Capitolo 8

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Alcune volte ci penso, a come sarebbe se fosse tutto diverso. Se le assomigliassi di più, forse è nei modi che lei ha, è in quelli che lui ha trovato qualcosa di più che non è riuscito a sostituire e a trovare in me?

Alcune volte mi chiedo se è vero, se affettivamente è stato tutto una coincidenza di incomprensioni dovute dalla sua poca attenzione e il troppo amore di lei. Lei lo ama? Me lo chiedo sempre se il suo e il mio possano essere messi sullo stesso piano, di amori e sentimenti intendo.

Alcune volte penso di odiarlo perchè tutti lo amano. Chissà se lui se ne rende conto, se capisce che è il punto di riferimento di così tanti e chissà chi è il suo. Questa è un'altra cosa di cui non abbiamo mai parlato. Siamo stati affrettati, noi, i nostri sentimenti e tutto ciò che abbiamo lasciato entrare nella nostra relazione.

Avrei dovuto chiedere subito chi fosse Cecie, ci sarei dovuta arrivare da sola perchè Elijah mi ha sempre parlato di tutti coloro a cui voleva bene, a cui vuole bene. Continuo ad usare il passato come se tutto fosse accaduto anni fa, ma non è così. La mia anima è guarita ma il cuore l'ho perso anzi, l'ho barattato per il suo aiuto ed è così che è finita.

Prima di trovare questo appartamento sono stata per qualche giorno dai miei, poi con una scusa ed un'altra ho finto di essere tornata a St Davids quando in realtà ero ben più vicina a loro, a lui. Reading è una via di mezzo tra dove vorrei essere adesso e dove sono stata fino alla rottura. Londra è il sogno un po' di tutti, il posto in cui inconsciamente ho sempre sognato di vivere e che, prima di tornarci, credevo che quelle sensazioni meravigliose che ho provato da piccola fossero solo frutto della mia fervida fantasia e della spensieratezza di quell'età. Dalmwin è e sempre sarà il posto dove ho trovato il mio posto, Elijah. Solo che qualcun altro l'ha occupato.

Una sera, qualche giorno dopo essere scappata da casa sua ed essermi rifugiata per una notte nell'ufficio di Mitchell, sono passata davanti casa sua. Le luci erano accese, forse era appena tornato da Londra ed è proprio questo che mi fa più male, il fatto che non mi abbia fermato quando sapeva che non sarei più tornata, arrendendosi a noi quando in realtà mi aveva promesso di restarmi accanto nonostante tutto e tutti. In ogni modo, ritornando a quella sera, ricordo di aver spento la macchina sotto il palazzo e di aver osservato la sua sagoma per quella che mi sembrò un'infinità. Andava avanti, indietro, si fermava, poi ha aperto la finestra e si è affacciato. Aveva lo sguardo spento e fissava il cielo con gli stessi occhi con cui io guardavo lui: vuoti, costernati. Avrei voluto scendere da quella macchina, salire in quell'appartamento e tirargli un pugno in faccia, urlargli contro quanto lo odiassi e poi baciarlo.


"sei dappertutto

tranne qui

e fa male"

Rupi kaur

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