Un bacio per una birra

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"Stamattina eri arrabbiata con me, per la festa di ieri, e ora mi dici che non vieni a quella di stasera?"

"Mi dispiace Cami, non posso proprio! Ma fanno feste tutte le sere?" mi rispose Rebecca dall'altro capo del cellulare.

"Spero di no!" mi venne da ridere perché pensai che sarebbe stato assurdo "ma stasera voglio partecipare almeno un paio d'ore, giusto per dare fastidio a quel Samuele. Il pianerottolo non è loro, non ho bisogno di un invito!"

"Così ti voglio, Baby! Fai qualche follia anche per me!"

Riattaccai sorridendo. Avevo conosciuto Rebecca un paio di anni prima, durante una festa al liceo, e da allora, avevo fatto più follie che in tutta la mia vita. 

Rebecca era uno spirito libero, come i suoi capelli castani e ricci, senza controllo, non le importava cosa pensava la gente. Io invece ero stata cresciuta con la regola ferrea che l'apparenza è la cosa più importante, ma Rebecca mi aveva insegnato che, la mia felicità viene prima di tutto. Era quello che stavo cercando di fare, nonostante le difficoltà con la mia famiglia.

Dopo aver cenato, aprii l'armadio della mia camera, pieno di vestiti, che mia madre non avrebbe sicuramente approvato, e ne scelsi uno semplice rosso, da abbinare alle scarpe da ginnastica, perché non volevo sembrare troppo elegante.

Non potevo certo lamentarmi del mio fisico, essendo magra, con il seno abbastanza evidente e anche piuttosto alta, ma non avevo mai valorizzato il mio corpo con gli abiti. Quelli che indossavo a casa della mia famiglia erano sempre molto castigati, mentre al liceo avevo la divisa. Ma ora che potevo mettere quello che volevo, qualche volta osavo con dei particolari piccanti, come la scollatura del vestito che stavo indossando.

Sistemai i capelli, misi un velo di trucco e spalancai la porta, per ritrovarmi in mezzo ad una marea di persone che ballavano e bevevano. E io non ne conoscevo nessuna.

Forza Cami, prenditi un bicchiere di birra e fatti coraggio!

Facendomi largo tra la folla raggiunsi il salotto della casa di fronte. Ero a qualche passo dalla cucina quando qualcuno mi spintonò forte sulla schiena e mi sbilanciai in avanti, cadendo sul divano bianco... o meglio su qualcuno che era seduto sul divano!

"Oddio scusami, ti ho fatto male?" chiesi subito mentre cercavo di rialzarmi, (dovevo ammetterlo, i pettorali di questo ragazzo valevano la caduta!) ma il sorriso gentile che avevo sulle labbra sparì all'istante quando incontrai gli occhi socchiusi di Samuele. 

Mi stava fissando con uno sguardo irritato e non fece niente per aiutarmi a togliermi da quella situazione imbarazzante, ma si limitò a dire: "Ah, ancora la stalker."

"Non sono una stalker, mi chiamo Camilla, abito qua di fronte" risposi duramente sostenendo il suo sguardo.

"Ti chiamerò comunque stalker. Sei sempre dove sono io!" mi sorrise, ma in un modo decisamente derisorio, così gli voltai le spalle e andai a prendermi la mia birra. 

Arrivata davanti alla cucina ebbi un déjà vu: Tommaso stava abbracciando (se così possiamo definire le sue mani sul culo) una ragazza e ancora una volta mi impediva di aprire la porta, ma questa volta del frigorifero e questa volta la ragazza era mora.

Mi guardai intorno cercando qualcos'altro da bere, ma vedendo solo bottiglie vuote, decisi di andarmene. Proprio mentre voltavo le spalle alla coppietta accaldata, la voce di Tommaso mi raggiunse: "Ehi vicina, vuoi unirti a noi?"

Lo guardai sconvolta. Ma che problemi aveva questo ragazzo?

"No, in realtà vorrei solo una birra!"

La ragazza mora sussurrò qualcosa all'orecchio di Tommaso, che annuì sorridendo. Poi si allontanò verso il salotto, scomparendo dalla nostra vista.

Tommaso si avvicinò a me, fissandomi con aria di sfida e disse: "Un bacio per una birra."

Sostenni il suo sguardo valutando cosa fare. Potevo anche sembrare dolce e carina, ma in realtà ero molto determinata e non mi piaceva perdere.

"Tranquilla" disse Tommaso ridendo "stavo scherzando!" fece per girarsi e per aprire il frigorifero, ma io fui più veloce, presi il suo viso tra le mani, mi sollevai in punta di piedi, schioccandogli un bacio veloce sulle labbra. 

Poi con il cuore che batteva veloce, sotto gli occhi sorpresi di Tommaso, presi la birra e facendogli la linguaccia me ne andai, lasciandolo lì, finalmente senza quel sorriso beffardo sulla faccia.

La mia birra però non durò molto perché, appena tornai sul pianerottolo, dove la gente sembrava essere aumentata (ma quante persone potevano starci su un pianerottolo?), qualcuno mi urtò proprio il braccio con cui reggevo la lattina, che si schiantò per terra, rovesciando tutto il suo contenuto.

"Accidenti!" squittì mortificata una voce femminile dietro di me "mi dispiace tantissimo!"

Mi voltai e mi ritrovai faccia a faccia con una ragazza dai lunghi capelli rossi lisci, acconciati in una treccia morbida, e la pelle chiarissima spruzzata da tante lentiggini. La trovai molto bella.

"Vieni andiamo a prenderne un'altra!" mi prese per un braccio e mi trascinò nuovamente nella casa dei miei vicini, ma la fermai non appena raggiungemmo il salotto.

"Non ti preoccupare, non serve!" Non avrei mai voluto dare un altro bacio a Tommaso, sarebbe stato come accendere un fiammifero, e ora preferivo non bruciarmi.

"Bene allora faremo a metà della mia. Ah giusto, io sono Carolina, ma chiamami pure Carrie!" disse la ragazza mostrando un grande sorriso perfetto.

"Io sono Camilla. Sei la prima persona gentile che conosco qua!"

Carolina scoppiò a ridere: "E come ci sei finita a questa festa?"

"In realtà io abito nell'appartamento di fronte"

"Intendi quello oltre il pianerottolo?" chiese spalancando gli occhi.

Annuii leggermente spaventata dalla sua reazione, sembrava dispiaciuta per me. "Fanno spesso feste?" domandai corrugando le sopracciglia in ansia.

"Eh sì tesoro, fanno sempre molto casino in generale!"

"Conosci bene entrambi?"

"Sì, io, Samu e Tommi siamo amici d'infanzia."

"Com'è possibile che nessuno dica nulla di questo casino?"

Carolina ridacchiò: "Il padre di Tommi è il proprietario dell'edificio. Samu e Tommi sono cugini e, visto che le loro famiglie si sono sempre interessate poco a entrambi, possono fare quello che vogliono, a patto che prendano la laurea e non finiscano in galera."

Rimasi allibita, ora capivo perché l'affitto del mio appartamento costava così poco (era anche l'unico motivo per il quale potevo permettermelo!), non avrei sicuramente avuto una tranquilla vita universitaria.

Se son rose... appassiranno!Where stories live. Discover now