XXV.

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Katie si sedette su una pietra nella brughiera battuta dal vento, accanto a l'erica fiorita liberava nell'aria frizzante il polline che si abbattevano sugli sciami di insetti che ronzavano sopra la sua testa, lottando contro il vento di Skye. Si tirò i calzettoni fin quasi al ginocchio e srotolò i logori pantaloni facendoli ricadere sui vecchi scarponi senza i quali sarebbe stato difficile passeggiare in quell'ambiente. Sapeva di essere vicina alla torbiera dove cresceva un'erba che a sua madre sarebbe servita per un infuso che il signor Wood si era raccomandato di farle bere, si era offerta di andare lei a raccoglierla, ma inebriata dal profumo di casa osservava il lago.

Sentì dei passi arrancare nel sentiero e voltandosi vide sua sorella Tara, con le guance arrossate ed il fiatone, piegata con le mani intorno alla vita -ci sono gli Wood, pensavamo tu fossi morta- Katie inarcò le sopracciglia -da quel punto di vista, mi preoccuperei più per te- la ragazza ormai quattordicenne le fece una smorfia -solo Godric sa quanto vorrei potermi aggrappare a te in questo momento- sbuffò trascinandosi dietro la sorella.

Iniziò a piovere a poche centinaia di metri da casa e le due corsero verso la tettoia, Katie scivolò sul selciato scheggiato e coperto di muschio, ma riuscì ad aggrapparsi alla maniglia della porta con le risate di Tara come sottofondo -Katherine- Kenneth Wood le strinse la mano non appena ebbe messo piede in cucina, Kit le sorrise seduto al tavolo con suo padre e le fece cenno di sedersi. Si accorse di Oliver solo mentre spostava la sedia. Erano mesi che non lo vedeva ed ora lui era lì con la sua camicia con le maniche arrotolate e una maglietta scolorita, la salutò con un cenno del capo e rimase appoggiato al piano della cucina con le braccia incrociate. Katie si rimproverò di non aver ascoltato i primi minuti di conversazione perché pensava ai capelli di Oliver, più lunghi di quanto non li avesse mai visti.

-Abbiamo discusso del tuo ingresso nell'Ordine. Remus è d'accordo. Volevo sentire il parere dei druidi- spiegò Simon spingendo una tazza verso la figlia, sua moglie incaricata di cacciare le altre due sorelle fuori dalla stanza si richiuse la porta alle spalle. Katie posò lo sguardo su entrambi gli Wood che riusciva a vedere -se si dovesse combattere- ci fu una pausa -non siamo del tutto sicuri che tu riusciresti a respingere una Maledizione Senza Perdono- la ragazza strinse il contenitore di ceramica con una forza tale da farle sbiancare le nocche e si morse il labbro -sto prendendo peso- mormorò -lo sappiamo ed è una cosa estremamente positiva, ma sei ancora troppo debole- non riuscì a non sorridere -unica strega appena diplomata non in grado di usare la magia- disse facendo allarmare Kenneth, evidentemente non avvezzo al sarcasmo -cosa posso fare adesso? Ho voti piuttosto alti, ma se uso la magia rischio di collassare. Ditemi, che cosa dovrei fare della mia vita?- nessuno rispose e lei sbuffò -grandioso- sembrò pensarci un attimo poi si strofinò le mani sulle cosce e si alzò -ci vediamo per il prossimo bollettino. È un piacere non essere considerata in grado di decidere per sé. Signori, grazie a tutti- il tono non era il tono gentile di Katie, trasudava frustrazione e rabbia per quel senso di impotenza che la opprimeva.

Oliver prima di uscire lanciò un'occhiata alle scale, sperando di vedere qualcosa che non avrebbe saputo definire. Non la vedeva da mesi e non appena era entrata aveva provato un sollievo enorme nel constatare che stesse meglio, ma poi, come gli altri, si era reso conto che stava bene solo fisicamente. La signora Bell chiese scusa per la figlia con sguardo sconsolato -si sente in colpa perché non riesce ad apprezzare il fatto di essere viva, così è ancora più arrabbiata- disse appoggiata alla cornice della porta consumata dalla salsedine, le parole pronunciate da quella donna minuta con la treccia scura sulla spalla colpirono Oliver che, per tutta la sera, non pensò ad altro che al tono duro che Katie aveva usato, così estraneo al suo modo di essere.

Si sentiva così annoiata che decise perfino di ordinare il Settimanale delle Streghe, sperò che nessuno vedesse come stesse finendo la reputazione di una ragazza considerata poco incline ai pettegolezzi, ma Leanne e Cristina, alle quali la madre doveva aver aperto la porta, piombarono nella sua stanza nel momento esatto in cui lei stava scartando il pacchetto consegnatole da un gufo.

Vite che non si arrendonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora