XXIII.

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La McGonagall osservava con una mano sulla bocca i medici del San Mungo che se ne andavano con Katie Bell, ancora incosciente -Potter, avverti Wood, prima che lo sappia da altri- disse con voce strozzata e facendo cenno ad Harry di filare via -povera bambina- mormorò la donna sospirando.

Oliver dovette mettersi con le spalle al muro della sede del Puddlemore, la testa aveva preso a vorticargli e con orrore si rese conto che si trattava della stessa sensazione che aveva avuto due anni prima, in quello che era stato il giorno più brutto della sua vita. Si smaterializzò a casa barcollando e chiese a sua madre se stessero tutti bene, ebbe un momento di sollievo, forse era ancora inesperto e i suoi sensi si confondevano, ma poi si vide porgere una busta spiegazzata. Da Hogwarts, da Harry.

La signora Wood vide il figlio impallidire con un pezzo di carte tra le mani tremanti, cercò di avvicinarsi, ma lui aveva già abbandonato la borsa degli allenamenti e si era smaterializzato. Prese la busta e entrò nello studio del marito appoggiandola sulla scrivania attendendo risposte -cos'è successo ad Hogwarts?- lui inspirò e si tolse gli occhiali dando un'occhiata alla busta strappata -hai presente Katie Bell- la donna annuì senza troppa convinzione -è l'unica ragazza che credo sia mai interessata ad Ollie, anche se non so se ne sia reso conto- lui le lanciò uno sguardo carico di tristezza -ha toccato una collana maledetta, qualcuno gliel'ha consegnata mentre lei era sotto la maledizione Imperium- Maeve si appoggiò al legno scuro -è in condizioni disperate- diede le spalle su cui scendevano i capelli biondo cenere all'uomo -credi che l'abbia percepito?- non ebbe risposta e si voltò di scatto -Kit- lui annuì e lei imprecò.

Oliver entrò al San Mungo e rimase nell'atrio, spaesato, non era mai stato in quell'ospedale e avrebbe preferito non doverlo mai fare, di dover mai vedere quelle inguardabili piastrelle azzurre.

-Oliver- non riuscì a dire niente a Penelope Clearwater che, con un camice candido, lo salutava appoggiandogli una mano sul braccio -sei qui per lei? Vieni- il suo tono di voce era sempre lo stesso, calmo, conciliante, forse confortava i pazienti, ma non riusciva a pensare al lavoro di Penelope mentre saliva quelle scale.

Quella che riconobbe essere una delle sorelle di Katie era seduta per terra con la testa appoggiata sulle ginocchia, era la posizione di Katie prima delle partite, per la concentrazione. Cercò di non pensarci.

Un'altra ragazza uscì da una stanza chiudendosi la porta alle spalle e lo vide. Fu evidentemente colta da un momento di sorpresa, ma si diresse verso di lui e fece un mezzo sorriso -che cosa ci fai qui?- domanda che lo mise in difficoltà, perché nemmeno lui sapeva perché fosse corso lì. Non capiva cosa si muovesse nella sua mente quando c'era di mezzo lei, ma non aveva neanche per un attimo messo in dubbio il fatto che sarebbe dovuto andare, immediatamente. Che stupido.

-Senti, io e Katie non avevamo... abbiamo un bel rapporto. Non so cosa ci sia tra voi, ma se sei qui penserai che la cosa possa farle piacere- si chiese se fosse così acida per il momento che stava passando o se fosse proprio un tratto della sua personalità, in quel caso si sarebbe chiesto per quale motivo portasse, perfettamente legata, la cravatta di Grifondoro.

L'altra sorella si alzò di scatto quando si accorse che si stavano avvicinando -Oliver- disse con un sorriso stanco, ma sincero -sono Tara- -quella piccola- specificò l'altra sedendosi su una sedia. Tara le lanciò un'occhiataccia, alzò la mano salutando qualcuno alle spalle di Oliver che sentì le voci di Angelina Johnson e Alicia Spinnet -come sta?- chiese la prima abbracciando Tara, mentre Alicia riservava una pacca sul braccio ad Oliver.

La ragazzina sospirò e diede due colpi leggeri al vetro dietro le sue spalle facendolo schiarire e permettendo loro di vedere all'interno.

Katie era stesa sul letto, inerte, le labbra bianche come quelle di un cadavere, la pelle era di un colore inverosimile così pallida da essere visibile il reticolo di vasi sanguigni blu, la signora Bell era seduta accanto al letto e stringeva le mani della figlia singhiozzando, ma gli occhi di Katie rimanevano chiusi. Il signor Bell stava parlando con i Guaritori e Tara disse loro di aspettare che concludessero per saperne di più. -Merlino, Bell- mormorò Fred pochi istanti dopo essere arrivato insieme a Lee ed averla vista -Ron mi ha detto che è stata una scena terrificante- bisbigliò per non farsi sentire dalle sorelle di Katie le quali probabilmente non avrebbero voluto sentire la storia di come fosse stata scagliata in aria e fosse poi ricaduta sulla neve, priva di sensi.

Vite che non si arrendonoWhere stories live. Discover now