Capitolo 13

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19 ottobre;

La giornata non è neanche iniziata ed io ho fatto avanti e indietro per l'Accademia come minimo dieci volte. Stiamo organizzando un evento e ovviamente a chi tocca la sistemazione scenografica? A me. Kenneth ha ben pensato che starmene chiusa in quell'ufficio mi facesse male e che un po' di dinamicità fosse ciò di cui ho più bisogno.

Dopo aver sistemato l'elenco degli ospiti ci dirigiamo nella sala maggiore dove troviamo degli uomini che sistemano luci e teli sotto dettatura di una ragazza.

«Si chiama Lillian Foreman..» mi spiega Kenneth mentre camminiamo lungo la sala, «..è la segretaria dell'artista. Le è stato detto come organizzare il tutto e devi andare da lei se non sai dove far sistemare le opere.» Annuisco mentre ci avviciniamo per conoscerla.

Lillian Foreman è una ragazza alta, dai capelli lunghi e castani, gli occhi a mandorla scuri enfatizzati dalla matita cobalto. È alta, qualche centimetro in più rispetto a me, e ha una fisico mozzafiato enfatizzato dalla tuta o salopette nera che le calza a pennello. A parte l'aspetto fisico, l'atteggiamento è una delle cose che cattura più l'attenzione. Incredibilmente precisa, urla contro chi non sta a sentire le sue indicazioni ed in questo momento vorrei avere con me dei tappi per le orecchie.

«Erano ore che vi aspettavo! Queste colonne non vanno bene e voglio che spariscano.» Afferma, o forse ordina, guardando Kenneth e indicando le colonne ai lati dell'arco che introduce alla sala.

«Signorina non credo sia possibile, contengono le travi che reggono il soffitto. Se le spostassimo probabilmente ci cadrebbe tutto sulla testa.» Kenneth cerca di risponderle nel modo più gentile possibile e mi lascia analizzare ancora la persona che mi sta di fronte.

Sbuffa, si lamenta ancora e poi cerca di trovare una soluzione con il mio collega. Nel frattempo controllo sulla lista che ho tra le mani se nella sala manca qualcosa, che si tratti di materiale o la pazienza che Kenneth sta perdendo. Inutile dire che metà giornata la passo a segnare sul foglio le richieste di Lillian sperando che le ore passino il più velocemente possibile. Non pranzo neanche, nonostante l'insistenza di Kenneth, ma il mal di testa mi ha fatto chiudere la bocca dello stomaco e la prima cosa che faccio, appena rientro a casa, è farmi un bagno.

Alle due pranzo, prendo un'aspirina e poi afferro i libri per studiare un po'. Voglio provare a concludere almeno qualche capitolo prima di andare da Mitchell, anche se la mia testa vorrebbe essere altrove in questo momento.

«Come sta andando? Hai messo alla prova i miei consigli?» Chiede ed io annuisco quasi immediatamente.

«Solo una volta, la settimana scorsa. Stavo studiando e mi sono fatta prendere dal panico.»

«Come mai?»

«Ho paura di non riuscire a laurearmi, mi sento sempre dieci passi indietro rispetto ai ragazzi della mia età.»

«Ognuno ha il suo tempo, solo perché una persona riesce a laurearsi entro i tre anni previsti e tu no, non significa che sei meno intelligente e non abbastanza rispetto agli altri. Mi sembra di avere una cosa a riguardo.» Spiega aprendo il cassetto della sua scrivania alla ricerca di questa cosa. «Ecco, è una citazione che dice Tutto funziona secondo il nostro orologio: le persone possono vivere solo secondo il proprio ritmo. Può sembrare che i tuoi amici siano più avanti di te o che siano più indietro; però loro si trovano nel loro momento e tu nel tuo.»

Le parole di Mitchell, anche se non sono sue, mi rimbombano in mente e mi chiedo se davvero sia così. Certe volte mi chiedo cosa i miei genitori si aspettassero da me, se magari avessero voluto un'altra vita per me o un'altra figlia diversa da me. Forse si accontentano e basta, non ci danno molto peso semplicemente perché Keith fa per due. Lei è tutto ciò che io non sono, però io non voglio essere come lei. Ha studiato, si è laureata in medicina e ha trovato Connor. Keith ha la vita che ha sempre sognato e solo ora che ci penso, sento di dover chiedere a me stessa: qual è la vita che hai sempre sognato? Quali sono i tuoi sogni? Dove ti vedi tra dieci anni? Ti vedi tra dieci anni? È tutto ancora un punto interrogativo e vorrei avere gomma e penna per cancellarlo e sostituirlo con qualcos'altro. 

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