Paintball

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"Dai, raccontami qualche dettaglio!"

"Becky, smettila! Sono cose intime"

"Ma se io ti ho pure spiegato com'è la nostra posizione preferita!"

"Non urlare queste cose, scema!" bisbigliai, guardandomi intorno circospetta, per vedere se qualcuno ci aveva notato. Eravamo al bar sotto casa mia, stavamo bevendo un caffè dopo essere state all'università a ritirare i nostri orari del secondo anno. Era settembre e dovevamo iniziare ad organizzarci per l'inizio delle lezioni, il mese dopo.

"Quante volte l'avete fatto questa settimana?"

"Ma Becky! Sono cose da chiedere?"

"Sei" quasi mi sbrodolai con il cappuccio che stavo bevendo. Tommaso era apparso dietro di me e sorrideva divertito.

"Cavolo!" esclamò Rebecca colpita, portandosi una mano davanti alla bocca con fare teatrale "quasi una volta al giorno!"

"Tommi, ti prego non assecondarla!"

"Abbiamo saltato un giorno, perché volevamo farlo nella doccia, ma Cami è scivolata e si è quasi rotta un polso!" continuò imperterrito Tommaso, prendendo posto nella sedia accanto alla mia.

Rebecca fissò la benda, avvolta introno al mio polso, e mi disse risentita: "Allora non ti sei fatta male stirando!"

Avvampai, colta in flagrante, poi cercai di tirarmi fuori da quel discorso imbarazzante: "Possiamo decidere qualcosa da fare oggi?"

"Vuoi tornare nella doccia?" mi chiese subito Tommaso ironico, ma anche un po' speranzoso.

"Posso sapere che posizione usate nella doccia?" intervenne Rebecca scherzando, ma anche un po' curiosa. Non avevo speranze, erano un'accoppiata inarrestabile.

Dopo aver discusso mezz'ora sulle nostre abitudini sessuali, o meglio, dopo le mie lamentele e lo scambio di battute sconce tra Tommaso e Rebecca, passammo un'altra mezz'ora a decidere come occupare il pomeriggio. Fortunatamente Stefano ci raggiunse presto, e propose di fare un gioco che aveva sentito da alcuni suoi studenti.

Ci ritrovammo in una zona sterrata, piena di oggetti posizionati strategicamente, che dovevano funzionare come rifugi o barriere. C'era anche una vecchia roulette al centro, che divideva le due metà del campo. Tutto era disseminato di colore, come se fosse stata sparata della vernice.

"Paintball? Cosa sarebbe?" chiese perplessa Rebecca, leggendo l'insegna del posto, mentre io mi univo alla sua confusione.

Dopo una breve spiegazione da parte dello staff, e dopo aver indossato le tute e gli occhiali protettivi, mi ritrovai ad imbracciare un fucile, carico di pallottole di vernice. La mia confusione era solo aumentata.

"Fatemi capire" dissi, mentre ci avvicinavamo alla roulotte per decidere le squadre "ci dobbiamo sparare la vernice addosso?"

"Esatto. Dopo tre colpi sei fuori" rispose raggiante Tommaso. Era evidente che non vedeva l'ora di cominciare a giocare.

"E tu, come fai con la tua pessima mira?" lo presi in giro, guadagnandomi una sua occhiataccia.

"Facciamo una scommessa" ribatté con un'espressione tutt'altro che rassicurante "chi perde deve cucinare per l'altro."

Era un'idea terribile. Avremmo mangiato male in entrambi i casi.

"Non mi sembra una buon..." stavo dicendo, ma fui interrotta dalla sua voce derisoria, che mi canzonava di non essere alla sua altezza. Assunsi uno sguardo di fuoco e accettai la sua provocazione, forse anche troppo seriamente. Se era la guerra che voleva, guerra avrebbe avuto, anche a costo di mangiare di merda.

"Maschi contro femmine" esclamai, quando anche Rebecca ci raggiunse, dopo aver impiegato circa un quarto d'ora per far entrare la sua massa di capelli ricci nel casco protettivo.

"Cosa?!" esclamò sconvolta "ma sei matta? Ci distruggeranno!"

