Capitolo 75

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Trovo Diego seduto su un divano e mi avvicino a lui a grandi passi "Hai visto Lele?" Gli urlo vicino all'orecchio per sovrastare il suono della musica "È tornato a casa. Non si sentiva bene" annuisco ed esco di corsa da quella casa.

Entro nel portone del palazzo e infilo la chiave nella serratura della porta.
La prima cosa che vedo è Lele seduto sul divano, in boxer "Tanche" alza lo sguardo verso di me ed io mi avvicino lentamente.

"Come stai?" Mi guarda sorpreso, non si aspettava che glielo chiedessi. Deglutisce e si passa una mano sulla fronte "Potrei stare meglio" annuisco e mi siedo accanto a lui "mi dispiace per quello che ho detto prima" gli confesso, coprendomi il viso con le mani "Hai ragione. Io sono stato la causa di tutti i tuoi mali, e quando avevi bisogno di me non c'ero" sollevo lo sguardo e lo incrocio al suo "E lo so, so che non ho scuse, ma quando quella bastarda mi ha detto di essere incinta, ho sentito che un piccolo sogno stesse per realizzarsi" annuisco, so benissimo che ha sempre sognato di diventare papà "Io non volevo crederle quando mi ha detto che il bambino era morto per colpa tua" sento gli occhi pizzicare "Cosa ti ha fatto cambiare idea?" Gli chiedo con un filo di voce, e quando fa incontrare di nuovo i nostri occhi, ha il viso completamente rigato dalle lacrime "Lei mi ha raccontato ogni minimo particolare di quella scenografia che, chissà da quanto tempo, stava studiando. Ed io come l'idiota che sono le ho creduto" abbasso il capo. Non riesco a togliermi dalla testa lui che mi lascia per terra, in quella camera d'ospedale.

"Tancredi guardami" ha la voce spezzata, ma io non sono in condizioni migliori delle sue, così rimango con la testa bassa "Ti prego ho bisogno che tu mi dica che mi credi" sollevo lo sguardo e faccio scontrare i nostri occhi "Si. Ti credo, ma non riesco a dimenticare" i miei occhi si riempiono di lacrime, e la mia voce si incrina "Sei solo confuso Lele, ti passerà" mi metto in piedi e mi avvicino alla porta "Ti amo tanc. Ti amo davvero" quelle parole mi arrivano addosso come un secchio di ghiaccio in pieno inverno.
Mi volto nella sua direzione e con il viso rigato di lacrime mi siedo sul pavimento "Dimostramelo" sussurro tra un singhiozzo e un altro.

Mi ritrovo stretto tra le sue braccia "piccolo mio va tutto bene adesso" avvolgo le braccia intorno al suo collo. Non voglio nulla. Non voglio ne un bacio ne una carezza, voglio solo un abbraccio, un abbraccio che mi faccia sentire se valgo qualcosa per lui.

"Lele dove sei?" Sollevo la testa dalla sua spalla verso la voce femminile che lo richiama dall'altra stanza.
Giulia si presenta sulla soglia della porta in biancheria intima e spalanca gli occhi vedendoci li, abbracciati per terra.

Scatto in piedi "Sei un fottuto bastardo" lo spingo via e, senza dargli nemmeno il tempo di aprire bocca, esco di corsa da quella casa.

Salgo le scale fino ad arrivare al appartamento di Martina.
In preda ai singhiozzi comincio a battere il pugno con forza, contro la porta, e non appena Martina mi compare davanti le salto al collo "Perché? Perché continuo a farmi distruggere da lui?" Lei mi stringe tra le sue braccia e mi accarezza i capelli "Ci sono io con te bambino mio" mi lascio cadere a terra, ma lei non mi molla, continua a stringermi tra le sue braccia e mi sussurra parole dolci all'orecchio.

Ancora stretto a Martina sollevo lo sguardo verso l'orologio: sono le 4:56 del mattino.
Le ho fatto passare la notte in bianco..
"Scusami. Sono un... egoista" mi asciuga una lacrima "Tanc, va tutto bene. Stai male, hai bisogno di me" la stringo forte.
Come farei se non ti avessi?

Sembra che il tempo si sia fermato da quando, alle 2, sono salito qui su.

Eppure sono riuscito a calmarmi solo adesso, dopo due ore di coccole. Sembro un fottutissimo bambino.

"Adesso che ti sei calmato: vuoi dirmi cosa é successo?" Abbasso lo sguardo "Stavo per perdonarlo. Ci eravamo persino abbracciati" mi passo le mani tra i capelli "Cosa ha detto per farti reagire in quel modo?" La guardo negli occhi "Ti ricordi di Giulia?" Mi accarezza un braccio "Giulia Paglianiti?" Mi chiede con sguardo confuso, ed io annuisco "Beh.. Io ho trovato Lele sul divano, da solo, in boxer... Ma quando ci siamo abbracciati.." la voce mi trema, ma dopo aver deglutito vado avanti "Giulia.. Lei è apparsa dall'altra stanza. In intimo" Martina mi accarezza una spalla "Credi che se la sia portata a letto?" Annuisco "Beh un ragazzo e una ragazza da soli, in intimo. Non hanno molte opzioni" lei annuisce "Però magari non è successo nulla. A meno che tu non glielo abbia chiesto" nego con la testa "Non mi importa di chiederglielo. Può scopare con chi vuole. Ormai lui è parte del mio passato" la mia migliore amica mi accarezza una guancia "Dai tempo al tempo." Mi abbraccia di nuovo ed io infilo la testa nell'incavo del suo collo.

Qualcuno suona il campanello e sia io che Martina ci svegliamo "Che ora è?" Chiedo sbadigliando, mentre Zoe si dirige alla porta "Sono le nove" sbuffo e mi metto in piedi.

Gli occhi mi bruciano tantissimo, così me li sfrego "Tanche che cosa é successo ieri sera?" Gian si posiziona davanti a me e aspetta una risposta "Va tutto bene" lo tranquillizzo, o almeno ci provo, ma lui sembra non credermi "Tanche dai. Lo so che non va bene. Dimmi che succede" mi siedo e sbuffo "Dovresti chiederlo a Lele. Sicuramente saprà spiegarti perché lui e Giulia ieri sera erano casa nostra da soli entrambi in mutande" l'acidità con cui pronuncio quella frase, è così forte che per un momento sento uno strano sapore in bocca "Che stai a di?" Mi volto verso la porta e trovo Cecilia e Zoe sulla soglia "Quello che avete capito"

"Come niente fosse"/Tancredi Galli"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora