Capitolo 1

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13 gennaio;

«Non mi aspettavo di vederti, non siete più andati a Londra?»

Annuisco mentre continuo a guardare i lacci delle mie scarpe. A Marlborough piove stasera e probabilmente non riuscirò a tornare a Dalmwin in tempo perché stanno bloccando tutte le linee ferroviarie. Avevo bisogno di parlare, di sfogarmi, solo che una volta arrivata fuori allo studio ho cambiato idea. Troppo tardi, aggiungerei, visto che neanche il tempo di voltare le spalle che Mitchell ha aperto la porta. Quindi eccomi qui, davanti ad uno degli amici più stretti di Elijah, indecisa se parlarne con lui o no. Ma cosa mi è saltato in testa? Ma che problemi ho? Mi mordo l'interno delle guance provando a trattenere le lacrime che minacciano di uscire. Mi sento come non vorrei sentirmi, non come prima di incontrarlo, non in colpa o con il rimorso. Mi sento sola perché ora che l'ho perso non so più che farne di me stessa.

«Avete chiuso?» Mitchell chiede provando ad estrarre almeno una sillaba dalla mia bocca. Alzo le spalle, non so neanche io se abbiamo chiuso. Poi annuisco, sì abbiamo chiuso. Anzi, io ho chiuso. «Vuoi raccontarmi come ti senti?»

«Arrabbiata.» Mi trema la voce e ogni volta che respiro devo tirare giù quel nodo alla gola che mi stringe fino a quasi soffocarmi.

«Con lui?»

«Con me stessa.»

«Perché?»

«Perché mi ero promessa che non sarei stata peggio di come stavo quando nella mia vita non c'era solo Seth. Ora anche lui non c'è più e mi sembra solo di..»

«Di?»

«Non lo so», sussurro lasciando cadere una lacrima che, istintivamente, viene asciugata dal palmo della mia mano.

«Ricordi quando mi hai detto che ti sentivi vuota, come priva di vita e senza una ragione per continuare?» Annuisco ascoltandolo, lui appoggia allo schienale alla sedia e incrocia le braccia al petto. «Mi hai anche detto che stare con Elijah ti fa bene perché ti senti al sicuro e, soprattutto, ti senti amata. Cosa che non ti era mai successa.»

«Lui non mi amava, non l'ha mai fatto. Credeva fosse amore.»

«Sei arrabbiata con te stessa perché con lui ti senti viva, perché riesce a provocarti reazioni, emozioni che credevi di aver perso. Oralee tu non sei arrabbiata, tu sei ferita. Vorresti trovare qualcuno che ti guarisca, che ti porti nella giusta direzione, ma lasciati dire che non succederà mai. Non puoi dimenticare il passato e iniziare, nel presente, il futuro che hai sempre voluto. Devi guardare l'Oralee del passato e pensare a quanto sia stata forte e a quanto sia diventata tenace perché se sei ancora qui, qualcosa di importante, un motivo per cui vale la pena restare, c'è. E quel motivo sei tu. Oralee tu meriti un'altra chance, ma per farlo devi tornare a provare quello che hai evitato di provare in tutti questi anni.»

«Mi ha spezzato il cuore, non so se riuscirò a reggere anche quest'altro peso.» Tiro su col naso e ripiego tra le dita il fazzoletto che mi ha porto.

«Ci riuscirai perché quando hai accettato di iniziare queste sedute, hai accettato di darti un'altra possibilità. E il fatto che tu sia qui stasera, invece di essere tornata a St Davids, la dice lunga.»

«Se tornassi a Dalmwin continuerei a vederlo e non so se è questo ciò che voglio.»

«E cos'è che veramente vuoi?»

«La vecchia Oralee.»

Quella di ottobre, di novembre e di dicembre. Voglio tornare alla Oralee che si perde nel dipingere, nell'osservare il suo soggetto preferito e che non storce il naso nel provare nuovi piatti. L'Oralee che non fa neanche le valige e decide di lasciare quell'appartamento a St Davids, quella che passeggia nel parco al confine di Chepstow e che si rilassa sullo scoglio del lago blu. Quella che lo guarda negli occhi e si sente rinata, che si aggrappa a lui quando la abbraccia e gli ripetere mille volte che lei lo ama di più. Voglio la vecchia Oralee, quella innamorata e sorridente.

Voglio Oralee, me stessa, quella vera che non nasconde i sentimenti. Anche se, forse, voglio Elijah un po' di più.

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