È uno scherzo?

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"Mamma anch'io ne voglio uno!" stava dicendo un bambino, additandomi senza nessun pudore, nel bel mezzo del marciapiede.

Cercai di ammorbidire il sorriso teso che avevo sul volto mentre rispondevo educatamente: "Certo tesoro, puoi trovarne quanti ne vuoi dentro questo negozio!"

La madre del bambino mi fulminò con lo sguardo, cancellando immediatamente il mio sorriso, poi rivolse qualche scusa frettolosa al figlio e lo trascinò via senza badare ai suoi capricci. Rimasi ad osservarli mentre sparivano tra folla, impacciata nel mio costume da squalo con una pinna esageratamente ingombrante sulla schiena.

Nei giorni precedenti avevo avuto modo di riflettere su molte cose. Samuele era tornato, ma non avevamo ancora parlato, sapevo che non avrei potuto rimandare ancora per molto. La storia di Tommaso mi aveva impressionato, a tal punto che ci avevo pensato giorno e notte. Affrontare una perdita del genere ad un'età così giovane, era qualcosa che ti segnava per la vita. Capivo meglio Carolina e il suo rapporto con Samuele, ma soprattutto ora capivo Tommaso e il suo comportamento distaccato con le ragazze. Aveva sofferto così tanto, che ora non era più disposto ad aprire il suo cuore a nessuna. Aveva costruito un muro e non lasciava passare nessun sentimento.

Mi tornò in mente la sua espressione triste, seduto al tavolo della sua cucina. Desiderai vedere il suo sorriso divertito di sempre, così presi il cellulare, mi scattai una foto con questo stupido travestimento e gliela mandai.


"Dov'è quel costume fantastico?" mi chiese deluso Tommaso quando mi aprì la porta di casa sua.

"Accontentati della foto"

"Sarà il mio tesoro più grande!" rispose ironicamente facendomi l'occhiolino. Era il solito Tommaso, ma allo stesso tempo, sembrava diverso. Il nostro rapporto era diverso, eravamo più in confidenza ora, condividevamo il suo dolore.

"Ah giusto, aspetta qua, devo darti una cosa!" sparì nella sua stanza per riapparirvi poco dopo con il respiro corto e un pacchetto tra le mani.

"Cos'è?" chiesi diffidente. Il suo sguardo era troppo divertito per non farmi sorgere qualche sospetto.

"Il tuo regalo di natale! Aprilo!"

Scartai la confezione e mi ritrovai a tenere dritta davanti a me una tuta intera, munita di piedi e cappuccio che formavano un unico pezzo. La tuta era un animale. Per la precisione un procione con tanto di coda gigante sul retro!

"È uno scherzo?" chiesi fissando quell'indumento. Ero sicura che non l'avrei mai indossato. Mi rendevo già abbastanza ridicola ogni volta che andavo al lavoro.

Tommaso rise diversi secondi prima di rispondere: "Adoro vederti vestita in modo buffo!"

Arrossii e gli riservai un'occhiata torva prima di domandare: "C'è Samu?"

Ero tesa perché non sapevo bene come affrontare la situazione. Tommaso si voltò verso l'interno dell'appartamento e chiamò Samuele a gran voce, poi si girò nuovamente verso di me e mi bisbigliò all'orecchio: "Coraggio, qualsiasi cosa accadrà, io e te saremo amici."

Gli sorrisi riconoscente proprio mentre Samuele compariva alle sue spalle con un'espressione sollevata.

"Ciao" mi disse incerto.

"Vieni" lo presi per una mano e lo condussi dall'altra parte del pianerottolo "dobbiamo parlare."

"Cami" iniziò lui prima ancora di chiudersi la mia porta alle spalle "non voglio che tra noi le cose vadano male. Sono stato un idiota e..."

Lo interruppi sollevando le mani davanti a me come per calmarlo "Tommi mi ha raccontato di Anna..." Samuele rimase in silenzio, ma non sembrò particolarmente sorpreso, probabilmente Tommaso gli aveva già riferito tutto.

"Lo so" bisbigliò abbassando lo sguardo.

"Abbiamo già affrontato questo discorso ma ora posso comprendere meglio il rapporto che hai con Carrie. Però quello che ti avevo detto non cambia. Vorrei essere io la tua priorità."

"È così Cami, davvero, era da tanto tempo che non mi sentivo così... con te sto bene."

"Anch'io sto bene con te." La maggior parte delle volte, pensai. Ma evitai di dirlo perché le parole di Samuele mi sembravano sincere.

"Voglio stare insieme a te, e ti dimostrerò che sei importante... tieni" e così dicendo mi porse una scatoletta con un fiocco rosa.

Aprii la confezione e mi ritrovai ad ammirare un braccialetto sottile d'oro rosa con appeso un ciondolo: una piccola fragola rossa. Immediatamente mi ricordai la prima volta che mi aveva chiesto di uscire, quando indossavo quello stupido, ma speciale, costume da fragola. Sorrisi istintivamente e quando alzai lo sguardo notai che anche Samuele mi stava sorridendo.

"Grazie" gli dissi timidamente, poi frugai tra gli scaffali del mio armadio e tirai fuori un sacchetto con decorazioni natalizie e glielo porsi. "Buon natale"

Gli avevo regalato un maglione verde, un oggetto utile e non troppo personale, memore della figura che avevo fatto con la chitarra. Samuele dovette intuire qualcosa perché si sentì in dovere di spiegarmi che, se si era comportato in quel modo al suo compleanno, aveva una motivazione.

Come mi aveva già detto, ripeté che al liceo faceva parte di una band, ma specificò che il resto dei componenti erano Tommaso alla batteria, Carolina alla pianola e Anna al microfono. Suonavano alle feste della scuola e si divertivano molto, finché Anna non è morta. Da quel giorno avevano smesso tutti di suonare qualsiasi strumento. Il dolce suono delle melodie era diventato un ricordo troppo doloroso da sostenere.

L'espressione impotente e triste di Samuele mi fece dimenticare per quale motivo mi ero arrabbiata, così accorcia la distanza tra noi fino ad annullarla e lo baciai con tenerezza. Avevamo fatto pace. Ancora.

La mia prima festa natalizia in questa nuova vita era passata, con lacrime e risate, avevo capito che il natale non è tanto aprire i regali, quanto aprire i nostri cuori. Così quel pomeriggio suonai il campanello dell'appartamenti di fronte al mio e corsi a nascondermi dietro la mia porta, guardando dallo spioncino. 

Tommaso aprì e notò il mazzo di bellissime rose rosse poggiato sullo zerbino. Stupito si chinò per raccoglierlo guardandosi intorno confuso, quando si accorse del biglietto che accompagnava i fiori. Lo aprì e rimase fermo a leggerlo, poi alzò lo sguardo verso la mia direzione. Sorrise. Era un vero sorriso. Il vero sorriso di Tommaso.

Il biglietto diceva: nonostante la vita ti abbia dato fiori appassiti, tu sei rifiorito. Ora devi solo aprirti.

Se son rose... appassiranno!Where stories live. Discover now