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Jimin era appena rientrato a casa, dopo una estenuante giornata lavorativa.
Tutto sommato però, era felice: aveva appena terminato un contratto con una casa pubblicitaria da circa 3 miliardi di won che avrebbe fruttato molto alla sua agenzia. Inoltre, qualche giorno prima aveva finalmente terminato l'acquisto della Jeju Luxury Spa, e la notizia si era presto sparsa fra i media.

Era fiero del lavoro che stava facendo, il giovane CEO.
Si sbottonò appena la camicia, allentando giusto i primi tre bottoni: l'estate stava cominciando a farsi sentire un po' troppo, e Jimin odiava il caldo.
Lasciò il suo PC sul tavolo, acceso, e prima di mettersi a compilare dei documenti decise di andarsi a prendere un bicchiere di gassosa dal frigo, per rinfrescarsi un po'.

Proprio mentre stava per richiudere il frigo, alle sue spalle sentí il bip della porta blindata scattare, segno che qualcuno stesse entrando. Non potevano di certo essere le domestiche, a quell'ora tarda del pomeriggio erano sicuramente andate via.
Aveva visitato Yoongi in studio qualche mezz'ora prima, quindi escluse anche quella possibilità a priori.

Tremante, si appoggiò al mobiletto che separava la cucina dal soggiorno e si sporse appena in avanti per sbirciare chi fosse, afferrando distrattamente il primo coltello che si era trovato davanti.
Sentí la presenza sconosciuta armeggiare con le scarpe e poi con un mazzo di chiavi, e Jimin sentí il cuore scoppiargli nel petto.

Era sul punto di scaraventarsi sul presunto ladro, prima di notare la sua testolina menta fare capolino nel soggiorno.
«Che cazzo Yoongi!» si portò una mano sul petto, respirando a fatica a causa del forte spavento.
«Perché non mi hai avvisato?!» piagnucolò con una vocina stridula, lasciando il coltello sul bancone della cucina.
«Ho finito prima, e mi sono dimenticato.» fece spallucce Yoongi.

«Mi hai fatto prendere un colpo!» sospirò Jimin, andando verso suo marito per accarezzargli le spalle. «Amore hai firmato quei documenti che ti ho lasciato?» gli chiese con voce dolce, facendogli un massaggio. Il menta annuí, e un piccolo sorriso si dipinse sulle sue labbra.
«Ci pensi? Saremo i due proprietari dell'agenzia più grande della Corea.» sognò ad occhi aperti il biondo, mentre con le braccia cinse il corpo del marito appena più piccolo del suo.
«Park Jimin e Min Yoongi CEO.» continuò lasciandogli un bacio bagnato sul collo.
«Dobbiamo festeggiare» parlò a voce bassa Yoongi, arrancando con il braccio per premere il corpo dell'altro affianco al suo.

«Mh? Il mio micetto è voglioso per una volta?» sorrise Jimin, continuando con la sua scia di baci che si facevano sempre più provocanti sul suo collo, sulla mascella e poi sul viso.
Yoongi in tutta risposta si strusciò col sedere sulla eccitazione crescente del coniuge, mugolando di poco.
Il più piccolo lo fece girare, andando a indietreggiare fino a quando il didietro di Yoongi non toccò il ripiano del bancone della cucina. I due si baciarono dapprima lentamente, poi con sempre più foga, a causa del menta che spingeva la sua lingua nella cavità orale dell'altro.

«Stasera voglio scoparti come piace a te, piccolo» gli morse appena il labbro inferiore, e Yoongi gemette gutturalmente «A sangue, fino a farti morire dalla voglia di averne ancora.» sussurrò sensualmente al suo orecchio, mordendone il lobo subito dopo.
Il menta gettò la testa all'indietro e rise appena per la scelta di parole, così inusuale per Jimin.
Venne tuttavia interrotto quando il minore gli prese i pantaloni e glieli strattonò in basso, assieme ai boxer, lasciando il suo culo e la sua intimità scoperti. Il biondo non era un amante del sesso violento, eppure per il suo amore avrebbe fatto di tutto: lo prese per i fianchi e lo girò in malo modo, così che Yoongi fosse piegato a novanta sul bancone.

Il menta si morse un labbro, lasciandosi poi scappare un gemito quando sentí la lingua di Jimin lambire il suo orifizio roseo, dopo aver allargato di poco le sue natiche. Chiuse gli occhi, sentendo un grande piacere, prima di focalizzarsi sull'oggetto del suo desiderio, non poco distante dalle sue mani. Jimin aggiunse piano un dito, guadagnandosi un ansito alto e poco casto dell'altro, che tuttavia non vedeva l'ora.
«B-Basta preliminari..» supplicò Yoongi, spingendo il sedere in fuori come a cercare il membro di Jimin.

Il milionario si pulí la bocca, leccando i rimasugli dei liquidi di suo marito, così dolci come lui. Gli sorrise teneramente, lasciandosi andare ad un bacio casto, prima di stringergli le mani così forte attorno ai fianchi da farlo urlare.
Entrò in lui con una forte spinta, lasciando che il suo grosso pene sbattesse fino ai testicoli contro la pelle nivea di Yoongi. Subito i due corpi vennero scossi da una serie di gemiti, che si andarono a mischiare ai suoni bagnati dell'intimità di Jimin che martellava l'orifizio di Yoongi.

Jimin si abbassò per mordere la nuca dell'altro, prima di sussurrargli in modo sensuale «Sei così stretto per me, gattino. Miagola per me» Yoongi gemette in risposta, trattenendosi dal venire.
«M-Miao, miao» mugolò il menta, ormai in estasi.
«G-girami, voglio vederti.» riuscí a dire fra un gemito e l'altro.
Il biondo acconsentí, allacciandosi le gambe di suo marito alla vita. Adesso aveva la piena visuale di Yoongi sotto di sé, un disastro di gemiti e piacere.
Si spinse ancora dentro di lui, sentendosi prossimo all'orgasmo: si abbassò sul petto di Yoongi a baciarlo, prima di sussurrargli un tenero.
«Ti amo Yoongi.» intervallato dal respiro irregolare.

Incontrò i suoi occhi per un'ultima volta, prima di sentire una fredda lama trapassargli il costato. Si immobilizzò, e le sue pupille vacillarono quando si fissarono in quelle di suo marito, che gli aveva piantato lo stesso coltello nelle carni. I loro corpi erano ancora intrecciati, Jimin era ancora duro dentro Yoongi.
Il menta lo guardò boccheggiare in cerca di aria, inutilmente.

Lo spinse via, estraendo il coltello dal suo fianco, facendolo barcollare appena.
«Y-Yoongi... » indietreggiò, il suo sangue che colava per terra ad ogni suo passo.
Il menta si alzò i pantaloni assieme all'intimo, riabbottonandoseli sorridendo.
«P-per...Perché»

«Ci può essere un solo CEO. E non sarai di certo tu.» disse il più grande, sfregandosi le mani sui pantaloni e sistemandosi il coltello fra le mani. Jimin con la mano premuta sulla ferita, cercò di scappare in soggiorno, lasciando irrimediabilmente delle tracce di sangue lungo tutto il suo percorso.
«T-Ti prego amore...»
«Amore un cazzo, Jimin. Sei tu l'unico idiota che è innamorato in questa relazione. Non hai capito proprio niente di me sin dal primo momento. Mi sei stato solo utile per arrivare al mio scopo finale.» rise gutturale prima di continuare, ormai a pochi passi da un Jimin stremato sul pavimento. «Non sarei mai stato capace di aprire una agenzia senza soldi. Ecco perché mi sei servito. Eri la gatta da pelare perfetta. Solo, senza un soldo e con miliardi e miliardi di won alle spalle.» scosse la testa «Ora grazie a te sono il CEO di una agenzia e proprietario di non so quanti stabili in Corea. Dai bassifondi a Gangnam! Che cazzo di storia!»

Le lacrime salate di Jimin ormai gli colavano persino sul collo, e il dolore al fianco non era minimamente paragonabile a quello mentale che lo stava lacerando.
«Le nostre carte ormai sono già firmate, e indovina cosa dicono? Finché uno dei due non muore, è tutto condiviso! Alla morte di uno, diventa tutto di proprietà dell'altro! Che peccato il povero Park Jimin è morto!» si abbassò al suo livello, rigirandosi il coltello fra le mani.

«Il suo bellissimo gattino in realtà era una tigre. E guarda come sei finito, in pasto ad esso.» rise ancora abbassandosi per dare un ultimo bacio al suo coniuge. «Ci vediamo amore mio.» le ultime parole erano ironiche, prima di puntare nuovamente il coltello nel petto dell'altro, col sangue che schizzava dappertutto.

Ovviamente penso si sia capito che è un flashback uwu

Choose your oppa | Taekook / Kooktae [BTS fanfic] Donde viven las historias. Descúbrelo ahora