Capitolo 20

180 15 4
                                    

25 dicembre;

Mi avvicino a passo svelto al mio letto e indosso la felpa bianca il più velocemente possibile. Tra mezz'ora dobbiamo essere da Keith e i miei hanno già spento il riscaldamento, dimenticando quanto freddolosa io so essere in questa stagione. Abbottono i jeans neri e infilo le francesine nere che mia madre mi ha regalato per Natale, sostenendo che dovrei buttare gli stivaletti neri che posseggo da soli tre anni.

In macchina controllo per l'ennesima volta che il regalo che abbiamo comprato a Connor e Keith non cada frantumandosi in mille pezzi. I miei hanno insistito nel comprare un tremendo centrotavola in porcellana che, a detta loro, starebbe benissimo con il corredo di posate che Keith ha ereditato. Io ho provato a fermarli, ma era troppo tardi.

Per quanto riguarda mia sorella, mi ha detto che Connor ha convinto i suoi a presentarsi verso sera e così ha riferito anche a suo fratello. Quindi diciamo che tutto dovrebbe procedere bene e in modo tranquillo, anche se sono sicura che mi sentirò sempre sulle spine.

Quando arriviamo l'attenzione però è tutta su Amiable, facendo passare il regalo in secondo piano. Mio padre è così affettuoso con sua nipote, forse in un modo con cui non lo è mai stato con me e mia sorella. Forse è vero che l'amore di un nonno è paragonabile a nulla, una volta lessi che "Un nonno è un genitore a cui è stata data un'altra possibilità" e credo non ci sia frase più vera.

«Il regalo non lo aprire davanti a loro, risparmia la tua espressione disgustata a quando ce ne andremo.» Consiglio scherzosamente a mia sorella facendo alzare gli occhi al cielo a nostra madre.

«Non starla a sentire, le ho dovuto comprare un nuovo paia di scarpe per farle buttare quegli stivaletti che indossa da quando aveva diciotto anni.» Ribatte mamma facendo scoppiare a ridere Keith. Tra una notizia e l'altra vengo a sapere che i miei genitori hanno intenzione di cambiare casa, cosa di cui io e Keith non sapevamo nulla.

«Ma che diavolo di problema avete?» Inizia mia sorella, e il bello deve ancora venire. «La vecchiaia vi ha dato di volta il cervello?»

Mi mordo la parete della guancia pur di non ridere mentre i miei e Keith discutono della cosa, dando ogni tanto un'occhiata a Connor che spaesato guarda una scena mai vista prima. Keith ha un caratterino frizzante quindi mi meraviglio dello stupore di suo marito, ormai dovrebbe conoscerla. Quando papà me l'ha detto devo ammettere che ci sono rimasta un po' male. Sono molto legata a quella casa perché rappresenta la mia infanzia, è lì che sono nata e cresciuta e allontanarmene definitivamente farà un po' male. Però ho anche considerato com'è cambiata la mia vita negli ultimi anni, a come frivole certe cose si rivelano quando vivi situazioni che ti fanno aprire gli occhi su ciò che davvero conta nella vita. Alla fin fine c'è un po' di distacco e indifferenza da parte mia per questa decisione, la casa non è più mia da un bel po'.

Keith continua a parlare agitata con i nostri genitori, tant'è che ad un certo punto mi lascia Amiable in braccio per continuare la sua sfuriata. Mantengo dritto il biberon e osservo mia nipote rilassata, bere e riposare teneramente. Sono sicura che non avrà il carattere di Keith, per nulla. Mentre guardo la scena dall'angolo del salotto, osservando la scena come se fossi al di fuori di tutto ciò, come un narratore esterno, uno spettatore, sono forse l'unica che si accorge che Connor si è alzato e sta uscendo fuori dalla stanza. Sono anche l'unica che non si è accorta del suono del campanello. Minuti lunghi e eterni dopo vedono entrare i Lawson nella stessa stanza in cui ci troviamo ora e in cui non mi dovrei trovare io. No, eccome no, io dovrei essere nel retro mentre vado via cercando di non farmi vedere da Elijah e, come si suol dire, parli del diavolo e spuntano le corna. Le guance leggermente rosee per colpa del freddo gli dipingono il viso come se fosse stato creato dalle pennellate di Monet. Le mani nelle tasche della giacca di jeans e, come ogni volta che ci incontriamo, lo sguardo saettato nel mio. Sapete cosa sembra? Intendo il fatto che, ogni qual volta ci troviamo nella stessa stanza, anche se non sappiamo che l'altro è presente, inevitabilmente i nostri sguardi si incontrano. Sembra di avere calamiti al posto delle iridi. I nostri sguardi, calamiti dai poli opposti che si attraggono. I nostri caratteri, calamiti di poli uguali che si respingono.

Golden 𝟚 Where stories live. Discover now