Paperelle

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Dopo quella fantastica serata al cinema, io e Tommaso non ci siamo visti molto. I mesi di giugno e luglio sono molto difficili per gli universitari, soprattutto per quelli del primo anno, che devono ancora capire come organizzarsi tra i vari esami e i mille libri da studiare.

Io, ad esempio, avevo sbagliato tutto ed ero rimasta con troppe cose da preparare in pochissimo tempo. Quindi ora passavo le mie giornate seduta all'unico tavolo del mio appartamento, ricoperto di appunti e volumi aperti, cercando di recuperare il tempo perso. Tommaso era nella mia stessa situazione, ma sul tavolo della sua cucina. Quello organizzato tra noi era sicuramente Samuele. Io e Tommaso ci accorgevamo di essere rimasti indietro solo quando le scadenze erano ormai imminenti.

Tutto il mio duro lavoro fu però ripagato, perché superai tutti gli esami, con voti più o meno decenti (insomma sopra la sufficienza, sono sempre voti decenti no?) e anche Tommaso riuscì a cavarsela abbastanza bene. 

L'ultimo giorno dell'ultimo esame del mio primo anno, tornai a casa a notte inoltrata dopo aver lavorato anche al bar. Ero distrutta fisicamente e psicologicamente, così arrancai verso la porta del mio appartamento, sbadigliando. Misi un piedi dentro e mi accorsi di aver calpestato qualcosa.

C'era una busta sul pavimento. Aveva disegnate sopra tante piccole paperelle di plastica (era proprio una fissa questa delle paperelle!), e subito le mie labbra si curvarono in un sorriso felice. Sapevo già chi era il mittente! Aprii la busta e trovai un biglietto da parte di Tommaso:

"Non abbiamo mai avuto un vero appuntamento, quindi domani sera preparati per le 20. Ti aspetterò dove ci siamo incontrati per la prima volta!"


Per l'appuntamento volevo essere carina, anzi molto carina. Non avevo idea del posto nel quale mi avrebbe portato, ma volevo far bella figura in ogni caso. Così decisi di truccarmi bene gli occhi con l'eyeliner (un'impresa quasi impossibile!) e mi colorai le labbra di un rosa intenso. Poi sistemai i miei capelli con la piastra, in modo da formare tante onde ondulate. Infine indossai un vestitino rosa, con una scollatura casta davanti, ma vertiginosa dietro. Mi lasciava tutta la schiena scoperta! Infilai un paio di sandali con il tacco, ormai era luglio e faceva abbastanza caldo.

All'ora esatta aprii la porta del mio appartamento e trovai Tommaso appoggiato con la schiena al muro di fianco al mio ingresso. Indossava dei jeans neri, una maglietta bianca un po' larga e sopra la giacca di pelle. Si raddrizzò con una spinta e fece qualche passo, piazzandosi davanti a me.

"Ciao vicina" disse, esattamente come al nostro primo incontro, sembrava tutto cosi simile ma, allo stesso tempo, così diverso. Gli sorrisi rapita da tutta la sua figura, i capelli sempre un po' scompigliati, gli occhi intensamente azzurri che mi studiavano, la bocca incurvata in un sorriso attraente. Ero semplicemente rapita da Tommaso.

"Sei bellissima" mi disse lui, senza nessuna traccia di imbarazzo, al contrario di me, che invece mi sentivo estremamente goffa.

"Grazie" risposi portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Notai che questo gesto catturò la sua attenzione, perché le sue pupille si dilatano leggermente. Colta di sorpresa da questa reazione, che io provocavo in lui, spostai lo sguardo dai suoi occhi ai miei piedi, cercando di nascondere il rossore che stava diventando sempre più evidente sulle mie guance.

Lui seguì la direzione del mio sguardo e notò più attentamente le mie scarpe perché disse: "Quelle non vanno bene per il posto dove dobbiamo andare. Metti delle scarpe più comode."

Rimasi spiazzata. Cosa voleva dire che le scarpe non andavano bene? Se le scarpe erano un problema, allora anche il vestito lo era! Oh cavolo, avevo sbagliato come al solito!

Se son rose... appassiranno!Donde viven las historias. Descúbrelo ahora