Annabelle

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"Cami!" si lamentò Rebecca allungando una mano verso di me "Aiutami ad alzarmi, accidenti!" 

Io cercai di sollevarla ma le risate, che mi scuotevano tutto il corpo, mi toglievano ogni forza. Stavamo camminando per tornare al mio appartamento, dopo aver pranzato all'università, quando Rebecca era scivolata su una lastra di ghiaccio ed era caduta rovinosamente a terra. Dicembre era appena iniziato, ma aveva già nevicato diverse volte e le temperature erano scese notevolmente.

"Sei una pessima amica" mi rimproverò rialzandosi da sola "non mi chiedi nemmeno se mi sono fatta male!"

"Ti sei fatta male?"

"No"

Ricominciammo a ridere mentre Rebecca si accertava di non aver rovinato la sua bellissima borsa che trattava come se fosse una figlia.

"Sembra tutto a posto, per fortuna! Cami, stasera ci guardiamo un film bevendo cioccolata?"

"Non posso Becky, stasera sono di turno al bar!"

"Che scusa! Se devi vederti con Samuele puoi dirmelo chiaramente!"

"No, devo davvero lavorare" risposi ridacchiando "Samu è andato a trovare sua madre, starà via qualche giorno."

"Allora ti devi vedere con Tommi."

"Ma cosa dici! Io e lui siamo solamente amici."

"Già, questa frase non mi è nuova!"


Il pomeriggio passò veloce al negozio di fiori, Samuele mi chiamò per salutarmi e mi disse che sentiva la mia mancanza. Questo bastò per rallegrarmi e farmi affrontare la serata lavorativa con più entusiasmo. Quando il mio turno finì, mi incamminai verso casa, notando che stava nevicando abbondantemente. Il marciapiede era completamente bianco e le mie scarpe affondavano di qualche millimetro. Adoravo la neve, ma odiavo il freddo. Questo riassumeva il mio stato d'animo nei mesi invernali, gioia e irritazione si alternavano, neanche soffrissi di bipolarismo.

Arrivata nel mio appartamento però il nervosismo prese decisamente il sopravvento, la casa era gelida! Controllai il riscaldamento e constatai con le lacrime agli occhi che non funzionava nulla. Erano le due e mezza di notte ma la situazione era disperata, non avevo altra scelta, sbloccai il cellulare e cercai il numero di Tommaso. Squillò diverse volte prima che una voce assonnata rispondesse con dei versi indistinti.

"Scusa, scusa, scusa, scusa! E' un'emergenza! Credo si sia rotto il mio riscaldamento e io non so cosa fare!"

"Camilla?" Che dire? Il ragazzo reagiva prontamente ai risvegli improvvisi.

"Sì Tommi, scusa ancora, come dicevo qua fa freddissimo e non so cosa fare!"

"Si è rotto cosa?" di questo passo avremmo risolto la situazione al sorgere del sole!

"Il riscaldamento! Ho freddo" piagnucolai mentre cercavo nel mio armadio gli indumenti più pesanti che possedevo.

"Ho capito, vengo da te"

Poco dopo Tommaso era nel mio appartamento intento ad armeggiare con il contatore mentre io speranzosa, lo osservavo stringendomi addosso tutti i maglioni che avevo indossato uno sopra l'altro.

"Non ci capisco niente" concluse il ragazzo con un'espressione perplessa "Domani chiameremo un tecnico, dev'essere un problema isolato perché a casa mia funziona tutto."

"Come domani?" gridai in preda all'agitazione "e io intanto cosa faccio? Divento un ghiacciolo?" 

Tommaso iniziò a ridere vedendomi tanto alterata "Dormi da me!"

Ammutolii e rimasi a fissarlo riflettendo, ma non avevo molto da riflettere in realtà, se volevo stare al caldo dovevo accettare il suo invito. "Ok, prendo le mie cose."

"Ora però mi hai svegliato, e non ho più sonno" proseguì Tommaso mentre attraversava il pianerottolo "quindi devi guardare un film insieme a me!"

"Va bene, ma guardiamo un film horror!"

"Non mi spavento per così poco!"


Con la luce spenta e i pop corn a nostra disposizione, ci posizionammo sul divano del salotto, che era soltanto un salotto, dal momento che l'appartamento di fronte al mio era molto più grande e aveva ben due stanze da letto. Tommaso allungò le braccia sullo schienale arrivando a posizionare la sua mano dietro la mia testa, ma senza toccarmi. Mi metteva comunque una certa agitazione.

Feci partire il primo film che trovai su Netflix nella categoria horror, anche se mi pareva di averlo già visto, non lo ricordavo molto bene. La voce della narratrice uscì dalle casse creando subito un'atmosfera inquietante: "Fa paura anche solo a ricordarlo. Quando l'avrete sentito penserete che siamo pazze. Prima erano piccole cose, come una mano o una gamba in posizioni diverse. Poi la testa che guardava in basso invece che in alto, e... e un giorno l'abbiamo trovata direttamente in un'altra stanza. Si spostava per conto proprio."

Notai con la coda dell'occhio che Tommaso era irrequieto, così provai a prenderlo in giro, dicendo in tono derisorio: "Hai paura Tommi?"

"Ma di cosa parla questo film?" c'era un filo di tensione nella sua voce che mi fece voltare verso di lui.

"Annabelle? Di una bambola!" 

Il viso di Tommaso perse colore e i suoi occhi si spalancarono: "Dobbiamo cambiare film!"

"Avevi detto che non ti spaventavi per così poco!"

"Le bambole non sono poco!" il terrore nella sua voce mi fece ridere così tanto che persi alcune scene del film e anche in seguito fui distratta spesso perché Tommaso non faceva altro che cambiare posizione sul divano, coprirsi gli occhi con le mani e insultare la bambola del film. Più di una volta si spaventò saltando per aria e facendo trasalire anche me!

Quando apparvero i titoli di coda Tommaso tirò un sospiro di sollievo e spostò la sua attenzione su di me, riservandomi uno sguardo risentito: "Ora, per correttezza, mi devi dire la tua di paura!"

"Sono claustrofobica"

"E vivi in quell'appartamento?" chiese ironico indicando con il dito verso la sua direzione.

"Ma smettila!" risposi ridendo prima di abbandonarmi ad uno sbadiglio.

"Andiamo a dormire? Usa pure la camera di Samuele, sono sicuro che non gli dispiace!" mi fece l'occhiolino e si alzò augurandomi la buonanotte prima di sparire nella sua stanza.

Recuperai il mio spazzolino e andai in bagno per lavarmi i denti e indossare il pigiama. Percorsi il corridoio verso la stanza di Samuele, ma il mio sguardo incontrò la porta socchiusa di Tommaso e una fioca luce al suo interno catturò la mia attenzione.

Non era mia intenzione invadere la sua privacy, ma quando lo vidi il mio cuore ebbe un sussulto. Era seduto sul letto con le spalle ricurve, potevo vedere il suo viso solo di profilo, ma notai l'espressione assorta e profondamente triste che aveva mentre osservava la foto di una ragazza che teneva tra le mani. Appariva così fragile, così distante dal Tommaso che conoscevo, e mi fece una grande tenerezza.

È proprio vero che, certe volte, l'apparenza inganna.

Se son rose... appassiranno!Where stories live. Discover now