Capitolo 8

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Arrivo davanti la porta di casa sorridendo, ed infilo la chiave nella serratura, ma prima che possa girarla, la porta si apre rivelando Aurora che stava uscendo. Immediatamente il mio sorriso scompare e la rabbia comincia a salire "Ciao. Tutto bene?" La supero ed entro in casa chiudendola fuori.
Mi dirigo in cucina per bere qualcosa e con mia grande sorpresa trovo tutti i miei inquilini e Valerio insieme che preparano qualcosa "Bella tanche" mi salutano Gian, Diego e Vale mentre Lele non mi nota neanche visto che ha le cuffiette pompate al massimo"Tutto bene bro?" Chiede Gian, io mi limito ad annuire e tiro fuori l'acqua dal frigorifero "Dove sei stato ieri?" Mi chiede stavolta Diego "Mah da nessuna parte in particolare" rispondo con noncuranza "Come se non seguissimo le pagine gossip" Ironizza poi Valerio, e alla sua affermazione rido.
Improvvisamente Lele si volta verso di me, si toglie le cuffie e mi guarda con disprezzo "Ah quindi sei tornato a casa? Hai finito di fare la vacanza di coppia o non ancora?" È arrabbiato? Lui? " Stai scherzando spero.-mi passo uno mano tra i capelli-Ma potrò fare quello che voglio della mia vita o no? Ti sei visto allo specchio Emanuele? Sei pieno di succhiotti sul collo e poi vieni a fare la morale a me sul Passare una vacanza di coppia!" L'ultima parte la dico con una vocetta strana e fastidiosa "E comunque io e Martina non siamo un coppia. Perché a differenza tua io non mi fidanzo con una persona che conosco da due settimane" si avvicina verso di me e mi prende per il colletto "Non permetterti di giudicarmi Tancredi. Non sai un cazzo. Non sai cosa c'è tra me e Aurora, ne perché c'è. Quindi non permetterti di giudicarmi" Mi spinge ed io vado a sbattere contro il muro "Vaffanculo Lele." Dico accasciandomi a terra mentre lui se ne va in un'altra stanza, Diego e Valerio lo seguono.
Gian invece si avvicina a me e mi tocca la testa "Stai bene bro?" Annuisco. Ma non è vero, non avevamo mai litigato in questo modo, e mai mi sarei aspettato che arrivasse a tanto. Davvero non capisco che cosa gli passi per la testa: come può venire a fare la morale a me se lui si è fidanzato con una tipa che lo bullizzava alle elementari?
"Tancredi mi stai ascoltando?" Gian mi schiocca le dita davanti agli occhi ed io mi metto in piedi "Gian scusa ma ho bisogno di restare un po' da solo" corro in camera mia e comincio a distruggere tutto. Butto a terra l'armadio e la libreria, poi rovescio il letto e comincio a prendere a pugni la rete finché i miei pugni non cedono e vengono sommersi dal sangue.
Questa giornata stava andando troppo bene.
Devo uscire. Sono nervoso. Devo sbollire. Esco dalla mia camera con ancora le mani piene di sangue, e mi dirigo alla porta "Non fai paura a nessuno con questo atteggiamento da folle" mi dice Lele prima che possa uscire "Senti un po' idiota, non ti piace essere giudicato ma vieni a rompermi le palle? Sai che ti dico?Vaffanculo caro mio, e sappi che se un giorno avrai bisogno di qualcosa questo Folle non ci sarà" dico tirando un pugno alla parete che sta dietro la sua schiena.
Pessima idea tancredi.
Il sangue si triplica e schizza sulla maglia di Lele, che si volta verso di me e mi prende le mani immediatamente "Che cazzo hai combinato? " tiro via la mani e apro la porta, ma prima che possa uscire lui mi tira e con uno scatto chiude la porta. In questo momento siamo uno di fronte all'altro con le sue braccia agli angoli del mio viso che mi impediscono di muovermi "Dammi le mani" giro la testa e improvvisamente noto che la porta della cucina è estremamente interessante "Ho detto: Dammi le mani Tancredi"  nego con la testa "Ok" si sposta e solo ora mi accorgo di essere rimasto con il fiato sospeso durante quella breve conversazione. Dopo aver ripreso a respirare regolarmente, sposto la mia schiena dal muro e cerco di tornare in camera mia, ma prima di poter varcare la porta due braccia mi afferrano per la vita e vengo sollevato in aria: Lele mi appoggia sulla sua spalla e mi porta in bagno, cerco di liberarmi e provo a scalciare ma lui mi tira una leggera pacca sul sedere "È inutile che continui a muoverti. Non puoi scappare" cosi mi arrendo e mi lascio trasportare.
