Capitolo 35

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Comincio a sbiancare "Devo andare a vestirmi" afferro delle cose dall'armadio e scappo subito in bagno.
Mi rifiuto di tornare in camera mia, non oso immaginare la faccia di Martina.

Così appena esco dal bagno vado a sedermi sul divano, dove resto da solo per circa 10 minuti "Sei qui." Marti si siede accanto a me e mi afferra delicatamente per il polso "Levati questa felpa e fammi vedere le braccia" nego con la testa "Non so cosa tu abbia visto, ma era solo la controluce" ovviamente lei non mi crede, e mi alza una manica "Quando avevi intenzione di parlarmene?" Abbasso lo sguardo "Non è nulla di che" mi afferra per il viso e fa incrociare i nostri occhi "Non è nulla di che? Tancredi hai le braccia a righe! Come puoi dire che non è nulla di che?" Alza il tono di voce. Mi sembra di non riconoscerla in questo momento. È parecchio incazzata.
"Ma che cazzo hai in testa? Lo capisco che la situazione è brutta, ma non puoi annullarti per quella testa di cazzo. Vuoi capirlo?" Si alza e corre in bagno "Levati quella felpa" nego con la testa "Toglitela e basta cazzo" alza la voce, così annuisco e me la tolgo.
Lei non dice nulla, semplicemente comincia a sfregarmi del cotone imbevuto di disinfettante sulle ferite ed io stringo i denti.
"Perché l'hai fatto?" Gli occhi mi si riempiono di lacrime "Mi fa stare bene farlo" Lei nega con la testa "No. Non può essere vero tanc. Non può farti stare bene ridurti così" mi asciugo una lacrima "Non fa male. Semplicemente ti fa rendere conto che qualsiasi cosa tu faccia, non importerà a nessuno, e ti fa stare bene" scansa il cotone "A me però importa. Mi importa tantissimo Tanche. Non voglio perderti lo capisci?" Comincia a piangere ed io la abbraccio "Non mi perderai. Te lo prometto" mi infilo la felpa e la stringo forte a me.

Sembra una bambina alla quale hanno rotto la sua bambola preferita, in questo momento.

"Ti prego dimmi che non lo farai più" singhiozza. Detesto sapere di essere io la causa del suo dolore, così le asciugo le lacrime "Hey piccola guardami. Non lo farò più. Ma tu adesso devi sorridere, ti prego" unisce il suo viso al mio e mi accarezza una guancia "Io sorriderò quando ti vedrò stare bene." Restiamo abbracciati per un po', finché non ci addormentiamo sul divano.

Sento il suono di un cellulare che squilla e mi sveglio di soprassalto, trascinandomi Martina dietro e facendola cadere a terra.
"Cazzo scusa"Lei sbadiglia e si mette seduta sul pavimento"Fa nulla" Lele ci si para davanti e la aiuta ad alzarsi "Scusate, il telefono ha iniziato a squillare" sbadiglio e mi siedo sul divano "Che ora è?" Chiede poi Martina, mentre io mi sfrego gli occhi e ripenso al mio sogno "Le 12. Vi va di andare a mangiare qualcosa?" Sono più o meno sconvolto dalle sue parole.
Ci ha appena proposto di uscire a pranzo insieme, come niente fosse successo tra di noi "Ci sarà anche la tua principessa vero?" Mannaggia alla mia boccaccia e alla mia acidità "No. È tornata a Roma stanotte" abbasso lo sguardo e Martina mi afferra la mano "Andiamo?"annuisco.
Io e Martina usciamo di casa mano nella mano, e Lele ci viene dietro.
"Andiamo da Starbucks?" Chiede poi Lele e Martina annuisce.

Io non dico nulla, semplicemente cammino a testa bassa finché non arriviamo.
Martina si siede accanto a me, mentre Lele mi si posiziona proprio di fronte.
"Io vado ad ordinare" Martina ci lascia da soli e noi restiamo a guardarci negli occhi per un bel po di tempo, finché il suo telefono inizia a squillare.
Non stacca i suoi occhi da me e risponde "Si. Sono da Starbucks con Tanc e Peia." Mi fissa negli occhi e allunga la sua mano verso la mia "Mi manchi. Eccome se mi manchi" da come mi guarda potrei aver giurato stesse parlando con me, ma in realtà stava solo parlando al telefono.

Quando lo vedo attaccare la mia acidità prende il sopravvento "non dirmi che il bambino ha iniziato a piangere perché gli mancava il suo papà" lui scoppia in una risata leggera "No. Mio figlio non può ancora dirmi se gli manco" mi volto nella direzione di Martina e noto che è ancora in coda.

Lele fa per prendermi la mano, ma io lo scanso "Io volevo parlare con te.."mi alzo in piedi e mi dirigo in bagno.
Mi sciacquo il viso e mi guardo allo specchio:
Ok. Sta tranquillo.
Sicuramente vorrà chiederti di fare come niente fosse, vorrà dirti che si è semplicemente confuso e che non prova nulla.
Ma tu non crollare davanti a lui.
Non farlo. Se lo fai mi incazzo.
Adesso prendo un bel respiro ed esco da quella porta a testa alta.

Prendo un bel respiro ed esco dal bagno, ma appena varco la soglia vado a sbattere su qualcuno "Oddio, cazzo scusami sono mortificato" mi abbasso per aiutarlo ad alzarsi, ma resto sconcertato quando noto che è lui.
Il tizio dello shooting, quello che ho trattato di merda ieri sera. Cazzo.
"Tancredi, non fa nulla, può capitare" si volta per andarsene ma io lo fermo "Scusami per ieri sera, Alessio"lui scoppia a ridere "Va tutto bene. Comunque è Alex!" Mi porge la mano ed io gliela stringo.
In questo momento potrebbe essere utile portarlo al tavolo con me, mi aiuterebbe a scampare Lele.
"Sei da solo?" Lui annuisce "Sono venuto a prendere qualcosa da bere" annuisco e gli afferro una mano "Vieni con me" lui mi segue senza obiettare.

Appena Lele ci vede arrivare, butta gli occhi sulle nostre mani incrociate e lancia una pessima occhiata ad Alex.
"E tu chi sei?" Sembra parecchio incazzato dal suo tono "È mio amico. Qualche problema?" Lele scuote le spalle "Tu i tuoi amici li tieni per mano quindi?" Mi chiede dopo qualche minuto.

Che c'è Emanuele? Ti da fastidio?
Beh, cazzi tuoi.

Finalmente Martina ritorna e si siede accanto a me "Hey. Ciao Alex" Lei ricorda pure il nome. Assurda.

Iniziamo a mangiare e dopo circa 20 minuti, Alex mi afferra la mano e se la porta vicino al viso: "Ma hai delle mani stupende" mi dice, e poi comincia ad accarezzarmi la mano sinistra.
Lele sbatte le mani sul tavolo e preso dall'ira si alza in piedi per poi uscire dal locale "Che gli prende?"chiede poi quel povero disgraziato che non ha idea di quello che ha appena combinato.

"Come niente fosse"/Tancredi Galli"Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum