Capitolo 60

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Alla fine, ieri sera, sono andato a dormire alle 2:30 perché non riuscivo a smettere di pensare a Lele e a quei messaggi.
Non ho idea di chi sia, ma sto per scoprirlo.

Ed eccomi qui. Quasi arrivato al parco, in attesa di vedere qualcuno che sicuramente mi conosce già.

Mi siedo su una panchina, vicino ad una rampa di scale e comincio ad ammirare il paesaggio, finché una mano non si appoggia sulla mia spalla sinistra facendomi sussultare

"Hey, sta tranquillo. Sono io" rimango quasi paralizzato quando mi volto, e mi ritrovo davanti Aurora "Che ci fai tu qui?" Lei si siede accanto a me e mi accarezza la spalla "sono io che ti ho scritto" sbianco "cosa può esserci di così importante da parlarne con me e non con Lele?" Lei sorride "è proprio questo il punto" la guardo con uno sguardo confuso "Credi davvero che durerà tra di voi? No. Non è così. È semplicemente confuso, ma a lui piacciono le donne, non sarei incinta sennò. Non credi?" Abbasso lo sguardo "non riuscirai a provocarmi. Non di nuovo" lei scoppia in una leggera risata, sembra così rilassata.. "Non si tratta di provocarti, ma dimmi: Potrai mai dargli un figlio?" Abbasso la testa, ma lei mi solleva il mento con due dita "Rispondimi Tancredi. Potrai mai dargli un bambino?" Delle lacrime cominciano a rigarmi il viso "Visto che non vuoi dirlo tu, lo dirò io: No, non puoi e non potrai mai. Quindi rassegnati, perché prima o poi ti mollerà per tornare da me e dal nostro bambino" abbasso lo sguardo e mi metto in piedi "Non voglio vederti mai più Aurora. Sei una psicopatica" le dico in preda ai singhiozzi, e in risposta lei scoppia a ridere "Ci rivedremo prima di quanto credi" con le lacrime che non smettono di scorrere, la lascio lì e senza dire nemmeno una parola me ne vado via.

Mentirei se dicessi che non mi ha ferito. Ma ha ragione, io non potrò mai dargli un figlio. Non potrò mai dargli quello che può dargli una donna, quindi tornando a casa ho iniziato a pensare a cosa possa essere meglio per lui e sono giunto alla conclusione che il meglio per lui è non avermi intorno.
Finirei col farlo pentire di aver, in un certo senso, rinunciato al suo bambino.Potrei essere il suo peggior rimpianto, e non vorrei mai.

Appena arrivo a casa, con mia grande sorpresa, trovo Lele e Diego pronti per uscire e, dopo aver preso un bel respiro, mi avvicino a loro "Dove andate così di fretta?" Diego mi fa cenno di stare tranquillo, mentre Lele fa scontrare a malapena i nostri sguardi.
Che ti prende Lele?

"Sei ancora arrabbiato con me?"Ovviamente non riesco mai a tenere i miei pensieri dentro la testa.

Punta i suoi occhi nei miei qualche istante, per poi abbassare il capo "Devo andare da lei. Ha avuto un incidente" spalanco la bocca "Vengo con te" noto che nega con la testa "Sta già venendo Diego. Tu resta qui. Avrò bisogno di te quando tornerò" il suo sguardo è spento.
Sei preoccupato per Aurora?
Un profondo dolore si fa strada in me, e mi spinge ad annuire senza obbiettare.

Corro in camera mia, chiudendomi la porta alle spalle.
Non ho nemmeno aspettato che uscisse di casa per fare ciò, sono troppo ferito.

Le sue parole mi rimbombano in testa "avrò bisogno di te quando tornerò"

Hai bisogno di me solo quando ti fa comodo?
Sono forse il tuo giocattolino anti stress?
Stai correndo da lei perchè ti manca?
Ti sei già stancato di stare con me?

I miei demoni interiori cominciano a divorarmi l'anima.
Non riesco più a respirare. La stanza comincia a stringersi intorno a me, ed un enorme buco nero appare di fianco a me "Aiuto" riesco a dire mentre l'aria comincia a svanire totalmente.

Ed eccomi di nuovo qui.
Mentre precipito dentro un buco, senza nessuno che possa fermarmi.

Oramai sono qui dentro da un tempo lunghissimo. Non so bene da quanto. Ma sono certo sia davvero tanto.

Finché da lontano non intravedo una mano: la mano di una ragazza. Zoe.
Comincio ad aggrapparmi alle pareti e cerco di scalarle, ma quando arrivo a pochi metri da lei, il piede mi scivola, facendomi ricadere.

"Zoe, aiutami ti prego" il mio urlo rimbomba nel tunnel mentre io continuo a precipitare "Tanche sono qui. Apri gli occhi" la voce di Zoe mi perfora le orecchie, la sua mano riappare davanti a me e stavolta riesco ad afferrarla.

Quando mi trascina in superficie, mi ritrovo disteso su un letto d'ospedale con lei, Cecia, Martina, Gian e Valerio intorno a me, ma la prima cosa che noto è la sua mancanza "Dov'è Lele?"

Gian si avvicina a me e mi appoggia una mano sulla spalla "Sta passando un brutto momento. Aurora é caduta da una rampa di scale ed ha avuto un aborto spontaneo" impallidisco e la testa comincia girarmi "Devo vederlo. Stará a pezzi." Cerco di mettermi in piedi, ma Martina e Zoe mi tirano dalle spalle rimettendomi a letto "Tu non ti muovi di qui. Hai perso i sensi per tutta la notte e sei molto debole. Valerio andrà a chiamarlo" Dice Zoe lanciando un'occhiata a Valerio, che fa come lei ha detto, seguito anche da Gian.

"Che significa che ho perso i sensi per tutta la notte?" Peia si volta nella mia direzione "Crediamo tu abbia avuto un attacco di panico. Anche se non sappiamo dovuto a cosa" impallidisco.

La mia gelosia. È colpa della mia fottuta gelosia.

"Che ti è successo Lil?" Appena Zoe si avvicina a me, la abbraccio senza esitare "Grazie Zozzi. Mentre precipitavo in quel tunnel, la tua mano mi ha riportato qui" Cecilia mi sorride e noto i suoi grandi occhioni farsi lucidi "Abbiamo avuto paura che potesse succederti qualcosa" mi dice asciugandosi qualche lacrima.

La porta della stanza si spalanca rivelando Lele e Valerio.
Mio Lele, che ti è successo?
Ha gli occhi totalmente rossi, i capillari scoppiati e delle enormi occhiaie mostrano la sua stanchezza.

Si avvicina a me e si siede sul letto "Potete lasciarci da soli?" I ragazzi fanno come dice, e noi rimaniamo insieme, in quella piccola stanza d'ospedale, sfoglia ed inquietante.

"Come niente fosse"/Tancredi Galli"Where stories live. Discover now