Appena arriviamo in bagno mi fa sedere sulle sue ginocchia e mi prende le mani "Come hai fatto a ridurti così?" Il suo sguardo.. é così diverso da stamattina. Questo è lo sguardo del mio Lele, quello che amo. "Ero arrabbiato. Dovevo sfogarmi" mi guarda negli occhi e mi passa un dito lentamente su una ferita. Mi si blocca il respiro nuovamente. "Mi dispiace Tanche. Ero preoccupato" apre il disinfettante e lentamente lo tampona sui tagli delle mie mani. Stringo il mio labbro inferiore tra i denti e lui mi accarezza una guancia "Prova a rilassarti" mi sussurra vicino all'orecchio, continuando ad accarezzarmi il viso "Fa..male" annuisce e continua a disinfettare. Poco dopo passa all'altra mano e delicatamente comincia a disinfettare anche l'altra "Che hai fatto ieri con Peia?" Sussulto. Mi ha preso alla sprovvista, non mi aspettavo questa domanda "Niente. Abbiamo solo passato del tempo insieme" faccio spallucce "E non è successo nulla?" Scuoto la testa "Come ti ho già detto: La conosco da due settimane." Annuisce e comincia a fasciarmi le mani "Quanto sei serio" dice lentamente. Mi alzo ma lui mi ritira e mi fa risedere sulle sue ginocchia "Perché scappi Tanc?" Mi accarezza i capelli "Non sto scappando" questa situazione sta prendendo una strana piega. Non capisco che gli prende. Mi guarda in modo strano e mi sussurra all'orecchio. E la cosa che meno riesco a capire e perché il mio stomaco abbia questa reazione: Sembra come se mille treni facciano a gara tra di loro.
Improvvisamente siamo estremamente vicini, basterebbe che alzassi di qualche centimetro la testa e le nostre labbra si scontrerebbero "Regà. Do state?" La porta sbatte e la voce di Gian si espande per tutta la casa. Scatto in piedi e vado in cucina. "Tutto bene fratè? Sei pallido" annuisco e sforzo un sorriso "Che è successo alle mani?" " Niente di che"faccio spallucce " Semplicemente un momento no" mi da una pacca sulla spalla.
Lele entra in cucina ed io lo supero per dirigermi in salotto "Vi va una partita alla Play?" propone Gian, Lele urla di sì ed io annuisco.
Poco dopo ci sediamo tutti e tre sul divano e cominciamo la nostra partita.
Dopo circa 1 ora il telefono di Gian squilla e lui esce fuori per rispondere lasciando me e Lele da soli " Tanche sei sicuro che vada tutto bene?" Annuisco "Si Lele sta tranquillo. Ah e comunque grazie per quello che hai fatto prima" sorride e riprendiamo la nostra partita " A belli! Stasera festa al Secret party ci state?" "Nammo broo" dice Lele alzando le mani, mentre io annuisco e prendo il cellulare "Sono le 19:30. A che ora inizia la festa?" Chiedo a Gian "Verso le 21" mi alzo ed entrambi mi seguono "Devo prepararmi" gli spiego e loro scoppiano in una risata "Giusto, dimenticavo che sei come le ragazze e hai bisogno di 3 ore per preparati" dice Gian scoppiando in una risata che contagia anche Lele "ah ah molto divertente. Ora sparisci che me devo vesti" lo spingo fuori dalla nostra camera (che è ancora sottosopra) e prendo dei vestiti per poi andare in bagno a fare una doccia.
Dopo essermi lavato avvolgo un asciugamano intorno alla vita e mi pettino i capelli. Improvvisamente Lele entra ed io arrossisco violentemente "Tanche tutto bene? Ti ho visto mille volte in mutande come mai sei arrossito così?" Scuoto le spalle e faccio finta di nulla " Non sono arrossito. Ci vedi male" alza le spalle e poi esce dal bagno.
Ok qualcuno mi spieghi perché mi sono sentito così in imbarazzo.

"Come niente fosse"/Tancredi Galli"Onde histórias criam vida. Descubra agora