"Lo vedremo" risposi sicura di me, continuando a fissare Tommaso con aria di sfida e ricevendo in cambio uno sguardo divertito. Lui si indicò gli occhi con due dita e poi, puntò quelle stesse dita verso di me. Era il segnale d'inizio.

Io e Rebecca ci mettemmo a correre da un lato, nascondendoci dietro un grosso gonfiabile giallo. Ci sedemmo una vicino all'altra con il fiatone e ci guardammo dubbiose, con i nostri fucili in grembo e nessuna idea di come usarli.

"E ora che facciamo?" bisbigliò Rebecca, cercando di spiare oltre il nostro riparo. Anch'io mi sporsi verso l'esterno per controllare, ma non vidi nessuno.

"Dove sono finiti?" chiesi in preda al panico. Perfetto, eravamo già in svantaggio!

"Io mi sposto a sinistra, tu a destra" presi le redini del comando e cercai di valutare la situazione. Calma piatta. Avanzai piano, restando bassa. Il fucile puntato davanti a me, gli occhi che scattavano in ogni direzione, i muscoli tesi.

"Ahia!" gridò all'improvviso Rebecca risentita "accidenti se fa male!"

"Becky cosa..." non finii la frase perché fui distratta da un movimento alla mia destra. Mi girai e mi ritrovai davanti Tommaso che sorrideva malignamente.

"Trovata!" esordì prima di sparare un colpo verso di me. Una grossa macchia blu si dipinse sulla mia spalla. Cavolo, che disastro!

Dopo un'ora di gioco la situazione era: Rebecca eliminata. Stefano eliminato. Io e Tommaso due ferite ciascuno. Era un testa a testa. 

Rebecca era stata eliminata con l'ultimo colpo perché, si era stoicamente gettata davanti a me, mentre Stefano sparava la sua pallottola, e io l'avevo vendicata, colorando di verde il petto del professore. Ora ero seduta dietro ad un riparo di legno, pieno di spruzzi arcobaleno e stavo cercando di individuare Tommaso, che però sembrava essersi volatilizzato.

Forse non era granché con la mira, ma decisamente ci sapeva fare con i nascondigli. Non riuscivo mai a trovarlo! Il cuore mi batteva forte per l'adrenalina che mi scorreva nelle vene. Decisi di spostarmi per vedere meglio, quando voltandomi verso la mia sinistra, me lo ritrovai vicino, seduto di fianco a me.

"Dannazione Tommi, che spavento!" esclamai portandomi una mano al cuore.

"Sei tesa Cami?" mi chiese lui ridacchiando.

Non gli risposi neanche, ma puntai il mio fucile sulla sua gamba, guardando con un'espressione trionfante.

"Ciao ciao Tommi" dissi con un gran sorriso sulle labbra, prima di premere il grilletto, ma il mio gesto andò a vuoto. Riprovai, ma ancora nulla. Cavolo, avevo finito i colpi! Effettivamente, più della metà erano finiti contro qualche riparo o contro il terreno. Uno addirittura aveva colpito Rebecca, che era già fuori dalla gara, seduta oltre la staccionata che delimitava il campo di gioco. Ovviamente mi aveva insultato arrabbiata. Non le piaceva il dolore. Mai.

Tommaso, vedendomi impotente, scoppiò a ridere fragorosamente, portandosi una mano al petto, per enfatizzare la cosa.

"Uffa, hai vinto" conclusi sconsolata, abbandonando la mia arma di lato "devo proprio cucinare per te?"

"Sì" rispose Tommaso ridacchiando.

"Non possiamo fare che, chi vince deve cucinare?" provai un ultimo, disperato, tentativo per cercare di tirarmi fuori da quel compito.

"Va bene" rispose sorprendentemente Tommaso, poi mi rivolse un sorriso accattivante, puntò il fucile verso la sua mano e si sparò un colpo giallo proprio in mezzo al palmo. Io lo fissai allibita, mentre lui mi rivolgeva uno sguardo soddisfatto e diceva: "Hai vinto tu. Ora dovrai cucinare per me!"

Cavolo, otteneva tutto quello che voleva!

Se son rose... appassiranno!Where stories live. Discover now