XXXII.

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Il mondo magico si ricomponeva velocemente intorno a loro, la voglia di tornare alla normalità era tanta, ma di normalità vera non se ne vedeva da decenni e si stava optando per una radicale trasformazione.

Katie fu incorporata nel nuovo staff della Gazzetta del Profeta su specifica indicazione del ministro, sul momento non aveva compreso quale fosse il motivo per cui Kingsley Shacklebolt l'avesse espressamente richiesta. Ma la spiegazione gliel'aveva data lui stesso prendendola da parte al Ministero, erano state le sue sorelle ad inviare di nascosto parti di ciò che Katie aveva scritto dopo la battaglia e lui sembrava aver molto apprezzato -hai un dono raro, Katherine- le brillarono gli occhi -molti dei nostri vecchi giornalisti si sono, per così dire, compromessi- lei annuì -per quanto tu dovresti scrivere libri che i Babbani chiamerebbero bestsellers, vorrei che tu portassi la tua umanità e la tua singolare sensibilità all'interno di un giornale che per troppo tempo- sospirò -ha tradito e preso in giro il popolo magico-. Katie non sapeva che cosa dire, aveva sempre trovato quegli articoli sommari e disordinati, l'impaginazione antiquata ed adesso aveva la possibilità di far cambiare il più famoso giornale magico, sarebbe stato un modo grandioso per contribuire a quel frenetico cambiamento nella società dei maghi e lo avrebbe fatto con la cosa che le piaceva di più.

Entrò nella sede polverosa da vice redattrice ed un mago con gli occhi infossati la squadrò -la scrittrice- lei sbuffò divertita -questo lo vedremo- si presentò stringendo la mano grinzosa dell'uomo che le indicò una scrivania coperta di carte. Jesse Pernweet le chiese scusa per il disordine poi si mise a rivoltare i cassetti -sono trent'anni che non entro qui dentro- annunciò aprendo la porta dello sgabuzzino sotto la scala che portava al piano superiore, Katie vide scatoloni scaraventati sul pavimento a sua volta coperto di pagine di giornale e cartacce. Dopo qualche secondo l'uomo apparve trionfante con una piccola cartella consunta dal tempo -che dici? Facciamo sparire tutti questi anni di schifezze?- anni di bugie e corruzione vorticarono sotto gli incantesimi dei due maghi e scomparvero.

Lui si sedette sulla poltrona compiaciuto e la guardò -e adesso, abbiamo bisogno di creare nuovo disordine- Katie sorrise e si avvicinò alla scrivania -sei pronta ad imparare il mestiere, Kate?- continuò a chiamarla così per settimane e alla fine decise di non dirgli che preferiva Katie, in fondo non era male non essere chiamata con il diminutivo di tanto in tanto.

Le parole vorticavano nella mente di Katie ad ogni ora del giorno, quando non lavorava al giornale scriveva la storia che si era convinta meritasse di essere raccontata e che attraverso la pubblicazione dei primi articoli, aveva deciso di proporre al mondo magico anche se sapeva che i suoi simili non l'avrebbero apprezzata. Camminava ogni mattina sulla strada principale di Diagon Alley ancora surrealmente vuota e faceva colazione con George, portando dei muffin ai Tiri Vispi, poi lo salutava sparendo nella porta davanti al negozio, all'inizio del vicolo, e si inerpicava sulla scala che conduceva agli uffici. Nuovi ragazzi erano stati assunti e la squadra era ormai composta da mezza dozzina di membri, il signor Pernweet era così felice che teneva l'umore alto a tutti anche nei momenti di maggiore stanchezza, come dopo l'edizione della sera.

Una mattina all'alba mentre la redazione era in subbuglio perché il cruciverba dell'edizione del giorno successivo aveva una casse in più e c'erano già tutte le copie, tutti stavano correggendo uno ad uno ogni giornale muovendosi convulsamente tra le pile di fogli freschi di stampa, Katie si ritrovò davanti un ragazzo con i dread che mettendosi sull'attenti le rivolse un'espressione seria -Kate, ecco il nostro cronista sportivo- lei lo squadrò con le braccia incrociate e le sopracciglia alzate, poi lo abbracciò dandogli una serie di pacche sulle spalle -abbracci davvero come un vecchio ubriaco- lei lo spinse via sorridendo. Lee Jordan entrò a far parte della redazione e le sue urla contribuirono a farle sentire quel posto sempre più come la sua seconda casa.

Vite che non si arrendonoWhere stories live. Discover now