Muffin

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Io amo i dolci. Davvero, non credo che potrei mai vivere senza un po' di dolcezza nella vita, anche da mangiare! Ma posso decisamente fare a meno della dolcezza da indossare. 

I miei datori di lavoro, evidentemente, non la pensano allo stesso modo. Sono su questo affollato marciapiede, in un caldo pomeriggio di agosto, con indosso l'ennesimo stupido costume: un muffin. Sono un muffin! Probabilmente alla fragola, dal momento che sono ricoperta da diverse gradazioni di rosa, e come se la cosa non fosse già abbastanza imbarazzante, in testa devo tenere un copricapo a dir poco ridicolo. Credo debba richiamare la crema che si mette sopra a questi dolcetti, ma per me, somiglia ad una cacca rosa. E io devo tenerla sulla mia testa... sulla testa!

"Signore, vuole assaggiare uno dei nostri buonissimi dolcetti?" chiesi ad un passante, indicandogli l'ingresso della pasticceria di fianco a me. Lui mi squadrò confuso, dal basso verso l'alto, e quando arrivò alla mia testa, la sua espressione si fece schifata. Mormorò un secco "no, grazie" e se ne andò.

Cavolo, allora sembra davvero una cacca!

Mi stavo autocommiserando, fissandomi la punta dei piedi, quando, con la coda dell'occhio, notai uno strano movimento alla mia sinistra. Sollevai lo sguardo e mi ritrovai a fissare una schiena fin troppo conosciuta.

"Samu?" chiesi, un po' dubbiosa. Non capivo cosa stesse facendo. Era di spalle, con il volto nascosto, forse aveva cercato di andarsene per non farsi vedere da me. Questo pensiero mi rattristò un po', credevo che le cose fossero tornate quasi normali tra di noi.

"Tutto ok?" ripresi a dire, notando che non aveva la minima intenzione di parlare o di muoversi. Ma poi, osservandolo più attentamente, mi accorsi che le sue spalle fremevano. Feci qualche passo verso di lui, preoccupata, ma quando mi portai davanti e lo vidi in volto, mi rimangia tutti i miei pensieri.

Era un po' piegato, con la mano davanti alla bocca nel tentativo di non scoppiare a ridere. Per questo le sue spalle fremevano! Non sarebbe riuscito a contenersi ancora per molto, e infatti non appena alzò gli occhi sul mio costume, scoppiò in una fragorosa risata, che tentò subito di arginare, portandosi anche l'altra mano alla bocca.

"Sono contenta di farti ridere tanto" dissi scocciata, cercando di mettere le mani sui fianchi. Peccato che i miei fianchi erano decisamente troppo larghi con questo muffii addosso, perciò la mia una posa risultò ancora più ridicola. Riportai le braccia lungo i fianchi, sconfitta.

"Scusa Cami" iniziò finalmente a dire Samuele, mentre cercava di riprendere fiato "non volevo ridere in questo modo ma... " spostò lo sguardo sulla mia testa e la notò. La cacca. I suoi sforzi di darsi un contegno fallirono miseramente, e scoppiò a ridere ancora. Aveva quasi le lacrime agli occhi. Lo guardai risentita, ma anche un po' divertita dalla sua reazione. 

Poi il mio sguardo fu catturato dalla mia immagine, riflessa nella vetrina della pasticceria, dietro a Samuele. Non potevo davvero dargli torto... ero esilarante conciata così. Lasciai che il suo divertimento mi contagiasse e ci ritrovammo a ridere insieme. 

Forse potevamo essere quasi amici.


Dopo l'incontro con Samuele, fu più facile andare a trovare Tommaso nel suo appartamento, senza provare imbarazzo. Loro due avevano parlato e si erano chiariti, Samuele aveva detto a Tommaso che era felice per noi due, e che credeva davvero che saremmo stati contenti insieme. Aveva detto anche che, Tommaso si meritava davvero una persona fantastica come me. E io ero assolutamente d'accordo con lui!

Ma ora che con Samuele le cose si stavano piano piano sistemando, mi ricordai che avevo ancora una questione in sospeso con qualcuno. Carolina.

Si era mostrata subito gentile con me, ed eravamo state quasi amiche. Se non avesse sempre avuto quegli atteggiamenti con Samuele, che miravano proprio a riconquistarlo. Avevo ormai superato il fatto che loro due fossero diventati una coppia, anzi ero felice di come erano andate le cose alla fine, perché mi avevano portato da Tommaso. Ma non ero riuscivo a perdonare il comportamento da "amica" che aveva avuto Carolina con me. Mi aveva usato, mi aveva preso in giro (un po' ero anche io che, stupidamente, mi ero fatta prendere in giro). Mi aveva sorriso in faccia, mentre agiva alle mie spalle.

Volevo dirle chiaramente quanto la ritenevo stronza.

Preparai tutto e dissi al mio capo che andavo a fare una consegna. Conoscevo l'indirizzo di Carolina perché lei me ne aveva parlato una volta. Trovai facilmente il suo appartamento e aspettai, dopo aver suonato il campanello. Ero un po' agitata, ma anche eccitata. Avevo raccontato il mio piano a Rebecca e lei mi aveva appoggiato caldamente. Non le era mai piaciuta Carolina, già lo sapevo.

Quando la porta si aprì, la accolsi con un caloroso (finto) sorriso e dissi: "Ciao Carrie" con (finta) allegria. 

Lei era impeccabile come al sempre, ma sul viso si dipinse un'espressione sbigottita. Mi fissò con la mano ancora sulla maniglia e gli occhi spalancati. La sua bocca, mezza aperta, sembrava quasi bloccata. Ma come tutte le grandi attrici, anche Carolina sembrò riprendersi abbastanza velocemente e mi rispose, un po' titubante: "Camilla... cosa ci fai qui?"

"Ho una consegna per te" risposi tranquillamente, mentre lei tornava ad avere uno sguardo confuso.

"Una consegna? Ma cosa...?" balbettò corrugando la sua perfetta fronte.

Sollevai il braccio davanti a me, stringendo saldamente il mazzo di fiori secchi e piazzandolo davanti ai suoi occhi. Il suo viso si fece ancora più smarrito. Non aveva idea di cosa fossero.

"Sono da parte mia" spiegai, ovviamente continuando a sorridere gentilmente "sono una specie di regalo, per essere stata un'ottima falsa amica!"

Lei fissò prima me, poi i fiori che aveva davanti. Era nella confusione più totale. Prese quello che le stavo porgendo, senza sapere bene cosa fare e poi tornò a guardarmi, a metà tra la sorpresa e lo sconforto.

Le feci un cenno con la testa, trasformando il mio sorriso gentile in uno decisamente soddisfatto e me ne andai, lasciandola li con il mazzo di fiori secchi in mano. Finalmente faceva lei la figura della scema.

Mentre tornavo al negozio, ero consapevole del fatto che questo fosse un comportamento un po' infantile, ma stavo così bene ora!

Se son rose... appassiranno!Where stories live. Discover now