente riesco ad addormentarmi. L'ultimo pensiero della giornata va al mio pilota preferito.

Portofino | Charles LeclercWhere stories live. Discover now