Capitolo 72

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"Se dovessimo perderci di vista, rivediamoci qui verso le tre" ci aveva avvertiti Diego prima di entrare in discoteca, per poi perdersi nella folla.

Mi ritrovo seduto su una poltroncina a bordo pista, dove riesco ad intravedere Zoe e Lele che ballano insieme qualche passo di latino americano, mentre Cecilia e Martina sono sedute accanto a me, intente a parlare di non so bene cosa.

Dalla mia conversazione con Lele sono passati più di tre giorni, ma con mia grande sorpresa lui non ha smesso di parlarmi, ma anzi credo stia cercando di tornare ad essere mio amico.

"Tancredi, che ci fai tu qui?" Mi volto verso la voce, che non riconosco, e quando i nostri occhi si incrociano scopro che a chiamarmi è stata Ginevra, così le sorrido e mi avvicino a lei "Volevo svagarmi un po', tu invece?" Mi spiega che è il compleanno di una sua amica, e poi mi trascina in pista con lei, posizionandosi proprio di fronte a Zoe e Lele.
Sono felice che Zoe abbia messo da parte ogni rancore. Hanno sempre avuto un rapporto fantastico e mi sarebbe dispiaciuto essere, in qualche modo, la causa delle loro divergenze. Così appena ne ho avuto l'occasione, ho preso in disparte Zozzi, e le ho parlato, convincendola a mettere da parte tutto quello che è successo negli ultimi giorni.

"Ho sete. Vieni con me a prendere da bere?" Annuisco e Ginevra mi trascina con se.
I cocktail che ho bevuto durante tutta la serata, cominciano a farmi effetto, quando ingurgito l'ennesima tequila.

Dopo circa mezz'ora non capisco più nulla. Mi ritrovo schiacciato contro la porta del bagno, con la lingua di Lele che sfiora la mia, mentre con una mano mi scompiglia i capelli.

Sento una mano cominciare ad abbassarmi la zip dei pantaloni, ma quando mi stacco per facilitargli il lavoro, rimango senza parole "Ginevra che stiamo facendo?" Le chiedo con il fiato corto e il viso arrossato dall'imbarazzo, mentre lei mi guarda con sguardo confuso "Che c'è tanc?" Mi allontano da lei ed esco da quella stanza.

Ho bisogno di aria.

La prima cosa che noto appena varco quella porta, è proprio la figura di Lele, che appena mi vede si affretta ad abbassare lo sguardo.

Mi dirigo all'esterno del locale, e comincio a rigettare tutto l'alcol che ho ingerito stasera "Tancredi." La voce di Martina, mi fa voltare nella sua direzione, e in pochi istanti me la ritrovo accanto a tenermi la testa "Ti avevo detto di non bere. Ma ovviamente non mi ascolti mai" mi dice con il suo tono dolce, mentre mi passa un fazzolettino imbevuto sul viso.
Io fingo un sorriso e abbasso lo sguardo "Che succede? Cosa mi stai nascondendo?" Mi mordo le labbra. Detesto essere un libro aperto per lei.

Mi solleva il mento e fa incrociare i nostri occhi "Parlane con me. Non puoi tenerti tutto dentro" annuisco e le afferro una mano "Stavo per..." un senso di vuoto mi percorre l'anima "Io ero convinto fosse Lele" le dico balbettando, e in risposta lei mi accarezza una guancia "Cosa stavi per fare tanc?" Abbasso lo sguardo "Mi sono ritrovato..in bagno. Con Ginevra.." la mia migliore amica mi avvicina a se e mi abbraccia "L'alcol. Desideri così tanto tornare con Lele, che l'alcol ti fa immaginare di essere con lui anche quando, purtroppo, non è così" annuisco e mi lascio sfuggire qualche lacrima sulla sua spalla "Odio essere così maledettamente debole" le confesso "Torniamo a casa." Mi dice lei trascinandomi per mano verso un taxi.

Appena arriviamo a casa sua, Martina mi passa dei vestiti che ho lasciato qui in caso di emergenza e mi accompagna sulla soglia della porta del bagno.
Mi infilo nella doccia e sento i residui della sbornia, abbandonare lentamente il mio corpo.

Come ho potuto? Stavo per approfittarmi di quella povera ragazza, solo perché desideravo con tutto me stesso Lele.

Chiudo gli occhi e appoggio le spalle al muro.
Mi manca sentire la farfalle nello stomaco quando mi sfiorava la pelle. Mi mancano i suoi baci sul mio collo. Mi mancano le parole dolci che mi sussurrava all'orecchio mentre stavamo a tavola. Mi manca tutto di lui.
Ogni suo singolo gesto. Mi manca lui.

"Tanche va tutto bene?" Mi chiede Martina bussando alla porta, e dopo aver preso un bel respiro le rispondo "Si. Esco subito" la sento sospirare, ed esco dal box, avvolgendomi un asciugamano in vita.

Quando sono in pigiama mi trascino, a fatica, in camera di Martina, per poi stendermi sul suo letto, proprio accanto a lei, che appena fa caso a me mi afferra una mano e se la porta sulla fronte "C'è qualcos'altro di cui vorresti parlarmi?" Mi volto nella sua direzione, e le accarezzo i capelli "Va tutto bene Marti. Ti ringrazio per esserci sempre, ma a volte devi pensare un po' a te stessa" Lei nega con la testa "Io ci penso a me tanc. Ma a te chi ci pensa?" La abbraccio e le lascio un bacio sulla guancia "Ti voglio bene. Davvero, tantissimo" lei ricambia il mio abbraccio, e come abbiamo fatto per un'intera settimana a Roma, ci addormentiamo l'uno stretto all'altra.

"Tancredi" lele urla il mio nome, ed io corro da una parte all'altra cercandolo "Ti prego tanc fai presto" le sue urla aumentano, ed io aumento il passo. Devo trovarlo.
"E così sei caduto nella mia trappola" la voce del mio papà mi fa sussultare, e senza nemmeno rendermene conto vengo colpito in testa da qualcosa di duro e pesante.
Quando apro gli occhi, mi ritrovo legato ad una sedia, con Lele e mio padre di fronte a me "Mi dispiace tancredi, io non ho avuto altra scelta" mi dice lui, abbassando lo sguardo.

Mio padre si posiziona alle sue spalle e gli ordina di colpirmi in viso. Lui nega con la testa, e in quel momento mi sento il cuore scoppiare di gioia "Ci tieni ancora a noi" sussurro stando attento a non farmi sentire da lui. Lele si volta nella mia direzione e in pochi istanti mi ritrovo le sue labbra tra le mie, mentre le sue mani stringono le mie cosce.

"Come niente fosse"/Tancredi Galli"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora