Ciao fragolina

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"E questa cosa sarebbe?" chiese ridendo Rebecca mentre sventolava un pezzo di carta che avevo dimenticato (stupidamente) sul tavolo della mia cucina.

"Niente Becky, ridammelo" tentai di strapparglielo dalle mani, inutilmente, era sempre stata più agile di me.

"Pro: è proprio carino. Contro: abita di fronte a me. Pro..." iniziò a leggere con un sorriso beffardo.

"Va bene, basta così!" finalmente riuscii a sottrarle il foglio e lo piegai nascondendolo nella tasca posteriore dei jeans.

"Devi forse dirmi qualcosa, Cami!?"

Accidenti! Avrei evitato di raccontarle subito di questa svolta perché non ero ancora sicura che fosse una buona idea, e sapevo che Rebecca si sarebbe sicuramente esaltata e avrebbe finito per convincermi che non dovevo farmi troppi problemi. 

Invece di problemi ne avevo eccome, primo abitavamo vicini e, se dovevo avere una tresca senza impegno con qualcuno, non era certo un punto a suo favore. Secondo, se fosse diventata invece una relazione seria, non ero tanto convinta che in questo momento fosse la cosa migliore per me. Ma ormai non avevo scelta: "Devo uscire a cena con Samu."

Rebecca emise un gridolino acuto e saltellò tutta contenta: "Lo sapevo, lo sapevo! Alla fine hai scelto il più tranquillo!"

"Non ho scelto proprio nessuno, usciamo come semplici amici!" Come no, ci credevo sempre meno ogni volta che lo ripetevo e, a giudicare  dai battiti del mio cuore ogni volta che lo sentivo nominare, anche lui ci credeva poco.

Rebecca mi guardò scettica ma non aggiunse altro, sapeva bene che per tutta la vita avevo sempre seguito le rigide regole della mia famiglia, ma nelle questioni di cuore, avevo da sempre ascoltato i miei sentimenti. Questo spesso era stato causa di disaccordi con i miei genitori. Avevo avuto solamente due fidanzati seri ed entrambi non rispettavano gli standard imposti da mio padre, per questo non erano durati molto. Entrambi si erano stufati delle continue intromissioni da parte sua e ora lui aveva deciso che avrebbe scelto l'uomo giusto per me. Semplicemente assurdo.

Quel pomeriggio arrivai al lavoro completamente fradicia a causa dell'improvviso temporale che si era scatenato proprio mentre mi dirigevo a piedi alla pasticceria che avrei dovuto promuovere. Avevo con me il costume che avrei dovuto indossare così, una volta nel bagno del negozio, decisi di togliermi gli indumenti bagnati e utilizzare solo quello, altrimenti mi sarei sicuramente persa un raffreddore, e non potevo proprio permettermelo.

Neanche a dirlo ero ridicola, peggio dell'ultima volta... ero una fragola gigante di un rosso intenso! Non so con quale coraggio, mi apprestai a distribuire volantini sul marciapiede, pregando il cielo (come al solito) di non incontrare nessuno di mia conoscenza e così le ore passarono, non troppo velocemente, ma alla fine terminò anche questa giornata.

Nonostante il cambio di vestiti avevo tenuto i capelli bagnati per tutto il tempo, non era il caso di rimettere i miei indumenti, così decisi di rischiare e tornare a casa conciata in quel modo. Non distava molto e ormai era ora di cena, probabilmente non avrei incrociato nessuno e, nel caso fosse successo, sarei scappata senza farmi vedere. 

Girai la chiave del portone e iniziai a salire le rampe con circospezione, restando vicino al muro per non attirare l'attenzione, ma proprio quando ero quasi arrivata al pianerottolo, sentii una porta aprirsi e delle voci provenire dall'appartamento di fronte al mio. Cazzo!

Mi voltai rapidamente e cercai di tornare indietro il più silenziosamente possibile, ma la voce di Carolina mi congelò sul posto: "Cami? Sei te?"

Rimasi immobile qualche secondo valutando se darmela a gambe o girarmi e affrontare quella tremenda figuraccia. Scappare sarebbe stato peggio, ormai mi avevano vista, perciò mi voltai molto lentamente e sussurrai: "Ehm... ciao ragazzi."

Tommaso scoppiò a ridere rumorosamente piegandosi in avanti, mentre Carolina e Samuele mi fissavano sconcertati, quest'ultimo però sorridendo divertito.

"Sei una... fragola?" chiese perplessa la ragazza piegando la testa di lato. I lunghi capelli rossi ricaddero sul suo viso perfetto, scontrandosi con le folte ciglia e questo mi ricordò anche che i miei, di capelli, probabilmente erano ancora umidi e appiccicati alla mia fronte che sbucava dal tessuto rosso.

"Già, è per lavoro" tentai di giustificarmi mentre riprendevo a salire le scale. Prima sarei arrivata al mio appartamento, prima avrei messo fine a quell'agonia.

Tommaso ormai aveva le lacrime agli occhi dal ridere, ma trovò comunque il respiro per dire: "Ciao fragolina!" prima che io mi chiudessi la porta alle spalle, sospirando sconsolata.

Accesi la doccia e lasciai scorrere l'acqua qualche secondo per scaldarla ma, prima che potessi fare altro, sentii bussare alla porta. Aprii senza pensarci e mi ritrovai di fronte il sorriso divertito di Samuele. Solo allora realizzai che ero ancora una fragola. Accidenti, ma perché indossavo ancora questo stupido costume?

"Scusa" esordì il ragazzo cercando di trattenere una risata "volevo solamente sapere se sei libera domani sera."

"Certo" risposi sorridendo goffamente. Bello ricevere il mio primo invito fuori, da quando mi sono trasferita qui, con questo originale outfit.

"Bene! Allora preparati per le venti, busserò alla tua porta!"

Se son rose... appassiranno!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora