Sei uno splendore!

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Mi sveglia con gli occhi gonfi, i vestiti stropicciati e Tommaso nel mio letto. Eravamo ancora nella stessa posizione della sera precedente. Il suo braccio abbandonato sul mio corpo, la sua bocca vicino al mio collo. 

Ricordai all'istante il bacio tra Samuele e Carolina, ma lo scaccia subito dalla mia testa. Volevo dimenticarlo il più in fretta possibile... va bene, dimenticarlo era impossibile. Ma non volevo assolutamente pensarci.

Mi voltai a pancia in su, lentamente, per evitare di svegliare Tommaso, ma appena girai la testa verso di lui, mi accorsi con orrore che stava aprendo gli occhi. Mi fissò con un'espressione divertita sul volto e mi disse: "Buongiorno Cami, sei uno splendore!"

Mi alzai trafelata dal letto e mi catapultai in bagno, posizionandomi davanti allo specchio. I miei occhi erano rossi, con un alone nero intorno (colpa della matita che si era sbavata), i capelli tutti arruffati e le mie guance erano cosparse di righe e grumi secchi di mascara.

Altro che splendore... ero un disastro!

Mi lavai la faccia e cercai di ricompormi mentre sentivo Tommaso dall'altra parte della porta che rideva della mia pessima figura.

Preparai il caffè anche per lui mentre mi organizzavo per uscire. Era sabato, quindi non avevo lezione alla mattina, ma ero comunque di fretta.

"Devo andare al lavoro" spiegai a Tommaso addentando un biscotto.

"Quello dei costumi buffi?" indagò lui con un sorriso furbo sul volto.

"Sì, ma non dirò altro!"

"Ti prego, dimmi solo qual'è il tuo travestimento questa volta!"

"Assolutamente no!"

Percorsi le scale il più velocemente possibile, ma quando mi apprestai ad aprire il portone, qualcuno lo spinse dall'esterno, entrando. Quasi ci scontrammo.

"Cami" esclamò sorpreso Samuele ancora con la mano sulla maniglia. 

Mi mancò il fiato e sentii subito una stretta al cuore. Neanche quando eravamo una coppia ci vedevamo così spesso! E ora che volevo evitarlo ad ogni costo, me lo ritrovavo ovunque. L'unico posto sicuro era il mio appartamento. Abbassai subito lo sguardo e cercai di superarlo senza dire una parola, ma lui mi trattenne per un braccio e provò a scusarsi: "Cami, ti prego... io non..." il suo sguardo era davvero triste e colpevole.

Mi spostai bruscamente e sollevai gli occhi su di lui. Ero addolorata sì, ma ora ero soprattutto arrabbiata. Sapeva cosa provavo per lui, ma aveva deciso di ignorare la mia sofferenza, mi aveva dimostrato che non ci teneva neanche un po' ai miei sentimenti. Non era stato sincero con me, neanche una volta. Sentivo le lacrime che, ancora una volta, si affacciavano dai miei occhi, ma stavolta non avrei pianto di fronte a lui. Anzi non avrei pianto più per lui.

"È finita Samu. Lasciami stare" gli dissi seccamente con un'espressione convinta e distaccata. Mi voltai e mi allontanai, ringraziando l'aria fredda di febbraio, che mi permise di riprendere un minimo di lucidità.


Mentre stavo in piedi vicino ad un banchetto pieno di bottigliette d'acqua, ripensavo all'incontro con Samuele, anche se avrei voluto dimenticarlo. Era più forte di me, non riuscivo a calmarmi. Mi sentivo così stupida ad aver creduto nel nostro rapporto. Non aveva neanche avuto la decenza di parlarmi della sua scelta di rimettersi con Carolina. Non aveva aspettato nemmeno tanto tempo e soprattutto non aveva avuto neanche un po' di riguardo per i miei sentimenti. Non si era preoccupato di essere discreto almeno per il momento... che diamine, ci eravamo appena lasciati! E' vero che ero stata io a prendere questa decisone, ma non certo perché lo volevo. Avevo solamente capito che nel cuore di Samuele sarei sempre stata seconda a Carolina. E non potevo accettarlo. Ma stavo soffrendo...

Ero tanto presa dai miei problemi e tanto arrabbiata, che non mi accorsi nemmeno dell'uomo davanti a me. Mi stava gentilmente chiedendo qualcosa: "Scusi signorina è... "

"Cosa vuole?" risposi bruscamente riemergendo dai miei pensieri. Ma subito dopo avergli parlato tanto malamente, mi resi conto della sua espressione sbigottita. Cavolo! Stavo lavorando e non avrei dovuto essere scorbutica con i passanti. Non avrei dovuto farmi condizionare dal mio stato d'animo.

"Io volevo solo sapere se questa è una nuova marca d'acqua..." cercò di giustificarsi lui, evidentemente confuso dal mio atteggiamento immotivato.

"Oh, mi scusi davvero, non era mia intenzione essere così sgarbata!" dissi con il tono più gentile di cui ero capace. Cercai di sorridere affabilmente continuando: "Tenga, ne prenda una!" e afferrai una bottiglietta dal banchetto, porgendogliela. L'uomo la prese e mi rivolse un cenno confuso prima di allontanarsi. Il mio repentino cambio di atteggiamento doveva averlo destabilizzato.

Che figura di merda!

Sospirai affranta e mi fissai la punta dei piedi. Indossavo un paio di scarpe blu accesso, che erano in tinta con il mio strano copricapo, che doveva somigliare ad un tappo. Eh si, ero vestita da bottiglia gigante. Avevo una tuta azzurra, che mi copriva dal collo fino alle caviglie e sopra avevo un rivestimento trasparente rigido e largo, che richiamava appunto, la plastica delle bottiglie d'acqua. Al centro campeggiava l'etichetta con la nuova marca: "Annabelle". Che nome assurdo. Istintivamente sorrisi ripensando al film che aveva fatto spaventare Tommaso, perciò presi il cellulare e gli mandai una foto con il mio ridicolo travestimento, cercando di inquadrare bene il nome. Accompagnai l'immagine con un messaggio che ricordava il nostro primo incontro: "Questa volta prometto di non rovesciartela in testa!"


Dopo aver lavorato in piazza, feci anche il turno serale al bar, perciò quella sera tornai a casa tardi, stanca fisicamente e ancora più stanca emotivamente. Non avevo neanche avuto il tempo di cenare, a parte un paio di stuzzichini, che avevo rubato al bancone del bar. Misi piede sul pianerottolo e notai un sacchetto appoggiato fuori dalla porta di casa mia. Dentro c'erano dei contenitori di carta con sopra delle scritte cinesi. Qualcuno aveva lasciato del cibo da asporto per me. 

Immaginavo già di conoscere l'autore di questo pensiero carino, ma ne abbi la conferma quando spaccai a metà il biscotto della fortuna e trovai dentro il solito bigliettino con una scritta tutt'altro che solita: "Ciao vicina!"

Se son rose... appassiranno!Where stories live. Discover now